Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

Eccessi di collera

Ho una bambina che tra circa 2 mesi compirà 3 anni. E' una bambina che nei suoi "momenti buoni" è straordinaria. E' molto comunicativa, affettuosa, curiosa e non fatica a capire cose che le vengono spiegate, anche quando queste cose sono negazioni di comportamenti che vorrebbe tenere o cose che vorrebbe fare o avere. Ovviamente a volte fa capricci per sciocchezze, ma questo credo sia normale in tutti i bambini della sua età. Noi facciamo finta di niente, la lasciamo stare e la maggior parte delle volte è lei a venirci a cercare.

Quando questo non succede cerchiamo di sdrammatizzare con lei l'accaduto e a quel punto  "facciamo la pace". Altre volte invece, (e negli ultimi sei mesi è successo 2 o 3 volte) succede che non si riesce in nessun modo a controllare la sua collera. Tutto nasce dal niente (o apparentemente dal niente...)  e Arianna non riesce più a controllarsi, né noi a contenerla in nessun modo. Si butta per terra e piange disperatamente e non vuole che nessuno le si avvicini o le rivolga la parola. Io, mio marito e i nonni (con i quali lei passa la maggior parte della giornata) proviamo tutte le strategie: la sgridiamo, le parliamo con fermezza, con dolcezza, la ignoriamo. Ma non riusciamo ad ottenere nulla. Fino a quando non si addormenta stremata dal pianto. Ho provato a chiederle spiegazioni  e lei dice di essere stata monella e di essersi arrabbiata. Tempo fa era stata pure visitata (e aveva anche fatto 2 elettroencefalogramma da veglia e da sonno) perché avevamo notato crisi di assenza che potevano essere dovute a crisi epilettiche che poi invece sono state escluse.

Pensiamo di dover trovare un modo per aiutarla a gestire o contenere (o almeno indirizzare) la sua rabbia, ma non sappiamo come comportarci...

 

Gentile signora,
ho letto con molta attenzione il quesito che ci ha posto.
Mi sembra di capire che non vi siano patologie in atto e, dalla descrizione delle situazioni in cui la bambina ha mostrato un eccesso di collera, mi sembra di ritrovare dei tratti comportamentali comunque caratteristici dei bambini di quest'età.

La stanchezza, forse più dell'assenza del padre, e la difficoltà di tollerarla e gestirla sono con molta probabilità le cause scatenanti gli eccessi, sono tuttavia da leggere come segnali, come situazioni che comunicano a coloro che stanno attorno alla bambina non tanto che qualcosa di terribile le sta accadendo quanto che probabilmente davanti alla "stanchezza" (da leggersi non solo come eccesso d'impegno fisico quanto come impegno relazionale) la bambina sta cercando un modo a lei congeniale per affrontarla.

Entrare ed uscire da situazioni diverse a ritmi serrati può mettere a dura prova la piccola richiedendole elevati livelli d'attenzione, di pertinenza nella relazione, d'energia affettiva, relazionale, e mettere alla prova significa immettere la piccola in un'esperienza in cui dato un "problema" deve trovare il modo di "risolverlo". Per il momento arrabbiarsi e non riuscire a trattenere la rabbia è quanto di più vicino alle sue capacità possa trovare. Cosa fare allora?
Le prospettive sono tre:

1. Incominciare a gestire la relazione con la bambina nella prospettiva di educarla ad "addomesticare" le proprie emozioni. Il primo passo da fare è aiutarla ad assegnare nome a queste emozioni, riconoscerle. Poi aiutarla ad imparare a "sentirle arrivare" e ad "annunciarle" (mi sto arrabbiando, mi sto stancando..). Poi imparare a trovare un modo di gestirle e "significarle" (ho fatto la monella perché…..; mi sono sentita costretta da…..). SI tratta di accompagnarla nel riconoscimento delle emozioni sia piacevoli sia spiacevoli mostrandole come il genitore stesso le nomina e le interpreta.

2. Considerare le situazioni di collera della bambina come occasioni che la bimba offre a se stessa e a voi d'elaborazione dell'esperienza di relazione che state condividendo. Non si tratta di accontentarla in tutto per timore che la piccola riabbia un'altra "crisi" di collera. Potrebbe creare altri problemi che credo siano piuttosto intuibili. Ma di aprirsi ad alcune domande sulla proposta relazionale che gli offrite. Ad esempio: quanto il vostro tempo libero è pieno d'attività e quanto di vuoti riempiti dal vostro stare "semplicemente" insieme? Qual è il senso che è veicolato alla bambina attorno alle diverse attività che le sono proposte?

3. Gestire la situazione di "crisi" nel qui ed ora non dimenticando i punti sopra esposti. Innanzi tutto, cara Patrizia, l'esperienza di "avere la sensazione di perdere il controllo" è esperienza che anche la piccola vive come quella di sentirsi inadeguata, probabilmente, visto che si auto definisce " monella". Proprio in quest'auto definirsi in negativo va trovato e veicolato un nuovo senso all'accadere. Se si mette a piangere a dirotto non volendo e volendo, chiedendo e rifiutando vi suggerisco di provare quanto segue:

a. Provate a distoglierla dal problema sedendovi vicino a lei con un sacco pieno di cose strane e interessati (molte possono essere le variazioni sul tema). Fate molta attenzione a sedervi in modo tale che faccia fatica a vedere cosa state facendo e nello stesso tempo possa intuire che accade qualcosa di piacevole;
b. Se il pianto continua sussurratele che capite che è molto stanca e che piangere qualche volta aiuta a stare meglio. Rassicuratela, sempre sussurrando, sul fatto che siccome le volete bene resterete intorno a lei, occupandovi di altro, senza però andarvene;
c. Lasciatela piangere e ogni tanto datele qualche carezza, fate qualche sorriso;
d. Al termine del pianto riprendete il discorso con la bambina gradualmente imparerà a nominare e a significare.

Gentile mamma, spero d'averle dato qualche nuova intuizione per affrontare la "messa alla prova" della sua bambina.

 


copyright © Educare.it - Anno II, Numero 10, settembre 2002.