- Categoria: La Bacheca dei Lettori
- Scritto da Laura Alberico
Bersagli
La cronaca quotidiana offre sempre uno spaccato della realtà, aspetti di un disagio sociale che rende sempre più complessa la convivenza civile, le relazioni familiari e istituzionali. La comunità educante come anche quella sanitaria e politica sono esposte negli ultimi tempi a fenomeni di intolleranza e violenza gratuiti; tuttavia, come sempre, l'analisi delle cause non può diventare una giustificazione ma lo strumento teso a interpretare e in qualche modo evidenziare la complessità del malessere che rende disfunzionale il sistema sul quale diritti e doveri non rappresentano più una pari opportunità di crescita ma un precario equilibrio di visibilità e rappresentatività.
L'istituzione scolastica, in questo contesto, si fa sempre portavoce dello scontro tra generazioni, adulti e adolescenti che attraverso la comunicazione e la conoscenza dovrebbero confrontarsi generando una crescita culturale orientata per la formazione integrale dei giovani. Il recente fatto di cronaca che ha visto una insegnante bersagliata e dileggiata dalla classe crea sconcerto e preoccupazione non solo per l'atto in se stesso ma per quello che lo rappresenta in termini valoriali. Il bersaglio contro i rappresentanti delle istituzioni può significare non solo un rifiuto ma anche un atto di intolleranza verso chi veicola la cultura e l'informazione, quella cultura che oggi per molti giovani rappresenta uno spazio obbligato e privo di agganci con la vita reale. In un contesto comunicativo aperto e sincero non servono "armi" di offesa o difesa, più o meno violenti, ma il rispetto maturato e consapevole dell'alterita', quella umanità ed empatia di relazioni che i canali virtuali, di cui si nutrono quotidianamente gli adolescenti, hanno reso unico e autoreferenziale spazio di azione e conoscenza.
Gli adulti possono e devono riequilibrare spazi, tempi e modi per la fruizione di una efficace cultura di informazione e formazione, gli strumenti che aiutano i giovani a pensare e agire senza condizionamenti ma soprattutto a gestire rabbia, intolleranza, impulsività incontrollate. Questo è il vero e unico bersaglio verso il quale indirizzare potenzialità e risorse, attitudini e comportamenti, l'educazione che può anche diventare una ri-educazione come Maria Montessori sosteneva: Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconsce, le malattie spirituali che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell'ambiente artefatto.