Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

Mio figlio è ingestibile

capricciSono la madre di Luigi, un bambino di tre anni e mezzo e di Rosa (15 mesi). Quest'anno il più grande ha iniziato la scuola materna e si è trasformato. E' sempre stato un bambino gestibile, i suoi capricci e i "no" supportati da una spiegazione bastavano. Adesso invece ha delle vere e proprie esplosioni, delle crisi aggressive sia a casa che a scuola. Spesso non vuole rimanere a scuola e le maestre mi chiedono di riprenderlo quando sono appena andata via perchè lancia le sedioline, piange, urla, picchia e chiede di me.

A casa dorme poco e pensando che fosse per via della sorellina, stiamo cercando di metterli nella stessa stanza. A me e mio marito ripete spesso in questi momenti di rabbia "Non ti voglio più bene!" a cui rispondo sempre "Io sì, anche quando fai il cattivo".

Ultimamente mi picchia e lancia ogni oggetto che gli capita a tiro. Siamo esasperati. Ci siamo rivolti al pediatra più di una volta e a uno psicologo infantile. Ci hanno detto che è la mancanza di sonno. Abbiamo provato la melatonina e poi con un altro farmaco a base di valeriana. Sono due giorni che il pediatra ci ha prescritto il valium: 6-8 gocce prima della messa a letto. Forse è presto per dirlo ma oggi è andata peggio che mai: ha morso la maestra (non so se possa entrarci il fatto che circa tre giorni fa un suo compagno ha morso lui), a casa ha continuato: mi ha lanciato di tutto disperato, arrabbiato urlava e piangeva. Inveiva contro di me e mi guardava con sfida tenendo in mano gli oggetti che provava a rompere.

Premetto che con la sorella gioca molto spesso in modo sereno tranne qualche banale scaramuccia a cui non intervengo se non quando necessario. Le maestre mi dicono che sono spaesate, che in 20 anni di insegnamento un bambino così non l'avevano mai avuto. Lui quando non ha questi eccessi lavora bene, sa tutte le poesie, mi dicono che collabora e lavora molto e bene, E' come se avesse due personalità. 
Con la psicologa dobbiamo cominciare un ciclo di incontri, siamo in attesa di una sua telefonata. 
Io e mio marito siamo esasperati, abbiamo provato a metterlo in castigo, ad ignorarlo, a spiegargli con calma. Sembra non funzionare niente, né per noi né per le maestre. Nonostante tutto non conciamo mai al suo capriccio soprattutto quando fa così. 
Per favore, ci dia un parere.

 

Gentile signora

innanzitutto La ringrazio per la fiducia riposta nella nostra consultazione.

Comprendo bene la difficoltà Sua e di suo marito di fronte a questa situazione, che, comunque, mi sembra stiate gestendo nel modo migliore, soprattutto nel mostrarvi fermi nel non assecondare i “capricci” del vostro bambino e nel confermargli il vostro affetto per lui. I “capricci”, infatti, sono in genere un segnale di richiesta di aiuto dei bambini, anche se espressa in modo che risulta difficile da comprendere e che, per di più, genera anche il nostro disappunto e la nostra rabbia.

Sarebbe utile sapere con chi ha trascorso gli anni precedenti all’ingresso nella scuola dell’infanzia e se il dormire poco ci sia stato sempre o se anche questo è successivo all’iscrizione alla scuola dell’infanzia. Sarebbe utile anche conoscere il clima relazionale della classe: gli altri bambini hanno l’età di Luigi? hanno a disposizione spazi, tempi e materiali adeguati alla loro età? come gestiscono l’aggressività degli altri bambini le insegnanti? Luigi ha buone competenze verbali? spesso l’aggressività si origina dal non riuscire ad esprimere in altro modo i propri bisogni.

Personalmente mi trovo in totale disaccordo con la modalità con cui le insegnanti reagiscono alle manifestazioni di disappunto di Luigi e credo che il chiedervi di andarlo a prendere non possa che acuire il comportamento poco desiderabile che egli  sta mettendo in pratica.

Sarebbe anche utile sapere, passati i momenti di rabbia, cosa ne pensa Luigi e cosa fa una volta tornato a casa anticipatamente. Potreste spiegargli che se desidera qualcosa può esprimerlo più efficacemente in altri modi, per es. raccontandovi cosa lo preoccupa, cosa vorrebbe. Ma sicuramente l’avete già fatto.

Concordate con lui e con le insegnanti, se vi è possibile, di ridurre la permanenza oraria di Luigi a scuola (solo il mattino), per permettergli di abituarsi in modo più graduale al nuovo contesto, ma siate fermi nel comunicare alle insegnanti ed al vostro bambino che non intendete andarlo a prendere prima dell’orario prestabilito.

Mettetegli a disposizione dei bambolotti, per stimolare il suo gioco simbolico e la proiezione nel contesto di gioco dei suoi disagi: osservatelo con discrezione in quei momenti per cercare di comprendere meglio cosa potrebbe averlo turbato.

Cercate di stare il più possibile con lui, facendo attività che piacciano anche a voi: costruzioni, manipolazione, travasi... In particolare la manipolazione (didò, creta, plastilina, pasta di sale, di pane,...) è utile per canalizzare l’aggressività ed esprimerla in modi accettabili e non dolorosi, né per voi, né per Luigi, che sicuramente si sente spaventato da queste sue reazioni e timoroso per i vostri - giustificatissimi - rimproveri.

Cercate di stare tanto all’aperto, facendo giochi movimentati insieme, con l’accortezza però di curare il passaggio dal gioco di movimento (eccitante) alla ruotine domestica, facendo precedere il rientro da attività di gioco via via più rilassanti.

Leggete libri insieme: ce ne sono molto belli sulle emozioni ed in particolare sulla rabbia che potreste leggere e discutere insieme.

Anche rispetto al sonno, cercate di rendere il momento dell’addormentamento il più rilassante e piacevole possibile: un bel bagno caldo, anche insieme con un genitore, una musica rilassante, un massaggio (L’AIMI, associazione italiana di massaggio infantile, ha insegnanti formate anche per insegnare il massaggio di bambini grandi).

Per voi, invece, consiglio la lettura, estremamente piacevole ma molto utile di “Il bambino arrabbiato” di Alba Marcoli.

Sperando di esservi stata d’aiuto, rimango a disposizione per aggiornamenti.

 

 


copyright © Educare.it - Anno XV, N. 5, Maggio 2015

 

 

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