Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

  • Categoria: Monografie

Il sovrappeso e l’obesità in età evolutiva: cause e linee di intervento - Le problematiche psicologiche e le dinamiche familiari

Le problematiche psicologiche e le dinamiche familiari nel sovrappeso e nell’obesità infantile

I bambini che presentano eccesso ponderale nell’età evolutiva, dal punto di vista cognitivo, non manifestano problematiche di rilievo, se non la difficoltà ad assumere un ruolo attivo, connesso alle sfide cognitive rapportabili alle performance scolastiche.

La scarsa tolleranza alle frustrazioni li porta ad arrestarsi di fronte alle nuove situazioni o a quelle in cui devono misurarsi con l’aspetto valutativo della prestazione, per cui in tali circostanze essi arretrano e si inibiscono.

Diverse ricerche hanno correlato l’obesità con il disturbo da deficit di attenzione con iperattività. Sembra che tale sindrome sia due volte più frequente nei bambini obesi rispetto a quelli normopeso.

Spesso l’obesità è associata ad un incremento dei disturbi di ansia, rapportabile ad un livello più basso di autostima e di soddisfazione per la propria corporeità.

Un altro problema abbastanza importante è rappresentato dal bullismo, di cui sono fatti oggetto. Da diverse ricerche svolte sembra che i bambini obesi hanno il 63% di probabilità in più rispetto ai coetanei normopeso di essere vittime di bullismo.

La famiglia del bambino obeso, sovente, presenta delle peculiarità che si possono compendiare nei seguenti punti:

  • si riscontra frequentemente un’ambivalenza nei confronti dei propri figli e, soprattutto, un’incoerenza riguardo alle regole educative. Infatti, esse variano dal marito alla moglie e sembrano più dettate da fluttuazioni del tono dell’umore, piuttosto che da un’ideologia pedagogica di base;
  • la madre ha nei confronti dei propri figli delle aspettative che appaiono poco realistiche, non in sintonia con la spinta fisiologica che porta il bambino ad esplorare e a fare esperienza nella realtà. Questa propulsione viene ostacolata per una forma di iperprotezione;
  • il ragazzo percepisce il condizionamento materno e ciò determina un’ipoteca sul suo sviluppo ed ostacola il suo aprirsi al mondo;
  • il prendere come bussola per la propria navigazione quotidiana i desideri di qualcun altro conduce il piccolo ad una forma di alienazione, responsabile di una paralisi che si ripercuote sulla sua vita. In ragione di ciò, egli ha difficoltà a rapportarsi con l’alterità, a strutturare un’immagine valida di sé e a conquistare il senso di autoefficacia e di autostima;
  • la madre del bambino obeso è fondamentalmente insicura. Questa insicurezza ha una lunga ombra cronologica, rapportabile alla sua infanzia. Infatti, nella fanciullezza materna sono presenti figure genitoriali che hanno dato origine ad un attaccamento insicuro;
  • il rapporto che si instaura fra i due coniugi riflette questa insicurezza materna, per cui ella ha bisogno di continue conferme da parte del marito, che, il più delle volte, non arrivano;
  • attraverso il cibo in abbondanza che la donna fornisce al proprio figlio lenisce le sue insicurezze e la paura, che presenta, di essere abbandonata.

Spesso i genitori non hanno cognizione adeguata dell’eccesso ponderale del proprio rampollo. Tale percezione è una variabile da mettere in relazione con tre ordini di fattori:

  • lo stato socioeconomico della famiglia;
  • il grado di istruzione dei genitori;
  • l’eventuale presenza di sovrappeso o obesità in uno o in entrambi i genitori.

A questo proposito più lo stato socioeconomico e il grado di istruzione sono bassi e meno viene avvertito come problema l’obesità dei figli. D’altra parte se i genitori, soprattutto la madre, presentano anch’essi un eccesso ponderale difficilmente riconosceranno nella propria prole delle problematiche legate al rapporto con il cibo.