- Categoria: Separazione e divorzio
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Se la mamma è lontana per lavoro?
Scrivo a nome di mia figlia che lavora all’estero. Lei e' una mamma di 28 anni con un figlio maschio di 18 mesi, che quando il bimbo aveva pochi mesi ha dovuto fare la difficile scelta di andare a lavorare all'estero per una prestigiosa compagnia aerea, sacrificando il suo ruolo di mamma e compagna.
All'inizio il suo compagno non era in totale disaccordo e pur non aiutandola nella scelta, non ha fatto nulla per ostacolarla. Passato del tempo la sua ostruzione nei confronti di mia figlia si e' sempre più accentuata e piano piano sono arrivati a separarsi materialmente in quanto non sposati. Lui e' andato a vivere dai suoi con il bimbo e fa dell'ostruzionismo negando a volte la possibilità di vedere suo figlio tramite skype a mia figlia, oppure ora che riesce a tornare a casa una settimana al mese, di fargli vedere e prendere il figlio per poche ore, perché secondo lui e un suo psicologo, la presenza materna sul figlio deve essere graduale altrimenti il bimbo "andrebbe in confusione".
Questo modo di fare e' secondo il mio pensiero, anomalo. Ricordo i nostri nonni che lavoravano all'estero e che quando tornavano, stavano sempre con noi figli, e non ricordo figli cresciuti con qualche problema per questo motivo.
Ho motivo di credere che tutto sia architettato in funzione del fatto di far sentire in colpa mia figlia per la sua scelta, facendole capire che se non torna avrà questo tipo di problematiche, e anche peggiorative. In tutto questo contesto, aggiungo che all'epoca della scelta da fare da parte di mia figlia, personalmente le ho consigliato di provare la nuova opportunità di lavoro all'estero, in quanto da genitore so che quel tipo di lavoro e' il lavoro che da sempre sognava di fare, perché era una giusta aspirazione agli studi fatti ed in primis perché sono dell'opinione che nella vita non si debbono avere rimpianti. Aggiungo anche che il fatto che loro due non fossero sposati ha aiutato la scelta fatta.
In tutto questo scenario, il bimbo cresce bene, non ha problemi di nessun tipo, passa la settimana con la nonna paterna e il padre quando torna dal lavoro, passa 1 giorno la settimana coi nonni materni, per non fargli dimenticare le radici, andiamo a prenderlo e lo riportiamo, quando la mamma torna la riconosce e non fa problemi, e' sereno. Vorrei sapere da voi esperti cosa ne pensate e quali sono le cose da fare per non ostacolare la crescita di un bambino cosi' sereno, grazie.
Gentilissima Signora,
mentre leggevo la sua richiesta, mi è venuto in mente un passo bellissimo, tratto da ‘Il piccolo principe’ di Antoine de Saint-Exupèry.
“Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora. - disse la volpe.Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità e quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi ed inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…. Ci vogliono i riti.”“ Che cos’è un rito?” - disse il piccolo principe.“E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.”
Oggigiorno, abbiamo la fortuna di poter essere supportati da mezzi tecnologici, come Skype, che ci permettono di mantenere i contatti con le persone care, lontane fisicamente.
Il vostro bambino deve avere la possibilità di poter parlare con la mamma tutti i giorni e la videochiamata su Skype deve diventare un rito che gli permetta di guardare la mamma negli occhi, ascoltare la sua voce, sentirla vicino, chiacchierare con lei e farle mille domande, per mantenere viva la quotidianità. I riti scandiscono le nostre vite e danno sicurezza soprattutto nel caso dei bambini che sono degli abitudinari, per cui è importante che almeno il contatto su Skype con la mamma sia costante e giornaliero.
A diciotto mesi, un bambino è già capace di condividere pensieri ed emozioni con altre persone e sa parlare di sentimenti ma, ha anche già sviluppato l’idea che gli oggetti e le persone della sua vita possiedono una permanenza ovvero ha acquisito la consapevolezza che, anche se la mamma si assenta, resta comunque parte del suo mondo ed è in grado di ritornare e di esistere anche quando non si può vedere, toccare o sentire.
Certo, il bambino sente la mancanza se le persone che ama non ci sono, può fare i capricci quando se ne vanno ma non ha ancora il senso del tempo e perciò gli è difficile capire per quanto dura l’assenza. A maggior ragione, nel caso del suo nipotino, è ormai un’abitudine consolidata l’assenza della madre perché è così, da sempre. E’ necessario che voi tutti continuiate a parlargli della sua mamma, di cosa fa, di dove vive, perché lavora lontano. La mamma non va esclusa dalla quotidianità del bimbo e voi tutti, nessuno escluso, avete il compito di rassicurarlo, trasmettergli serenità e creare con lui un legame solido che lo aiuti a gestire la lontananza dalla mamma che lavora all’estero.
Il bambino coglie ogni vostro stato d’animo ed ogni vostro segnale emotivo per cui si comporterà come voi vi comporterete quindi sarà ansioso o sereno a seconda di come sarete voi.
I bambini imparano a gestire le proprie emozioni osservando il comportamento degli adulti che fanno parte della loro vita; se il piccolo si sente triste perché la mamma è lontana e la nostalgia prevale, stategli vicino, consolatelo, parlate con lui, dicendogli, ad esempio, che capita anche al nonno o alla nonna, di sentire la mancanza della sua mamma ma è possibile amare qualcuno anche se è lontano e che presto starete tutti insieme (per una settimana al mese, lei ha scritto che sua figlia viene in Italia). Allora, il bambino, come disse la volpe al piccolo principe, comincerà ad essere felice e preparerà il suo cuore.
copyright © Educare.it - Anno XIV, N. 9, Settembre 2014