Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIII, n. 9 - Settembre 2023

  • Categoria: Separazione e divorzio
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Se non sono il padre biologico ...

padre-figlioIo e mia moglie abbiamo un problema da risolvere. In famiglia siamo in 4: noi due più un bimbo di 4 anni e 1/2 nato dalla relazione precedente di mia moglie con uno straniero ed una bimba di 1 anno.
Io e mia moglie viviamo insieme da 3 anni con il bimbo che non ha mai conosciuto suo padre in quanto all'età di 3 mesi è tornato al suo paese e non si è più fatto vivo.
Il bimbo porta il cognome del padre naturale e siamo in attesa di procedere all'adozione e quindi dargli il mio cognome.
Per lui sono il suo papà ma ci hanno consigliato di dire al bimbo la verità... come possiamo fare nel dirlo? Mi può per favore aiutare?

 

Gentile sig. Vincenzo

nella sua domanda si concentra un problema antico, entro il quale si scontrano diverse prospettive difficilmente conciliabili in situazioni come la sua. Eccolo riassunto: chi può essere considerato il padre di un bambino? Quello naturale, in virtù del legame biologico? O quello che appare formalmente all’anagrafe? Oppure quello che si fa carico della sua cura ed educazione?

Chi le ha consigliato di dire la verità al suo bambino di 4 anni e mezzo, probabilmente, ha assunto un punto di vista in cui è prioritaria la questione genetica, sulla quale mi sento di dissentire, almeno in questa fase della vostra vita familiare. Anche io sono del parere che la verità vada detta, ma solo nel momento in cui il suo bambino (perché tale è di fatto) sarà in grado di comprendere questa difficile rivelazione.

Certamente non c’è un “tempo giusto” per affrontare una questione così profonda, ma posso dirle che adesso sarebbe troppo presto e che superata l’età della scuola media sarebbe troppo tardi.

Il “tempo giusto” sarà annunciato dalle domande del suo bambino: sul suo cognome (diverso da quello della sorellina), dal colore della pelle (se il suo genitore biologico è domenicano come la mamma). Solo allora potrà cominciare a parlarne, in un modo adatto all’età di suo figlio (ad es. utilizzando delle fiabe allegoriche), ma sempre nella ferma convinzione che “i gradi” di mamma e papà si guadagnano sul campo e non sono ereditari. Abbia cura, soprattutto, di non anticipare ciò che non potrebbe essere compreso pienamente, anche sul piano psicologico.

Per il momento, le suggerisco vivamente di non togliere al suo bambino la sicurezza di poterla pensare e sentire come il suo papà. Lo sia in modo pieno, con la naturalezza con cui è papà per la secondogenita.

 


copyright © Educare.it - Anno XIV, N. 10, Ottobre 2014

 

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