Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

  • Categoria: Monografie

La responsabilità educativa tra fatalismo e libero arbitrio - La posizione compatibilista

La posizione compatibilista

Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, quando diveniamo responsabili di noi stessi? Se non siamo responsabili in quanto individui poiché determinati dagli eventi, seguendo Lèvinas (1961) proviamo a fondare una forma di responsabilità in relazione con l’Altro. Secondo il filosofo che io agisca in modo prosociale, antisociale o non agisca affatto, ciò non toglie che l’effetto sull’altro è causato dalla mia azione/non azione, e quindi mia responsabilità. In questo modo, l’individuo/evento sembra essere costretto in una posizione per la quale non può esimersi dalla propria responsabilità, neppure rifiutandosi di agire. Tale prospettiva apre importanti orizzonti educativi in chiave relazionale, tra cui quello particolarmente attuale della cura.

E’ utile ricordare che i comportamenti prosociali sono enfatizzati nelle persone che credono nel libero arbitrio, mentre le credenze relative al fato sembrano incrementare comportamenti antisociali quali, ad esempio, mentire, barare, rubare (Baumeister & Brewer, 2012).

Inoltre è stato dimostrato come l’accreditare il ruolo del libero arbitrio porti ad assumere un atteggiamento maggiormente punitivo nei confronti dell’individuo, secondo il principio della pena retributiva, senza prendere in considerazione le variabili che influenzano l’agire in modo antisociale.

Sembra quasi un paradosso se si considera che l’azione antisociale viene spesso messa in atto da individui provenienti da contesti di abusi, maltrattamenti dove hanno sperimentato vissuti di impotenza che radicano in essi la sensazione di non avere possibilità di scelta del proprio destino.

A questo proposito Pereboom (2001) propone una giustizia dove non ci sia spazio per una responsabilità intesa come biasimo morale ma con una maggiore attenzione verso la riabilitazione, proprio alla luce dei fattori deterministici che influenzano il comportamento umano. In altre parole: come possiamo essere puniti per un’azione se non siamo liberi nella volontà di compierla?

Insomma nel dilemma tra determinismo e indeterminismo è da ricercare una posizione di tipo compatibilista, ovvero un approccio che tenga conto sia l'effettiva possibilità della libertà umana sia l’influenza di fattori esterni al soggetto, un approccio che consideri allo stesso tempo l’individuo libero nell’azione ma non sempre nella volontà. Secondo il pensiero compatibilista, la volontà umana potrebbe considerarsi libera anche in presenza di un ordine causale. Ciò permetterebbe all’individuo di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, in quanto essere avente in sé la capacità di distinguere ciò che bene da ciò che male.