- Categoria: Monografie
- Scritto da Fulvio Poletti
Iper-tecnologia e formazione dell'individuo - Una psicologia intristita dell’uomo contemporaneo
Article Index
Una psicologia intristita dell’uomo contemporaneo
L’uomo, nella postmodernità, si trova a percorrere traiettorie esistenziali assumendo le vesti antropologiche del ‘turista’, vale a dire di un individuo sostanzialmente distratto e in fibrillazione, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo o di ‘altro’ rinviante a un altrove avente il sapore dell’isola che non c’è. Immagine ben diversa della figura del pellegrino e del viandante: si pensi ad esempio al personaggio di Zenone dell’Opera al nero della Yourcenar o allo stato dell’uomo sulla terra secondo Agostino Aurelio, per il quale noi “siamo pellegrini nel tempo”. Il pellegrinaggio, all’epoca, non consisteva semplicemente o soltanto in un camminare (incamminarsi o nell’essere in movimento), ma implicava/sottendeva una direzione verso una meta altamente significativa dal profilo della realizzazione personale, sociale e culturale, la quale conferiva un orizzonte di ‘senso’ al percorso:
In quanto pellegrini, si può fare di più che semplicemente camminare – si può camminare verso. Si può guardare indietro ai propri passi nella sabbia e riconoscere una strada. Si può riflettere sulla strada fatta e vederla come un progresso verso, un passo in avanti, un avvicinarsi; si può fare una distinzione tra ‘dietro’ e ‘davanti’, e programmare la strada che ci aspetta come una successione di passi che segneranno la terra senza nome. La destinazione, lo scopo del pellegrinaggio della vita, dà forma all’informe, trasforma il frammentario in un intero, dà continuità a ciò che è episodico.[7]
La conseguenza generale dell’essere nel mondo all’insegna della postura “postmoderna”[8] risiede nella frammentazione del tempo in episodi scollegati, tanto che non vi è più una linea di continuità fra le tre fondamentali dimensioni temporali: passato–presente–futuro. Il tempo non è più rappresentabile come lo scorrere di un fiume che pur con le sue diramazioni segue un corso principale contrassegnato dalla continuità, ma si manifesta all'insegna di un insieme di pozzanghere e piscine; analogamente, la frantumazione dello spazio in tante zattere o isole (reali, simboliche, virtuali, immaginarie) ci porta a saltabeccare dall’una all’altra senza riconoscimenti o affiliazioni identitari. Si vive in un ‘qui ed ora’ continuo o in un eterno presente, dove non conta tanto la costruzione di una identità, ma l’evitare ogni fissazione, rifuggendo investimenti a lungo termine e coltivando lo sradicamento, così da essere “flessibili” e sempre pronti ad andare là dove soffia il vento delle novità.
Eccoci, allora, completamente immersi in una post- o iper-modernità connotata dai tratti caratteristici della fluidità, della continua fluttuazione e della magmaticità del proprio essere nel mondo. È una condizione priva di punti di riferimento, una sorta di navigazione a vista in una mare più o meno agitato, con colori, tonalità e confini perennemente mutevoli che rendono il viaggio alquanto movimentato e soprattutto ansiogeno. “Liquidità” assurge a termine più indicato e verosimile se si cerca di designare la nuova situazione dei giovani.
Se cerchiamo in un’enciclopedia il termine ‘liquido’, troveremo la seguente definizione: ‘il liquido è una sostanza che non può mantenere la sua forma per un lungo periodo di tempo, la sua forma cambia continuamente’. Per questo motivo ‘liquida’ è una buona metafora per descrivere il setting nel quale viviamo, le nostre condizioni di vita, ogni cosa nel nostro mondo muta molto rapidamente; ciò che ieri era motivo di vanto oggi non lo è più, diventa addirittura motivo di vergogna. Le condizioni sul posto di lavoro, le competenze richieste stanno cambiando: si terminano gli studi universitari, si ottiene la laurea, si crede che le competenze richieste siano abbastanza per mantenere il proprio posto di lavoro fino alla pensione, ma improvvisamente le proprie competenze sono inutili e ne vengono richieste di completamenete differenti. Lo stesso vale per le unioni tra esseri umani: nessuno sceglie una persona con la sicurezza di rimanere con il suo partner fino alla morte. Per tale motivo i partner vivono in un continuo stato d’ansia, si chiedono ‘Cosa succede se l’altro partner prende per primo una decisione? Se finisce tutto e me ne devo andare?’. Queste persone provano quindi un sentimento di paura e la causa consiste nel fatto che anche i focus dell’attenzione pubblica si stanno spostando.[9]