- Categoria: Vivere di Scuola
- Scritto da Simona Premi
Da collega a collega, dialogo sulla valutazione
Qualche anno fa sono stata affiancata come tutor a una collega in anno di formazione. Durante i momenti dedicati all’ascolto e alla consulenza, la collega mi ha subito espresso il suo timore nell’affrontare l’atto valutativo. Cosa significa valutare e soprattutto come compiere questo atto educativo complesso, che pone molti docenti, anche esperti, sulla difensiva perché è esposto alle famiglie e agli studenti?
Sono d’accordo con la giovane collega, il percorso valutativo è uno dei compiti più importanti e complessi che ci sono affidati ed è svolto all'interno di contesti in continuo cambiamento. Indubbiamente molti insegnanti preferiscono non assumersi rischi e scelgono di rimanere nel territorio più sicuro dei “compromessi delle risposte corrette”, come lo definisce Gardner. Molto spesso sia gli studenti, sia le famiglie preferiscono la tipologia di prove in cui l’alunno dà evidenza di efficacia riproducendo i contenuti del sapere tuttavia questo approccio rischia di generare conoscenza inerte e non mette gli studenti nelle condizioni di confrontarsi con situazioni reali.
Riflettendo con la collega ho spiegato che per me valutare significa dare valore, valorizzare, non solo gli allievi ma anche l’azione educativo-didattica, che posso orientare e migliorare attraverso il processo valutativo stesso. L’ho invitata a metter da parte per un attimo la semplicità e la sicurezza delle prove strutturate, l’assillo della mancanza di tempo per completare il cosiddetto programma, la preoccupazione per la complessità delle classi o la difficoltà dell’uso del registro e di provare a concentrarsi sul processo valutativo.
L’oggettività è un’illusione, come spiega Heisemberg: la realtà̀ della quale possiamo parlare non è mai la realtà̀ “in sé”, ma è una realtà̀ filtrata dalla nostra conoscenza. La valutazione è parte integrante del processo d’apprendimento, interviene in tutte le sue fasi e ha almeno due fondamentali funzioni: formativa e sommativa. La sua qualità è definita dall’uso di strumenti accurati e attendibili, dalla modalità trasparente e plurale, dalla raccolta di documentazione e dalla condivisione delle scelte nel gruppo di lavoro.
Gli strumenti d’analisi si differenziano in base agli aspetti che andiamo ad osservare: possono essere verifiche scritte, orali, compiti autentici, schede di autovalutazione, valutazione tra pari e protocolli di osservazione. La sintesi dei vari strumenti ci viene data dalla rubrica valutativa. Il docente dunque deve attivare una ricerca personale e di team, studiare, rielaborare e sperimentare per non restare all’esterno dell’apprendimento ma per collocarsi accanto ad ogni allievo.
Uscire dalla comfort zone dei “compromessi delle risposte corrette” significa alzare lo sguardo dalla prestazione ai processi, elaborare prove di competenza che restituiscano la complessità dell’apprendimento, a differenza della mera riproduzione della didattica trasmessa. Significa dunque guardare all'allievo come soggetto, non oggetto, della valutazione. E ancora, occorre dare rilievo alla documentazione: tutte le evidenze raccolte contribuiscono a restituirci l'immagine degli alunni, non solo gli esiti delle prove di verifica, ma molto di più.
E le prove Invalsi, come li prepariamo? Molti colleghi esperti, oltre ai docenti neo immessi in ruolo, si pongono questa domanda. Spesso infatti l’ansia da prestazione sembra colpire più i docenti che gli studenti.
In questo caso è la normativa in materia di valutazione scolastica che ci offre supporto: esiste una valutazione contestuale, formativa, centrata sul percorso unico del singolo alunno riferito alla totalità della sua persona, nelle sue dimensioni cognitive, volitive e sociali (come rimanda il concetto di competenza), affidata completamente ai docenti e una valutazione di sistema, nazionale, che utilizza strumenti standardizzati per accertare la capacità il raggiungimento dei traguardi formativi ritenuti essenziali. Le prove nazionali forniscono un ulteriore sguardo sui nostri studenti e sulla nostra azione educativo-didattica.
Riferimenti normativi
- Ordinanza ministeriale 172 del 4 dicembre 2020
- Decreto legislativo n. 62/2017
- DM n. 741/2017
- DM n. 742/2017
- Nota n. 1865 del 10 ottobre 2017
- Decreto Ministeriale 122 del 2009
- Linee guida valutazione scuola primaria
Riferimenti bibliografici
- Howard Gardner, Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Feltrinelli, 2021
- Mario Castoldi, Valutare e certificare le competenze, Feltrinelli, 2016
Risorse Invalsi: https://www.invalsiopen.it/
Autrice: Simona Premi, insegnante di scuola primaria, ha svolto nel suo Istituto Comprensivo il ruolo di funzione strumentale per la valutazione e referente Invalsi.
copyright © Educare.it - Anno XXIV, N. 6, giugno 2024