- Categoria: Monografie
- Scritto da Marinella Attinà, Paola Martino
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Passaggi generazionali: questioni pedagogiche aperte
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La riflessione presentata in questo articolo scaturisce da uno degli ultimi lavori del pedagogista salernitano Giuseppe Acone, Di generazione in generazione (2013), ed intende gettare un cono di luce su quelle questioni ancora aperte del pensare pedagogico. Il libro intervista sembra offrire, infatti, diversi spunti argomentativi per la definizione di una sorta di atlante pedagogico. Nell’idea di chi scrive è possibile ricavarne una sorta di geografia educativa capace di rimettere entro la discussione pedagogica quelli che sono gli eterni spazi, le difficilmente evitabili cornici della Bildung contemporanea intesa come «simbolica staffetta capace di portare il testimone del senso della vita da un generazione all’altra» (Acone 2013, p. 81).
L’educazione, infatti, implica sempre un passaggio generazionale che rimanda ad un’idea di scuola intesa qui come luogo metaforico di discendenza. La scuola è istituzione culturale del legame tra le generazioni. L’idea che la sostiene è che non basta essere padri per assicurarsi una discendenza. Il legame naturale deve essere coltivato sul terreno della cultura. Per fare ciò occorre che vi sia qualcosa da trasmettere per trasformare l’estensione di un vincolo in origine biologico in un legame culturale e morale. Detto in altri termini, la scuola e l’educazione costituiscono una dimensione fondamentale della costellazione paterna. La scuola è un patrimonio da tramandare: il padre immagina se stesso in quanto il figlio gli offre la possibilità di pensarsi oltre il limite della propria esistenza. Lungo questa direzione si comprende agevolmente come l’educazione sia anche testimonianza di un passaggio generazionale attraverso una narrazione pedagogica possibile, capace di andare oltre gli steccati ideologici, oltre il già detto, oltre il politically correct, oltre il pensiero pensato. La dimensione dell’oltre è, infatti, la base d’appoggio, una sorta di ideale trampolino per il darsi e il farsi dell’educazione, intesa qui come inevitabile distanza da colmare tra l’essere ed il dover essere attraverso una progettualità teleologica.
Molti sono gli snodi concettuali che costituiscono la trama culturale, presenti nel testo sopra citato, sui quali vale la pena indugiare criticamente. Questa occasione, ovviamente, non è il mero tentativo di riassumere e glossare un’opera, ma è tesa a cogliere, in una prospettiva critico-problematica, l’attualità e l’emergenza di alcune questioni pedagogiche aperte.