- Categoria: Studi e articoli sulla disabilità
- Scritto da Adalgisa Paluzzi
Esperienze occupazionali di persone con autismo
Cosa succede ai bambini autistici quando diventano grandi? Questa è una delle domande che ogni famiglia si pone al momento della scoperta della disabilità che caratterizza il proprio figlio (1). Il destino della grande maggioranza delle persone con autismo è che rimangono in famiglia finché i genitori sono in grado di accudirle e poi vengano accolte in strutture residenziali con altri disabili. Certamente un passo avanti se si considera che fino a qualche decennio una persona autistica era destinata verso l'ospedale psichiatrico o i grandi Istituti di ricovero. Ma anche questi uomini e queste donne hanno il diritto di costruire il proprio futuro, di avere un lavoro e, soprattutto, di avere le stesse opportunità dei loro coetanei.
In questo articolo si presentano alcune testimonianze ed esperienze di positivo sostegno all'integrazione lavorativa di persone con autismo "ad alto funzionamento".
The National Autistic Society
Il NAS (National Autistic Society) è una delle organizzazioni no-profit leader del Regno Unito nel sostegno alle persone con autismo ed ai loro famigliari. Forniscono informazioni, supporto e servizi all’avanguardia e la campagna per un mondo migliore per le persone affette da autismo.
Il NAS è stata fondata nel 1962 come Aid Society, per i bambini autistici del nord di Londra, e conta più di 20.000 membri. Il NAS è finanziato attraverso contributi volontari ed eventi di beneficienza. È organizzato in quattro regioni e gestito da un gruppo di Strategic Management.
Prospects è una delle iniziative sviluppate da NAS; si tratta di un servizio che fornisce formazione e supporto all’inserimento lavorativo di persone con autismo. Prospects aiuta anche i datori di lavoro, supportandoli nelle attività di selezione, formazione e assunzione di persone affette da autismo. L’obiettivo di Prospects, non è quello di inserire nel mondo del lavoro persone con autismo all’interno di strutture protette, ma quello di creare “ambienti protetti” all’interno dei normali contesti lavorativi, favorendo in questo modo un migliore inserimento sociale dei propri assistiti.
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Autrice: Adalgisa Paluzzi, laureata in Progettazione e gestione degli interventi sociali ed educativi presso l'Università degli Studi del L'Aquila. Attualmente in formazione per conseguire il Master in Consulenza pedagogica nei contesti educativi di formazione permanente.
copyright © Educare.it - Anno XV, N. 1, Gennaio 2015