Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIII, n. 9 - Settembre 2023

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Oblio

C’è un momento nel percorso di vita di alcune persona in cui, ad un certo punto, sembra che nei comportamenti quotidiani il confine tra "ragione" e "follia" sfumi e tutto divenga confuso.
A volte non se ne ha consapevolezza e si continua a vivere come se tutto non potesse che girare in quel modo. Altre volte ci si ritrova immersi nel buio e non si riesce più a vedere il modo di uscirne.
Ma quando arriva quell’altro momento in cui si coglie la possibilità di comunicare questa condizione è come se si stesse cercando una strada, un po’ di luce, un appiglio a cui appendere quella fioca volontà che a volte è tutto ciò che si ha per scrollarsi di dosso quel senso di oblio che ci sembra ci circondi.

Ciò che segue è una sorta di descrizione di questo viaggio, di questa lenta rincorsa fatta di fermate e di ripartenze, di chi non riuscendo ancora facilmente a cogliere il bandolo della matassa continua comunque a cercarlo. Di chi vive la vita come un tormento, legato a qualcosa che lo consuma ma dalla quale cosa non sa staccarsi. Non è facile stare accanto a qualcuno che non sa cosa vuole, non è facile stare a fianco di qualcuno che si vuole aiutare e non si sa come. Non è facile quando ti chiede di aiutarlo ma non ti dice come.
A volte penso che forse in quel momento ti chiede semplicemente di non lasciarlo solo, perché la solitudine può essere ancor peggio dell’oblio.

OBLIO

"Eccomi qua"
quante parole e pensieri mi circondano,
quante frasi che non so comporre
quanti sentimenti che non so pronunciare.
Non è facile rispondere alla domanda "come stai"
eppure so già che è sempre la prima cosa che chiedi.
Sono passati anni, è vero, ma ancora non sono pronto a rispondere.
"Come sto?", non è facile…
E’ ancora lì, ancora in me, come un demonio
che mi chiama, mi attira, mi insegue.
Si insinua nei momenti più diversi:
posso star bene o star male
posso soffrire o gioire
posso esser solo o incontrare qualcuno
ma lui arriva, arriva sempre:
un richiamo battente.
E’ come un pensiero che inizia appena mi sveglio
senti qualcosa dentro di te
subito non sai cos’è
è uno stato, una sensazione
ed è terribile
perché non lo sai afferrare
non lo identifichi subito;
pensi che se ne può andare
che "tanto poi passa"…
E invece
cresce, cresce, cresce…
Te ne puoi dimenticare anche per un po’,
ma solo un po’.
Poi diventa più forte
e a quel punto non c’è più nulla da fare.
Le parole non servono, i divieti non esistono,
le buone intenzioni neppure.
E’ come inserire il pilota automatico
sai dove devi andare
sai cosa devi comperare
sai come preparare la dose
sai come dev’essere consumata.

non comprendi e non sai più nulla

per un attimo il mondo non esiste più

esisti solo tu e poi neppure quello

poi passa e ti assale un tormento,
come una sorta di tradimento che tu non sai dire cos’è…
Lo so non è facile capire
ma è come salire lassù, sulla montagna,
sul ciglio del passo…
raggiungere la vetta e sentirsi in alto,
più in alto del mondo, più forte di tutto, più grande di tutti.
......
Ma quando arrivo lassù
ancor oggi non capisco
se in quel momento il mio sguardo si pone
sull’infinito o sul dirupo.
Ma ci penso, e quando torno quaggiù,
quando parlo con te e rivivo quel momento
e rifletto su quel desiderio o bisogno di andare
non so ancora – e forse mai saprò –
se in questa mia vita
tra infinito e dirupo
esista differenza.

 

 


copyright © Educare.it - Anno III, Numero 12, Novembre 2003