- Categoria: Problemi con il sonno
- Scritto da Laura Fornari
Disturbi o cattivi comportamenti?
Egregi esperti,
ho un bambino che ha appena compiuto un anno.
Ho allattato fino a undici mesi, integrando con il latte artificiale perché a seguito del cesareo e della morfina somministratami la montata lattea è arrivata tardi. Andrea, ha iniziato lo svezzamento a sei mesi, mangia poco ma, i suoi valori percentili sono nella norma, in questo periodo però continua ad avere disturbi intestinali e non gradisce molto mangiare.
Lo stiamo sottoponendo a vari esami ma il mio dubbio e che questi disturbi possano anche essere dei segnali per richiamare la nostra attenzione. Ho pensato a questa eventualità perché Andrea ha iniziato a frequentare il nido da un mese, gli piace molto ma, esplode in pianti acuti quando lo salutiamo e lo lasciamo con l'educatrice, io ho fatto la scelta del nido perché Andrea altrimenti non avrebbe la possibilità di frequentare altri bambini. La cosa però che mi preoccupa di più e che la sera dopo che si è addormentato, sempre solo con me anche se il suo papà è parte attiva in tutto e molto disponibile, lo adagio nel suo lettino per poi risvegliarsi dopo due o tre ore e vuole assolutissimamente venire nella nostra camera e dormire nel nostro letto dove però dorme sempre molto agitato con continui risvegli e pianti.
Chiedo a voi: sono disturbi del sonno, dell'alimentazione, dei nostri cattivi comportamenti?
Dimenticavo di dire che mio marito vorrebbe che dormisse sempre con noi ma, io sono contraria perché vorrei che il bambino acquistasse i suoi spazi e una sua identità. Come fare?
Grazie molte.
Gentile Signora,
Da studi recenti sull’ansia è emersa una correlazione tra i disturbi gastroenterici dei neonati (coliche gassose – diarrea – stipsi - vomito) e l’atteggiamento di accudimento insicuro e ansioso delle madri.
I pianti di Andrea quando rimane al nido, sono probabilmente dovuti alla sua paura della separazione e dell’abbandono. Sarebbe interessante conoscere le emozioni della mamma quando lo lascia al nido.
Spesso i bimbi vivono con angoscia la separazione perché avvertono l’ansia dei loro genitori nell’ "abbandonarli" in altro luogo o con altre persone, anche se sono i nonni o la tata.
Lei ha partorito con taglio cesareo, perciò non ha vissuto con consapevolezza la fase dell’espulsione; questo spesso comporta una difficoltà successiva a separarsi dai figli. Si può essere più predisposte a vivere il distacco con senso di colpa sentendosi madri psicologicamente "espulsive", naturalmente sono sentimenti inconsci, ma proprio per questo più subdoli e difficili da individuare. Il fatto che il bambino voglia dormire con voi denota sicuramente un bisogno di vicinanza e di rassicurazione che gli viene dalla vostra presenza, ma per un bambino di un anno questo bisogno è normale. Il padre lo vorrebbe nel lettone e questo ci fa pensare che anche lui abbia qualche problema nel vivere le separazioni. Qualche volta la presenza del figlio nel lettone può far pensare a delle difficoltà della coppia nel vivere la propria intimità. Comunque se il bambino avverte questo disaccordo, sicuramente ne riceve ulteriore insicurezza.
Ciò che mi preoccupa è quel "vuole assolutissimamente" che lei esprime per descrivere il comportamento di Andrea. Un bambino di un anno è ancora molto "educabile" e se voi siete veramente convinti che, per il suo bene, sia giusto che lui dorma nella sua stanza e nel suo lettino, avrete la sicurezza necessaria per rassicurarlo e decidere che è giusto così.
Gli lasci qualche oggetto suo (della mamma) sia al nido che nel lettino, e vedrà che questo "pegno" con valore di oggetto transizionale lo aiuterà a calmarsi.
Ma soprattutto siate tranquilli voi, perché ciò che i bambini vivono a quell’età è la risonanza delle emozioni dei genitori, dei loro gesti, delle loro espressioni, della tensione del loro corpo quando li abbracciano per salutarli o quando li coccolano per consolarli.
I continui accertamenti medici non sono molto rassicuranti per il bambino, anzi gli trasmettono la sensazione che in lui ci sia qualcosa che non va, e contemporaneamente il pensiero "se sto male mi prestano più attenzioni e cure", ed il problema così si auto-mantiene.
Un’ecografia addominale dovrebbe essere sufficiente per escludere eventuali problemi fisiologici, ma non esagerate con continui esami.
Provate a lasciarlo al nido solo per qualche ora per poi aumentare con il tempo. A un anno comunque non è così indispensabile frequentare altri bambini, può comunque giocare con i suoi coetanei al parco giochi, con la presenza rassicurante della mamma. La socializzazione può iniziare a tre anni con l’ingresso alla scuola materna; a quell’età il bambino riesce a tenere nella mente gli "oggetti buoni" (mamma e papà) anche quando non sono più visibili.
Ad un anno questo non avviene e i bambini così pensano che ciò che non vedono non esista più, non sanno ancora pensare ad un oggetto come esistente in un altro luogo. Il nido è una scelta obbligata quando per motivi di lavoro non si può accudire il bimbo, ma non mi sembra il suo caso.
Se così fosse, può posticipare l’ingresso del bambino al nido verso i due anni e mezzo, come preparazione alla scuola materna. Se lo desidera mi riscriva, nel frattempo le faccio tanti cari auguri e le ripeto: sia sicura e serena.
Cordiali saluti.
copyright © Educare.it - Anno III, Numero 6, maggio 2003.