- Categoria: Adolescenza
- Scritto da Monika Runggaldier
Adolescente in difficoltà
Mio figlio ha 15 anni e attualmente frequenta la V ginnasio.
E' sempre stato un ragazzo vivace, curioso e molto attivo. Con i suoi coetanei intrattiene ottimi rapporti ed infatti è pieno di amici, con il mondo degli adulti è molto più cauto e riservato.
E' un ragazzo sportivo che pratica, con buoni risultati, lo sci agonistico dall'età di 7 anni, oltre a ciò è anche un grande appassionato di musica, tanto è vero che suona la chitarra elettrica con un suo gruppo. Tengo a precisare che queste attività extrascolastiche sono state scelte da mio figlio in completa autonomia e che gli procurano molte soddisfazioni nonostante il comprensibile consumo di energie fisiche specialmente nello sport (pattina su ghiaccio, gioca a tennis, nuota, gioca a calcio, usa lo skateboard e chi più ne ha più ne metta).
Ora veniamo al problema: da alcuni mesi a questa parte è piuttosto cambiato. E' spesso pensieroso, preoccupato, è diventato estremamente chiuso, direi monosillabico quando si tenta di avere una dialogo con lui. E' evidente che sta attraversando un periodo di crisi da ricollegarsi all'età, ciononostante la cosa mi fa stare male. Si comporta come se vivesse fuori dalla realtà, su di un altro pianeta, sembra sempre così assente e distaccato....... e qui si innesta un ulteriore problema.
Dico subito che la scuola per lui non ha mai rappresentato una particolare attrattiva, certamente all'inizio della scuola elementare è partito con il grande entusiasmo che gli è proprio, strada facendo, però, anche a causa di alcune esperienze forse traumatizzanti, l'entusiasmo è scemato ed è comparsa inesorabile la noia. L'aggettivo più gettonato per descrivere la scuola è SOPORIFERA.
Nonostante ciò, essendo il ragazzo decisamente sveglio (anche a detta di tutti i suoi insegnanti), ha sempre portato a termine i suoi impegni scolastici senza entusiasmo ma in maniera più che dignitosa. Ora però non è più così ed il suo rendimento scolastico, assolutamente insufficiente, mi preoccupa non poco.
Le domando: è una situazione transitoria? Cosa posso fare per aiutarlo oltre ad offrirgli tutto l'incoraggiamento e l'appoggio necessario?
La ringrazio molto per la risposta che mi vorrà dare e complimenti per il vostro bel "sito".
Gentile signora,
innanzitutto un chiarimento "tecnico": il nuovo obbligo scolastico e formativo prevede le "passarelle", cioè la possibilità di passaggi tra indirizzi diversi con i relativi interventi didattici finalizzati all'orientamento o ad un eventuale ri-orientamento degli alunni. Mi sembra utile accennare a questi dati "tecnici" qualora suo figlio dovesse prendere in considerazione il cambiamento dell'indirizzo di studio.
Una verifica della motivazione del ragazzo alla fine del biennio è in ogni caso consigliabile e questa verifica abbisogna oltre il dialogo tra Lei e il ragazzo anche uno approfondito con gli insegnanti. Questi colloqui, inizialmente tra Lei e gli insegnanti e in un secondo momento anche con la presenza del ragazzo, dovrebbero contribuire ad una maggiore comprensione di questa scuola "soporifera" descritta così da parte del ragazzo.
Intende (solo) una o due discipline scolastiche "noiose" oppure l'indirizzo scolastico non risponde effettivamente alla vocazione del ragazzo, anche in vista di un futuro lavoro? E i rapporti con gli altri ragazzi (e ragazze!) a scuola come sono?
Affrontate le problematiche connesse in qualche modo con la scuola, rimane comunque e in ogni caso l'importante variabile dell'età evolutiva di suo figlio che va spesso di pari passo con una vistosa diminuizione dei rapporti con gli adulti: l'essere monosillabico potrebbe essere appunto un tentativo di comunicare questa sua (normale) esigenza.
In questo senso anche i primi approcci con "nuove" emozioni o con nuove qualità delle emozioni (delusione, vergogna, tristezza, gioia, rabbia) difficilmente vengono comunicati ai genitori, ma innanzitutto elaborati individualmente o tra coetanei.
Questo periodo può durare anche anni. I quindicenni vivono l'interessamento da parte dei genitori a volte come "intrusione", ma Lei come madre può comunque rassicurare Suo figlio che può (non deve!) rivolgersi a Lei per qualsiasi cosa.
copyright © Educare.it - Anno I, Numero 4, Marzo 2001