- Categoria: Problemi con il sonno
- Scritto da Monika Runggaldier
Insonnia a 10 anni
Una mia carissima amica, madre di due "bimbe" di 17 e 10 anni, mi ha chiesto di scrivervi perché riusciate a trovare soluzione al suo problema.
Marzia, la bimba di 10 anni, soffre da circa un anno di seri problemi di insonnia (non riesce ad addormentarsi ma quando lo fa non si sveglia). C'è da dire che la situazione familiare della piccola, dai 5 ai 7 anni non è stata facile (padre tossicodipendente ora, per fortuna, del tutto riabilitato).
La bimba, anche se non confessa di avere paura di rimanere sola (nella stessa cameretta c'è la sorella più grande) quando va a letto pretende che accanto a lei ci sia la mamma che, se rifiuta di condividere il letto, scatena pianti inconsolabili (del resto, anche se rimane, la bimba non si addormenta lo stesso, se non quando stremata).
Ho messo al corrente la mamma di Marzia che la piccola sembra ossessionata dalla possibilità di ingrassare (mi ha raccontato di compagne di scuola molto più magre di lei, che si reputa troppo pesante): non sembra curarsi del fatto che caramelle e cioccolato possano influire sulla "linea" (ne mangia in quantità), ma a tavola è un "uccellino". Lo spettro dell'anoressia spaventa tutti ed a causa del principale problema espostovi (l'insonnia appunto), Marzia in poco tempo ha assunto un aspetto "sciupato" (pallore, non eccessivo ma prima era sicuramente più colorita, aria stanca).
La piccola è stata portata di recente da una psicologa, la quale non ha dialogato minimamente con lei: ascoltando solo ciò che la madre ha esposto (simile a quanto sopraccitato anche da me), si è limitata a dire che il comportamento di Marzia è nella norma e che la ragazzina si trova in una fase di "cambiamento" che la turba un po'! Intanto le notti in bianco si succedono una dopo l'altra creando nervosismo in tutta la famiglia.
La famiglia di cui ci scrive si può ritenere fortunata di avere una amica consapevole e responsabile come Lei in grado di cogliere dei MESSAGGI DI MALESSERE da parte dei familiari. Dalla Sua lettera evinco che alcuni di questi messaggi arrivano proprio a Lei in prima persona, mi riferisco in particolare al messaggio della bambina di 10 anni che Le ha raccontato delle sue compagne di scuola magre o pesanti. Lo "spettro dell'anoressia" come ci scrive, o comunque del disturbo del comportamento alimentare (che vede spesso forme complessamente intrecciate tra anoressia e bulimia nervosa) è sicuramente da non sottovalutare e probabilmente connesso strettamente al problema dell'insonnia.
Il malessere può produrre dei SINTOMI molto diversi tra di loro e che rappresentano tutti quanti "SUSSURRI O GRIDI D'ALLARME, SUSSURRI O GRIDI DI AIUTO". Non si tratta dunque di valutare se è più grave il problema dell'insonnia o quello alimentare, ma si tratta invece di capire la natura del malessere alla base dei sintomi. Acquisire consapevolezza del malessere e IMPARARE A DIRLO A PAROLE può essere un processo lungo. Spesso IL MALESSERE, proprio perché NON È IN GRADO DI DIRSI e raccontarsi, SI DICE, si racconta, sussurra se stesso o grida se stesso, appunto IN FORMA DI SINTOMO o di sintomi. Spesso è necessaria una terapia a medio-lungo termine, affinché il malessere possa venire adeguatamente elaborato.
Nei sistemi familiari succede di frequente di che IL PORTATORE DEL SINTOMO VISIBILE (disturbi alimentari, disturbi del sonno) è UNA PERSONA SOLA, anche se tutto il sistema abbisognerebbe di cambiamenti dei propri meccanismi: non è sufficiente una terapia alla sola persona portatore/portatrice del sintomo, ma occorre rivedere tutte le condizioni in atto nel CONTESTO FAMILIARE, ai fini di rilevare eventuali meccanismi patologici ed iniziare dei cambiamenti. E' chiaro che in un progetto di tale portata devono essere inclusi anche i genitori. Lei ci scrive che di recente la madre è stata da una psicologa, la quale non ha però dialogato con la bambina, bensì solo con la madre. I progetti terapeutici o pedagogici possono essere organizzati in diversi modi, non necessariamente da subito con il diretto coinvolgimento della bambina. Visto che non posso in questa sede esporre dettagliatamente le numerosissime (quasi infinite) modalità terapeutiche, Le vorrei solo fare degli esempi di possibile attuazione che non pretendono nel modo più assoluto validità esclusiva. Dunque, sono pensabili:
- colloqui psicologici o pedagogici dapprima con la madre e/o i genitori, includendo dopo anche una o tutti e due le figlie.
- Ugualmente pensabile e valida sarebbe però anche la seguente organizzazione: la madre e/o i genitori seguono una serie di colloqui (p.es. di orientamento sistemico) SENZA la presenza della figlia di 10 anni.
- Ugualmente pensabile e valida potrebbe essere anche un'organizzazione binaria-cronologica dei colloqui o della terapia: la madre e/o i genitori la seguono in altri orari della figlia, o dalla stessa persona esperta (psicologo/a o psicopedagogista), o invece addirittura da due diverse persone esperte.
La terapia sistemica è consigliabile, ma sicuramente esistono altri approcci ugualmente interessanti. TERAPIA, dal greco, significa semplicemente "PRENDERSI CURA": le forme del prendersi cura possono essere le più diverse, dalla terapia analitiche alla già menzionata terapia sistemico-relazionale, alle terapie ludiche... Importante che si tratti non di singoli colloqui o incontri, bensì di cicli medio-lunghi. Qualora i relativi costi da sostenere dovessero superare il bilancio familiare, si informi dai Provveditorati o dai Centri familiari territoriali o negli ospedali dove spesso si possono fare dei cicli di colloqui o addirittura delle terapie vere e proprie pagando il solo ticket.
I disturbi del sonno e alimentare possono essere sì anche "sintomi da cambiamento" come dice la psicologa consultata, ma sono, secondo me, ATTENTAMENTE DA MONITORARE per non patologizzarsi ulteriormente. Per quanto riguarda il fatto che la bambina vuole che la mamma venga nel suo letto, i motivi possono essere tanti. Nella nostra rivista può leggere altre consulenze che trattano dei problemi in qualche modo analoghi. Tra le tante consulenze, Le segnalo due, una della dottoressa Agnese Niero, che tra altro dice in "Dormire con mamma e papà":
..in alcuni periodi della crescita sia l'espressione di un vero e proprio bisogno, di vicinanza, di protezione, di intimità però diventare "un'abitudine" difficile da correggere. Per distinguere tra bisogni e "cattive" abitudini occorrerebbe leggere meglio la situazione. Se ad esempio la richiesta di dormire con voi è concomitante ad una maggiore lontananza durante la giornata, ad una variazione del ritmo familiare, del carico di stress ... allora si tratta probabilmente di un bisogno che va corrisposto, cercando nel frattempo il modo per farvi fronte diversamente.
Altre riflessioni interessanti per quanto riguarda il sintomo di malessere duplice del disturbo del sonno e alimentare contiene la consulenza della dottoressa Laura Fornari su "Disturbi dell'alimentazione e del sonno":
...si può ipotizzare un alternarsi di modalità educative (eccesso di autoritarismo ed eccesso di permissività) che portano i bambini a vivere una situazione confusionale e che genera sfiducia. La confusione può manifestarsi come disordine alimentare e il "non fidarsi" può esprimersi attraverso l'incapacità di "lasciarsi andare" in un sonno ristoratore. Quando si dorme si è indifesi, esposti alla volontà di chi "ci spia". I bambini che si sentono "incompresi" ... non esprimono la loro collera e l'ira profonda perché sentono di non poterlo fare. E allora dove va la sofferenza che non può e non deve essere espressa? Non scompare automaticamente con il crescere dell'età, come comunemente si crede, ma con il tempo si trasforma in un odio più o meno consapevole contro il proprio sé o contro gli altri. Il bambino deve reprimere e soffocare i suoi sentimenti, ma se impiega tutte le sue energie nel lavoro di rimozione che al momento gli è vitale, ne paga poi le conseguenze. A lungo termine, la rimozione è un sollievo illusorio, la cui funzione, adattiva nell'infanzia, si trasforma nell'adolescenza e nell'età adulta in una forza distruttiva. I sentimenti d'ira, d'impotenza, la paura di perdere le cure dei propri genitori, non si annullano, ma, estrapolati dalle cause che li avevano generati si esprimono in atti distruttivi che molto spesso sono diretti verso se stessi con effetti patogeni.
Oltre a queste possibili cause di origine psicologica, deve sapere che sul piano biologico, gli scompensi alimentari provocano uno stato depressivo che porta insonnia.
Gentile Signora, non posso trovare "SOLUZIONI PIÙ RAPIDE" al problema della Sua amica ovvero a quello di sua figlia, anche perché sono convinta che non ci siano soluzioni veloci e rapide che siano al tempo stesso sufficientemente responsabili di fronte a un malessere che sicuramente c'è e che non si risolve con una lettera o un colloquio. Non si tratta di drammatizzare i problemi alimentari e di sonno, ma credo che non si possano nemmeno sdrammatizzare. La bambina di 10 anni è in un'età nella quale i disturbi alimentari possono segnare anche semplicemente una fase transitoria, ma spesso nella stessa età si innescano invece anche dei meccanismi tipici e rilevanti per successivi veri e propri disturbi alimentari.
Per quanto riguarda l'insonnia, la mia ipotesi principale è che questa sia psicosomatica, ma una visita neurologica potrebbe essere indicata per meglio valutare il problema, fermo restando però il vivo consiglio di intraprendere un cammino terapeutico.
Prima di iniziare questo cammino, è normale, ci potrebbero essere delle resistenze: è duro e difficile salire la montagna!
Per iniziare questo cammino ci vogliono dunque costanza e coraggio, ma vale la pena non mollare il cammino a metà.
copyright © Educare.it - Anno I, Numero 6, Maggio 2001