- Categoria: Editoriali
- Scritto da Laura Alberico
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L'etica della comunicazione
Mantieni i tuoi pensieri positivi, perché i tuoi pensieri diventano parole. Mantieni le tue parole positive, perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti. Mantieni i tuoi comportamenti positivi, perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini. Mantieni le tue abitudini positive, perché le tue abitudini diventano i tuoi valori. Mantieni i tuoi valori positivi, perché i tuoi valori diventano il tuo destino. (Mahatma Gandhi)
Ci troviamo in un periodo storico particolare in cui l'informazione riveste un ruolo primario considerando il contesto sociale, economico e politico. Il mondo globalizzato è di fronte a sfide importanti che mai prima d'ora sono state in grado di sollevare problematiche così rilevanti sul piano della salute pubblica. In un mondo dove tutto e il suo contrario rappresentano due facce di una stessa medaglia la comunicazione diventa il baricentro attorno al quale ruotano teorie, opinioni, convinzioni e orientamenti personali. Le origini della pandemia, ancora tutte da accertare e condividere, hanno messo in campo ricerche e studi su vari fronti, l'esito dei quali (se non per curiosità e volontà personale di approfondimento) non abbiamo conoscenza dai mezzi di informazione istituzionali.
In questo contesto ci sono grossi interessi economici che i colossi del farmaco tendono a difendere e preservare per definire i confini della loro supremazia e legittimità. Assorbiamo e metabolizziamo ogni giorno le comunicazioni ufficiali e governative, politica e sanità, su binari paralleli, mirano alla vaccinazione di massa come unico traguardo di ripartenza e superamento della crisi del sistema. Il pensiero critico e anche quello fuori dal coro generale viene considerato un male da evitare e relegare alla marginalità di un "difetto" da scartare perché disfunzionale.
In questo panorama l'etica della comunicazione perde i suoi connotati, diventa una lotta contro i mulini a vento, contro le paure e i fantasmi di una guerra senza confini. L'Italia a "colori" mostra la sua fragilità, il camaleontico trasformismo di leggi e decreti che scandiscono a tamburo battente i tanti giorni di limitata libertà che si avvicendano come i grani di un rosario di una infinita litania. La conoscenza è un atto di libertà e di consapevolezza, di equilibrio e discernimento, di curiosità e verità. Su questi presupposti una frase di George Orwell dà voce al pensiero critico, a chi si pone delle domande e per questo crede che l'etica della comunicazione sia un diritto-dovere da difendere e tutelare per il presente ma soprattutto per un futuro migliore: In tempo di menzogna universale dire la verità diventa un atto rivoluzionario.
copyright © Educare.it - Anno XXI, N. 4, Aprile 2021