- Categoria: Vivere di Scuola
- Scritto da Marcella Ferrante
- Visite: 5272
Una classe ideale
La nostalgia della Scuola è attualmente un mio sentimento costante. Ho sempre condiviso, durante gli anni d’insegnamento, le parole che Seneca appassionatamente scrive a Lucilio:…"io desidero trasfondere in te tutta la mia vita spirituale e provo una grande gioia d’imparare qualche cosa proprio per insegnarla: nessuna cosa per quanto eccellente e salutare mi darà mai diletto, se io debba saperla solo per me stesso…" ("Lettere a Lucilio", lettera VI).
Quando l’insegnamento, inteso come esigenza spirituale, come bisogno di trasmettere conoscenze e riflessioni, viene a mancare,il rammarico è veramente grande: è una sorta di disagio spirituale perché una parte della propria personalità rimane inespressa.
Restano i ricordi, alcuni bellissimi, altri molto meno. Un giorno parlerò di quest’ultimi, oggi voglio ricordare la mia classe migliore.
Era l’anno scolastico 1987/88; la classe era costituita tutta da ragazze giovani che frequentavano un Corso per Maestre d’Asilo. Forse perché erano soltanto nove, o forse per una fortunata combinazione, si stabilì subito tra di loro e con me un’intensa atmosfera d’intesa e di collaborazione reciproca. Erano ragazze piene di entusiasmo e dotate di grande sensibilità; tra di loro c’erano anche due "artiste": una era un’apprezzata decoratrice, un’altra studiava anche al Conservatorio e attualmente insegna Canto Corale presso un Istituto di Suore. Prediligevano le mie materie ed anche la meno motivata tra loro finì per essere coinvolta dall’entusiasmo delle compagne.
Per Natale, sapendo che io non accettavo regali, specie di valore, mi riempirono di oggettini fatti da loro con la plastilina: portamatite e scatoline varie, un fazzolettino ricamato a mano e perfino una cassetta con incise alcune canzoncine infantili cantate da loro. Questa armonia dette i suoi frutti: tutte furono promosse a pieni voti. Ma ciò che ricordo di loro con autentica tenerezza è una lettera che mi consegnarono a fine anno firmata da tutte; conteneva parole di ringraziamento e di affetto, ma una frase mi colpì profondamente, questa: "la ringraziamo per tutte le cose che ci ha insegnato e soprattutto perché ci ha fatto comprendere che il nostro mondo interiore è il patrimonio più grande".
E’ proprio vero che l’Insegnante non deve educare solo con la bocca e gli alunni non devono ascoltare solo con le orecchie: il processo educativo si realizza, per dirla con Gentile, nel momento in cui lo spirito del maestro e quello dell’alunno s’incontrano, quando cioè si attua una interazione di spiriti.
Solo allora la Scuola diventa vita, cioè sentimento, esperienza, riflessione propria.
copyright © Educare.it - Anno II, Numero 9, Agosto 2002