- Categoria: Dibattito a scuola
- Scritto da Manuele De Conti
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Dibattito: reperire il materiale per sostenere la propria tesi
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Fin dall’antichità gli oratori di professione si sono domandati se alla base della capacità di discutere ci sia il sapere, oppure se la cultura sia separata dal maneggio dell’arte verbale. Così la pensa Cicerone «[…] nessuno può essere un oratore compiuto se non ha acquisito la conoscenza degli argomenti e delle discipline più importanti. Infatti il discorso deve sbocciare e sgorgare abbondante dal sapere».
L’autorità di Cicerone corrobora una posizione condivisa nell’ambito dibattimentale: la ricerca è il fondamento attorno al quale il dibattito ruota. Senza argomenti e prove per sostenere e difendere le proprie tesi, un buon dibattito è pressoché impossibile. Ma come ci si può preparare per affrontare i dibattiti regolamentati? Come può essere svolta una ricerca efficace senza disperdersi nella moltitudine dei documenti? Per evitare fraintendimenti esplicitiamo che con «ricerca» si intende il reperimento degli elementi che compongono le argomentazioni visti nel precedente articolo, ossia informazioni, ragioni e motivi, prove, esempi, o dati, e fondamenti quali princìpi, teorie o valori.
Oggigiorno una ricerca può essere intrapresa, o almeno avviata, tranquillamente da casa. Internet, infatti, offre una notevole quantità di siti su qualsiasi argomento. Tuttavia questo è già un primo problema d’affrontare. Ad esempio digitare virtù su Google conduce a oltre tre milioni di risultati e tra questi ci si deve destreggiare. Pertanto alcune regole basate sul buon senso e sull’osservazione possono essere d’aiuto per distinguere siti o documenti attendibili da quelli che tali non sono.
Per prima cosa è importante verificare qual è la fonte del documento reperito. Il testo che stiamo leggendo può infatti essere anonimo oppure essere attribuito a un’organizzazione o ad uno o più autori. Nel caso di fonte anonima, lo scetticismo è un imperativo. Forse trascurare quanto si sta leggendo a favore di altri e più trasparenti testi è preferibile, ma si può anche intraprendere una più approfondita ricerca per verificare se la stessa informazione è riportata in altre pagine o documenti con autore riconoscibile. Nel caso l’informazione che serve sia attribuita ad un’organizzazione o a uno o più autori è invece opportuno intraprendere una ricerca su questi, cercando di valutarne la credibilità. Ad esempio professori universitari presenteranno pagine sobrie legate ai server delle università in cui lavorano e in queste pagine sarà possibile trovare la descrizione dei loro interessi di ricerca e le loro pubblicazioni. Sedicenti ricercatori e organizzazioni presentaranno invece riferimenti generici, riferimenti ad altri e altrettanto vaghi enti o organizzazioni, oppure saranno caratterizzati da eccessiva autocelebrazione. Non è raro inoltre imbattersi in presunti esperti che esibiscono titoli accademici non corrispondenti alla disciplina su cui intervengono, titoli emessi da istituzioni non riconosciute o addirittura titoli falsi, come avviene da parte dei sostenitori delle pseudoscienze, ossia quelle credenze, teorie o pratiche che si presentano come scientifiche, ma che tali non sono.
Inoltre siti o ricerche poco attendibili per rendere credibili le nozioni che propugnano possono presentare espressioni quali “antica saggezza” o “antica conoscenza”, o espressioni che alludono a una repressione autoritaria dei loro risultati o a una cospirazione contro i loro esiti del tipo “[…] non vogliono che si sappia” o “Ciò che non vi viene detto dai medici”. In questo modo aggirano l’onere di rispondere con prove e argomenti plausibili alle critiche loro mosse o affrettano l’adesione del lettore a conclusioni in conflitto con i risultati scientifici. Tali siti o documenti, inoltre, possono includere il riferimento a testimonials o personaggi famosi, ma che non costituiscono alcuna prova della verità o efficacia di quanto proposto. Diversamente, siti e soprattutto ricerche attendibili non si rifanno alla tradizione, al complotto o a nomi d’effetto bensì all’ampio contributo di ricerche e ricercatori coevi.