Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

Insegnare a dormire ai miei bimbi

Buongiorno, sono la mamma di Martin (7 anni) e Romeo (3 anni) e sono da tempo preoccupata per la mancata educazione al dormire che io e mio marito abbiamo dato ai nostri figli.
Ad oggi riescono ad addormentarsi nei loro letti ma da quando sono nati vengono tutte le notti nel lettone.
Ora, considerato che oltre i cinque anni una cattiva educazione al sonno potrebbe pregiudicare una vita serena sotto moltissimi aspetti ho incominciato ad allarmarmi e ad informarmi.
Ho comprato il libro da voi consigliato in una risposta ad un'altra mamma con problemi simili ai miei: "Fate la nanna" e ho cominciato a mettere in pratica i consigli letti.
Devo dire che ho già ottenuto qualche cambiamento positivo: si sono svegliati parecchie volte ma riaccompagnandoli nei loro letti si sono riaddormentati.

Il problema è un altro ora: siccome da circa tre mesi io e mio marito ci siamo separati e dal papà i bambini continuano a dormire nel lettone senza nemmeno provare ad addormentarsi nella loro cameretta soprattutto il piccolo mi chiede spesso piagnucolando di andare da papà perché lui non li sgrida mai, è più buono perché gioca sempre con loro e li fa dormire nel lettone.
Mi rendo conto che è una reazione abbastanza normale di fronte ad una mia decisione diversa dal papà e probabilmente il problema è condividere questa scelta educativa con mio marito ma i rapporti al momento non sono molto distesi quindi vorrei chiedervi come meglio affrontare sia tra adulti che con i bambini questa situazione.
Grazie.

 

Carissima mamma,
la sua domanda denota intelligenza e sensibilità davvero non indifferenti.
Non mi ripeto in merito a lettoni ed affini perché, come vedo, lei è già al corrente delle mie indicazioni ed è già addirittura passata al piano, per così dire, operativo.
Il piano delle cose adesso è un altro: quello della COERENZA EDUCATIVA, dovere incrollabile per due genitori, anche se non vivono più insieme.

Quello che di più consolante e fermo c'è in una separazione come la sua è che per i suoi due piccoli i loro genitori resterete sempre voi, e questa cosa non la potrà mai cambiare né niente né nessuno: per cui voi dovete esserci, tali e quali a prima, non più insieme ma individualmente con le stesse caratteristiche e peculiarità di prima, e comunque, lo vedrete, vi troverete ancora a dovervi unire e sintonizzare per loro due e per il loro bene.
Ora suo marito ha deciso di gestire il fatto del lettone come insieme facevate una volta, e operando perciò un regresso rispetto alle autonomie conquistate: forse lo fa perché è stanco, perché si sente solo, perché vuole tenerseli vicino, perché vuole assumere il ruolo di quello che gioca sempre senza più dare regole, perché pensa che compensando il loro bisogno continuo di coccole e comodità, in qualche modo li consolerà per via della separazione e quindi perché ne ha pena; forse ancora, in fondo non condivideva neanche prima la scelta di disciplinare la storia del lettone, forse non gli dava importanza, forse infine, ma non sta certo a me dirlo, vuole in qualche modo fare un dispetto a lei o proprio illudersi che, in questa maniera, i figli vorranno più bene a lui.

Però, mi creda signora, i bambini possono trarre piacere dai vizi e dalle comodità, ma impareranno ad amare e rispettare solo ciò che è sicuro e fermo, e anche chi ha e avrà il coraggio di non cedere mai, perché ne hanno bisogno per strutturarsi.
Quando i suoi figli saranno adolescenti, si renderà ben conto di quanto avranno bisogno di ribellarsi: ma, mentre maltratteranno e calpesteranno ciò che ha loro permesso di fare sempre e solo i loro comodi e tutto quello che hanno voluto, urleranno anche contro a chi ha sempre dato loro delle regole ma, alla fine, lo ascolteranno e ne serberanno gli insegnamenti, grati perché queste persone di riferimento avranno sempre resistito, anche in mezzo alla tempesta.

Ora mi rendo perfettamente conto che in questo momento delicatissimo i rapporti con suo marito sono profondamente tesi; però, appena potrà, approfitti per spiegargli quanto è importante lavorare da genitori in sintonia e rispetto, pur differenziandosi, pur da posizioni e condizioni diverse. E poi, perché buttare all'aria il frutto del lavoro già fatto insieme?

Per quanto riguarda lei, pur se scomodo e difficilissimo, secondo me deve tenere il punto: i bimbi dormono nella loro cameretta come da un po' di tempo a questa parte, e non è vero che la mamma è meno buona; è solo che, in questo, è più salda! Lo so che le fa male sentirsi dire che lei è più cattiva del papà e che si sente in colpa perché pensa che, in fondo in fondo, sarà anche vero, e teme anche che possa diventar vero, ma non è così.
Una mamma c'è anche se è nell'altra stanza, anche se è triste e preoccupata; c'è tutte le volte che è così attenta.
Molti auguri.

 


copyright © Educare.it - Anno IV, Numero 5, aprile 2004