Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXV, n. 1 - Gennaio 2025auguri natale

Un vulcano di 26 mesi

Gentile Redazione,
sono la mamma trentottenne di un bimbo di 26 mesi ed ho alcuni dubbi su come comportarmi riguardo agli atteggiamenti del bambino che vi espongo di seguito.

Ho allattato mio figlio al seno fino a 17 mesi (per 5, 6 volte di giorno e 1 di notte) dopodiche' fisicamente provata, ho trovato il coraggio di rifiutarglielo passando una settimana d'inferno e notti in bianco, alla fine sono riuscita nell'intento proponendogli pero' il biberon al quale attualmente ancora non rinuncia.
Dopo circa 5 mesi mio figlio ha visto una mamma allattare il proprio bambino, da allora mi tocca il seno appena può, infilando le manine tra i miei vestiti e avvolte sfiorando con la bocca il capezzolo; da principio l'ho assecondato pensando di averlo fatto soffrire un po' troppo con questa rinuncia obbligata, ma ormai dopo 10 mesi mi chiedo se sia ancora giusto assecondarlo o se devo a questo punto staccarlo completamente.

Il bambino a partire dal diciannovesimo mese circa ha completamente modificato il suo comportamento, in pratica fino a quel momento era un bambino molto curioso e questo lo portava ad essere un grande osservatore, in ogni modo un bimbo molto tranquillo, frequentava l'asilo nido inserendosi senza problemi nel gruppo.
Ora e' un ciclone, la parola che ama di più e' NO, quando mi accingo cambiarlo devo prepararmi un vero e proprio incontro di lotta libera subendo calci e pugni, avvolte in cambio di un bacio becco un bel ceffone e ultimamente uno dei suoi giochi preferiti e il lancio di oggetti vari.

All'asilo reagisce un po' troppo vivacemente con i bimbi che provano a condividere con lui qualche giocattolo, l'ultima volta lo ha gettato una macchinina in testa al malcapitato, e preferisce rimanere a giocare da solo, quando è richiamato dalle educatrici fa' finta di non capire tanto che le stesse mi hanno consigliato una visita audiometrica e chiaramente hanno richiamato la mia attenzione su questo comportamento del bambino.

Ciò' mi sta stressando enormemente in quanto non sono una mamma che ama avere un atteggiamento duro con il bambino, ma ultimamente mi trovo invece a rifilargli delle sculacciate e rimproveri con toni molto severi che non portano a nulla, solo a sentirmi ancor peggio, tutto questo contornato da persone che non fanno altro che criticare la mia linea morbida e a consigliare "sculacciate che si ricordano".
Sono nel pallone ..... AIUTO!!!

 

Cara Laura,
rispondo volentieri alla sua richiesta, seppur con grande ritardo, perché anch'io sono mamma di un bambino dell'età del suo. Per me si tratta del secondo figlio ed ho ben presenti le gioie e le fatiche dell'allattamento, cui si accompagnano le innumerevoli incombenze legate alla cura dei piccoli.

Su questi temi i sensi di colpa sono molto frequenti, perché entrano in gioco vari pensieri: il nostro modo di essere madri, i consigli (spesso non richiesti) degli altri, ciò che crea equilibrio nello sviluppo affettivo dei nostri bimbi ...
Partendo dalla convinzione che i sensi di colpa non portino a nulla di positivo, proviamo a considerare separatamente le fonti delle sue preoccupazioni.

Il distacco di un bambino dal seno materno non è mai un passaggio facile: si sono sparsi fiumi di inchiostro su questo tema, con opinioni non sempre concordanti, ma alla fine esso rimane un momento necessario dello sviluppo psicologico. A 17 mesi credo che un bambino sia in grado di tollerare questa frustrazione, pur comprendendo che possa avere qualche regressione. Nel suo caso potrebbe aiutarlo spiegando chiaramente che egli è "oramai grande" per continuare a comportarsi nel modo che ci descrive. Probabilmente il suo bimbo avrà bisogno di tempo per "farsi una ragione" rispetto a questo, ma l'atteggiamento determinato della mamma, accompagnato da una vicinanza "intima" diversa e più congrua (es. con un prolungato "bagnetto" serale) lo aiuterà nel distacco psicologico dalla primaria fonte del piacere e della sopravvivenza.

Nel suo caso mi sembra che il suo piccolo mostri comportamenti naturali di affermazione della propria individualità (i NO possono esprimere questo) ed anche qualche segnale di disagio, probabilmente riconducibile alla mancata gradualità della "separazione" cui è stato sottoposto.

Mi permetto di insistere: se una bambino ha bisogno di un contatto intimo e ravvicinato con la sua mamma, va offerta una risposta adeguata alla sua età ma non può esserne privato, perché lo si espone ad una condizione di "fragilità" emotiva e psicologica. In tale chiave possono essere spiegati anche i comportamenti aggressivi e violenti. In questi casi rimproveri e sculacciate spesso non ottengono altro effetto che quello di accentuare nel bambino la percezione di "distacco affettivo", evocando ulteriori comportamenti "disfunzionali".

Si riavvicini al suo bimbo, lo riporti con il pensiero dentro di sé, se lo tenga vicino al cuore, lo rassicuri, gli offra attenzione positiva e gli dedichi alcuni momenti di pace, meglio se rituali (es. tutte le sere) in cui lui può incontrare e "toccare" la sua mamma senza lottare. Almeno in quei momenti chiuda fuori dalla porta tutti i consigli (critici) delle persone che la circondano.
Un caro saluto.

 


copyright © Educare.it - Anno I, Numero 1, Dicembre 2000