- Categoria: Pedagogia e psicologia
- Scritto da F. Corsi, V. Pitozzi, A. Montagnoli
Il miglioramento delle funzioni esecutive in soggetti con adhd attraverso l’attività motoria
Lo studio riassume gli esiti di un lavoro di ricerca-azione interdisciplinare durato cinque anni con bambini e adolescenti con adhd, che ha coinvolto complessivamente circa un centinaio di soggetti, alcuni dei quali sono stati monitorati nel corso del loro sviluppo. I risultati della ricerca e le evidenze raccolte dalla letteratura mostrano in modo promettente i benefici dell’attività motoria, sia da un punto di vista genetico e per lo sviluppo delle funzioni esecutive, sia per la riduzione della sintomatologia che per la crescita complessiva della persona. L’articolo si completa con una rassegna degli sport adatti ai diversi bisogni di bambini, ragazzi ed adolescenti con disturbi del neurosviluppo.
Introduzione
Il disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (adhd) è una condizione evolutiva caratterizzata da comportamenti di inattenzione, iperattività, impulsività tali da rendere problematico l’adattamento del minore al contesto di vita. L’orientamento attuale della ricerca (Faraone & Biederman, 2005 in Lambruschi, 2017) ritiene che l’origine di questo disturbo sia neurobiologico: sono già noti gli effetti di eventi avversi come parto distocico, ipossia perinatale, basso peso alla nascita. Inoltre, è acclarata una complessa componente genetica sia per alcuni recettori responsabili del trasporto della dopamina, sia per un gene, in particolare il GSK-3beta, deficitario nella adhd e responsabile, tra le altre prerogative, della metabolizzazione di alcuni zuccheri (Shim, 2012).
I soggetti adhd sono circa il 5% della popolazione scolastica mondiale: la familiarità è riconosciuta per il 30-35% come ereditaria in linea paterna. I fattori ambientali (gravi deprivazioni, stress familiare) o metabolici (oltre alla causa genetica vi sono possibili intolleranze alimentari) possono avere un ruolo nell’insorgenza di comportamenti con caratteristiche comuni all’adhd che, presi da soli, si connotano come “falsi positivi”: in concomitanza con l’adhd vera e propria fungono da fattori scatenanti la sintomatologia.
Da un punto di vista anamnestico, i genitori riportano che i bambini adhd, nella prima infanzia, dimostrano interesse per i giochi (simbolici e/o motori) ma senza riuscire a soffermarsi su di essi per il tempo necessario alla loro conoscenza approfondita. Pertanto, anche da un punto di vista cognitivo e senso-motorio, il loro apprendimento risulterà successivamente superficiale se non addirittura deficitario, sia per la simbolizzazione, sia per l’acquisizione di schemi motori complessi; in questa seconda accezione, alcuni comportamenti osservabili come “irrequietezza motoria” (non riuscire a stare al proprio posto, far cadere le cose dal banco, muoversi sulla sedia, giocare in continuazione con gli oggetti) potrebbero essere il sintomo di una mancata strutturazione finalizzata del gesto motorio combinata alla condizione di mancanza di inibizione (Best, 2010).
Da un punto di vista neurobiologico, nell’adhd sono due i principali circuiti cerebrali coinvolti: le connessioni che arrivano alla corteccia prefrontale e il sistema limbico. Si tratta di circuiti che identificano, rispettivamente, le componenti “fredde” delle funzioni esecutive, quali la capacità di pianificare, organizzare, monitorare, del controllo cognitivo, e le componenti “calde” tipiche del sistema limbico e che interessano le componenti affettivo-relazionali: gratificazione, capacità di attesa, livello di attivazione per la risposta. L’azione combinata di questi due circuiti in condizioni neurotipiche permette l’attivazione di funzioni esecutive complesse quali le capacità autoregolative, la pianificazione e regolazione del comportamento, la flessibilità di pensiero e di azione in caso di errore, la memoria di lavoro, la capacità di attesa, la regolazione degli stati fisiologici (Lambruschi & Vio, 2017). Il funzionamento deficitario di questi due circuiti descrive efficacemente le cause di numerosi tratti riscontrabili nell’adhd: l’eccessiva sensibilità ai rinforzi è determinata dalla difficoltà di attendere la gratificazione, cosicché questi soggetti preferiscono l’immediatezza piuttosto che la consistenza.
In sintesi, il nucleo centrale del disturbo da iperattività/disattenzione consiste nella difficoltà di utilizzare alcuni dei processi del sistema cognitivo indicati come “funzioni dell’esecutivo centrale”, localizzate all’interno della memoria di lavoro.
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Autori: Fabio Corsi, pedagogista, fellow researcher in pedagogia speciale presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona (corrisponding
copyright © Educare.it - Anno XXIII, N. 10, Ottobre 2023