- Categoria: Rapporto con il cibo
- Scritto da Monika Runggaldier
Bulimia incombente
Perché vi scrivo?
Non so, forse perché sono in cerca di risposte, risposte che ho già parzialmente ma che ho difficoltà ad accettare.. il mio è un "problema" non atipico, anzi ultimamente diffuso, purtroppo.. qualche anno fa ho sfiorato l'anoressia, dopo qualche tempo si è trasformata in bulimia.
Quando ho capito che ne dovevo uscire ho chiesto aiuto ad esperti, è andata un po' meglio, anzi molto meglio, ma il problema è un altro; ok, adesso non cerco di rimediare artificiosamente alle mie abbuffate ma l'ossessione per il cibo rimane, l'insoddisfazione legata alla mia figura è un tormento. Perché? Perché continuo a lamentarmi? Il rituale, ormai, è conosciuto: la situazione non va bene, comincio a mangiare senza limiti, ingrasso, mi deprimo, non esco più di casa.. o poco, perché?
Perché non avrei niente da mettermi, perché tutto quello che indosserei mi starebbe troppo stretto, mi starebbe male...preferisco rimanere in case e rinunciare agli inviti di amici perché NON POSSO USCIRE COSI! Ma chiaramente più si sta a casa, più si mangia e tutto questo non ha mai fine.. è assurdo, me ne rendo conto in alcuni momenti di lucidità, che il mondo non è lì pronto a giudicarmi e a ricordarmi come grassottella, ma non posso non pensarci.. mi vedo tremendamente così, alcune volte.. altre mi sento bene, e cosa cavolo cambia? sembra che voglia mettere una barriera tra me e ..e chi? il mio ragazzo? o meglio ex ragazzo? che è più magro di me e molto più carino esteticamente? io ho sicuramente più personalità.. a volte.. ma questa insicurezza ha radici profonde, non ha origine solo da questo rapporto, sostenerlo sarebbe una presa in giro..
HA PROPRIO RAGIONE:
NO, INDUBBIAMENTE NON PUÒ USCIRE COSÌ. ANCHE PERCHÉ TUTTI GLI OCCHI SAREBBERO PUNTATI SU DI LEI E, SI SA, GLI OCCHI DEGLI ALTRI SONO PIÙ IMPORTANTI DEI PROPRI...
Cara Viola, ho voluto incominciare la mia consulenza per Lei in questo modo: non perché non abbia profonda comprensione per il Suo problema, il quale, come giustamente ha osservato anche Lei, non è "atipico" e molto diffuso. Ma lo stesso problema va affrontato in modo diverso con ogni persona. Quello che cambia da persona a persona è dunque l'approccio terapeutico ed individualizzato perché dietro un problema comune come la bulimia si nascondono problemi molto individuali e specifici. Cerco dunque, in questa lettera, di offrirLe un'ipotesi individualizzata di approccio al problema.
Quando i mille PERCHÉ hanno mille RISPOSTE che però non risolvono i mille PERCHÉ, I PERCHÉ NON SERVONO PIÙ. Almeno per ora. Lei stessa continua a domandarsi PERCHÉ, a darsi le RISPOSTE, ma come vede, le risposte per quanto sagge siano, non risolvono i PERCHÉ, "orgogliosi" di rimanere tali, appunto di rimanere dei perchè: perché mangio 3 kg di budino se so benissimo che dopo ingrasso e che di prima conseguenza non potrò uscire e che di seconda conseguenza mangerò ancora di più e che di terza conseguenza potrò uscire ancor di meno...??? Perché mi faccio male se invece vorrei farmi del bene? Perché?
Come vede, I PERCHÉ devono essere ALIMENTATI molto bene per rimanere tali e mi sembra che Lei non faccia mancare del cibo a loro. Non rimane che staccare la spina ai perché. Non rimane che staccare l'alimentazione ai perché. Solo che non è facile staccare la spina a ciò che è L'ULTIMA LUCE RIMASTA (IL GUSTO, IL CIBO). Come si fa a staccare la spina dalla corrente se non c'è un'energia alternativa che produce bella luce?
L'unica risposta è una terapia a LUNGO termine, la quale non obbliga a staccare la spina improvvisamente senza prima non aver costruito o trovato una valida fonte alternativa di "luce". Lei scrive che in passato ha già "chiesto aiuto ad esperti e che è andata un po' meglio, anzi molto meglio". Evidentemente il tempo dedicato insieme agli esperti ad una nuova "costruzione di energia alternativa" era insufficiente. I disturbi alimentari sono senz'altro curabili e questa è senz'altro una bella notizia per chi ne soffre.
Nel suo caso gli squilibri nel comportamento alimentare (anoressia, bulimia) sono presenti però già da anni e la casistica dimostra che ci vogliono proprio anni prima di comprendere la necessità di una terapia che duri nel tempo e non solo poche settimane o mesi. La presente richiesta di aiuto "on line" è sicuramente un (ennesimo) atto coraggioso, ma molto probabilmente non può aiutare a migliorare la sua qualità di vita definitivamente. Provi ad informarsi in un ospedale (o presso il servizio dietologico o presso il reparto psichiatrico) nella sua zona se viene offerta la possibilità di terapia per la sindrome di bulimia nervosa. Questi servizi sono sempre più presenti e offrono la grande opportunità di intraprendere un cammino terapeutico con il solo pagamento del ticket anche a chi non dispone dei mezzi finanziari di permettersi una terapia in privato.
Può darsi che lei non sia ancora del tutto convinta che questo fosse assolutamente necessario, e forse, chissà, non lo è. Per verificarlo faccia una semplice prova con se stessa: si prepari esattamente, prima di toccare cibo, le porzioni che vuole mangiare (per esempio 2 o 3 panini a pasto invece che molti di più, 100 o 150 grammi di formaggio invece che molto di più...), ovviamente non sia troppo severa con sé stessa, si prepari piuttosto un panino in più che in meno se non è sicura. Non cominci però a mangiare prima di non essere convinta di aver preparato una porzione, anche se non perfetta, almeno abbastanza ragionevole (non meno di 1500 kalorie al giorno, mi raccomando!).
Quando ha finito il suo pasto (cerchi di farne almeno due al giorno, perché per paura di perdita di controllo spesso si preferisce non toccare cibo, Lei che ha sfiorato anche l'anoressia lo sa), si butti in qualsiasi altra attività, esca dove la conoscono o se preferisce dove non la conoscono (non beva alcolici!), si informi sulle attività di tempo libero offerte nella sua zona, faccia insomma tutto quello che le permette di "staccare la spina" dalla "luce del gusto e del cibo".
Ebbene, provi a fare questo "esperimento" per almeno 20 giorni, perché farlo per un giorno o una settimana non ha molto senso come Lei stessa avrà sicuramente già sperimentato. Se dovesse fare troppa fatica a controllarsi anche per soli 20 giorni, o se invece rischia di regredire nuovamente nello stadio dell'anoressia, allora penso proprio che sia ora di rivolgersi ad un terapeuta che abbia esperienza con problematiche connesse al comportamento alimentare e cominciare una terapia per migliorare significativamente la qualità della propria vita. Non per 20 giorni, ma per sempre.
Questo è possibile, anzi, migliaia di persone al mondo che soffrono come lei ce l'hanno fatta grazie a una terapia a medio-lungo termine. L'accento è su medio-lungo termine. Esistono anche diversi casi che con il solo sostegno di gruppi di auto-aiuto (non so se presenti nella sua zona), frequentati anch'essi però per un lungo periodo, hanno vinto il loro problema e sembrano definitivamente usciti dal tunnel.
Importante sapere che è possibile uscire dal tunnel. Ho cercato di indicarLe una strade, al costo di averla fatta arrabbiare perché forse non si tratta della strada che avrebbe voluto provare a fare. Ma i problemi alimentari, specie se persistono da tempo, non sono risolvibili da un giorno all'altro.
NON è come smettere con la DROGA, in teoria possibile anche da un giorno all'altro: il CIBO serve QUOTIDIANAMENTE, non se ne può fare a meno e non si può smettere da un giorno all'altro. Il cibo è vitale. Cibo è vita. Ma vita non è solo cibo.
copyright © Educare.it - Anno I, Numero 8, Luglio 2001