- Categoria: Monografie
- Scritto da Vincenzo Amendolagine
Il sovrappeso e l’obesità in età evolutiva: cause e linee di intervento - Il sovrappeso e l’obesità infantile
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Il sovrappeso e l’obesità infantile
Dai dati del 2011 dell’Organizzazione Mondiale della Salute si può evincere che più di quaranta milioni di bambini, con un età inferiore ai cinque anni, manifesta un eccesso ponderale. Tale condizione comprende due quadri clinici:
- il sovrappeso, in cui si ha un indice di massa corporea (BMI) superiore all’85° percentile;
- l’obesità caratterizzata da un indice di massa corporea superiore al 95° percentile.
L’indice di massa corporea rappresenta il rapporto fra il peso di un individuo, espresso in Kg, e la sua altezza al quadrato, espressa in metri.
Solitamente l’indice di massa corporea è un parametro che da solo può essere usato per diagnosticare l’eccesso ponderale nell’adulto. Infatti, si parla di sovrappeso nell’adulto quando l’indice di massa corporea è compreso fra 25 e 29,9 e di obesità quando il BMI è uguale o superiore a 30.
Nel bambino per diagnosticare con più precisione il sovrappeso e l’obesità si usano anche altre misurazioni come la circonferenza vita e la plica tricipitale. D’altra parte, il considerare il solo indice di massa corporea diventa poco attendibile, in quanto per essere più precisi bisognerebbe rapportarlo a quello che caratterizza la maggior parte dei bambini della stessa età, della stessa popolazione e della stessa zona geografica. Per ovviare a questo, ci si riferisce a delle curve di crescita standard dei ragazzi italiani che sono state elaborate dalla Società Italiana di Diabetologia ed Endocrinologia Pediatrica e che possono essere utilizzate per un range di età che va dai due ai venti anni.
Al di sotto di questa età, ovvero prima dei ventiquattro mesi, si misura il rapporto fra il peso del bambino e la sua lunghezza. In pratica, si definisce in sovrappeso un infante che presenta questo rapporto superiore al 97° percentile e obeso allorquando il rapporto supera il 99° percentile.
In Italia, il monitoraggio della popolazione infantile avviato con il progetto “OKkio alla Salute” ha messo in evidenza che, fra i bambini di nove anni, il 22% è in sovrappeso, mentre il 10% è obeso. I piccoli che presentano questo eccesso ponderale si trovano prevalentemente nelle regioni meridionali.
L’obesità, seguendo la definizione dell’OMS, può essere esplicitata come un incremento di tessuto adiposo nel corpo, che determina un aumento del peso corporeo, che si ripercuote negativamente sulle condizioni generali di salute.
L’obesità può essere classificata in primaria (o essenziale) e secondaria.
Solitamente nell’obesità primaria c’è una statura normale o maggiore rispetto alla media. Al contrario nell’obesità secondaria si notano, frequentemente, ritardo psicomotorio e un’altezza inferiore a quella fisiologica per l’età.
La primaria riconosce come cause determinanti un apporto calorico alimentare superiore al fabbisogno e uno stile di vita sedentario. Tuttavia bisogna considerare l’obesità infantile primaria una patologia multifattoriale, in cui la predisposizione genetica (sembra che il gene FTO sia implicato nella comparsa dell’obesità) svolge un ruolo importante, per cui laddove trova le condizioni ambientali favorevoli il quadro clinico si manifesta. A riprova di ciò, spesso, i bambini obesi hanno entrambi i genitori o uno dei due che presenta un eccesso ponderale.
La secondaria, che si presenta in percentuali molto basse, è la conseguenza di altre condizioni, che possono essere compendiate in cause genetiche, ormonali o farmacologiche (l’assunzione di alcuni farmaci determina l’incremento del peso corporeo).
Ci sono diverse condizioni che predispongono il bambino all’insorgenza dell’eccesso ponderale. Fra queste situazioni sono da ricordare alcune che intervengono già durante la gravidanza. Per esempio, la malnutrizione per eccesso o per difetto della madre durante la gestazione predispone l’infante ad alterazioni metaboliche che determinano l’insorgenza di sovrappeso nelle epoche successive. D’altra parte, anche il diabete gravidico della madre ha un influenza deleteria sul peso successivo del bambino. Un’altra condizione che incrementa le possibilità che il ragazzo possa avere problematiche relative al peso è rappresentata dal fumo di sigaretta materno durante il periodo gravidico.
Comunque al di là delle singole predisposizioni individuali, un ambiente obesogeno conduce il bambino ad un incremento del proprio peso. Fra le varie condizioni determinanti, legate allo stile di vita, sono da ricordare:
- una prima colazione scarsa o assente;
- una cena abbondante consumata mentre si segue qualche programma televisivo;
- un utilizzo eccessivo di cibi ad alto contenuto calorico e di bevande zuccherine;
- una scarsa presenza di frutta e verdura nella dieta quotidiana;
- la prevalenza di comportamenti sedentari;
- l’utilizzo di alcuni cibi come premio o castigo da parte dei genitori.
Nell’insorgenza dell’obesità infantile sembra che un ruolo importante è ascritto ai composti chimici che, a vario titolo, sono utilizzati nell’industria e nell’agricoltura. Ci si riferisce ai policlorobifenili, ad alcuni metalli pesanti, come il piombo, il mercurio, il cadmio, e ai pesticidi agricoli.
Questi composti agiscono sul sistema endocrino dell’individuo, alterando i meccanismi che presiedono alla fisiologia dell’alimentazione (fame, sazietà ecc.) e alla morfofisiologia delle cellule adipose.