Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 5 - Maggio 2024

  • Categoria: Adolescenza

Ha paura della paura

adolescente rockSono la madre di una ragazza di 14 anni. Premetto che mia figlia ha molti interessi: ama lo sport (che ha fatto anche a livello agonistico), è innamoratissima della musica (suonava il pianoforte, ultimamente sta prendendo lezioni di chitarra perché vorrebbe diventare una chitarrista rock), ama leggere e adora disegnare (da quando era molto piccola disegna fumetti sempre e dovunque). Quest'anno frequenta il primo liceo classico ed è entusiasta della nuova scuola e delle ragazze nuove che ha conosciuto, anche se continua, come in passato, con un'azione selettiva, poiché lei non è esattamente un tipo allineato e conformato (ama musica anni '70/'80 e quasi si veste un po' come certi personaggi dell'epoca), per cui cerca i coetanei che più le somigliano, scartando praticamente tutti quelli esattamente allineati alle mode attuali. Fin qui il quadro direi che si presenta buono, non ottimo perchè da un punto di vista sociale paga spesso la sua personalità "sui generis". Ma purtroppo da qualche mese ha iniziato a soffrire di "paura della paura".

Faccio degli esempi: ha scoperto che ci sono stati cantanti che si sono suicidati e ha iniziato a temere che questo possa accadere anche a lei, poichè in quanto ama la musica potrebbe diventare famosa e quindi finire come loro. E di qui le parte uno stato d'ansia che la fa piangere, agitare ecc. Oppure vede qualcosa che la turba (su internet, in TV ecc.), e le si innesca il pensiero che in qualche modo potrebbe riguardarla e le riparte l'ansia che la fa piangere. Insomma continuamente c'è qualcosa di opportunistico che le fa paura e le innesca una relativa ansia. Sono mesi che le parlo a lungo, e dopo i mie discorsi immediatamente si tranquillizza e torna alla sua baldoria e allegria. Ma questi episodi sono frequenti, giornalieri. Le sto molto vicino e le sto dando tutto il mio amore, perché lei non si senta meno amata di quanto lo sia stata da bambina. Condivido con lei passioni musicali, passeggiate, libri ecc. Le spiego ogni volta che le insorge la paura ed il pianto che si trova in una fase di vita delicata, in cui la novità del mondo degli adulti in cui sta entrando le può creare dei timori del tutto normali, che poi supererà. Le ho spiegato che lei ha paura proprio di ciò che non vorrebbe che accadesse alla sua vita (suicidio, depressione) e queste paure le generano l'ansia. Ed è questa che deve imparare a disinnescare, lasciando pure arrivare le paure che invece sono normali, di autodifesa. L'ho invitata quindi ad annotare su un diario ogni paura che le insorge e le relative deduzioni sbagliate che ne trae, affiancando ad ogni deduzione negativa fatta dalla sua mente un contropensiero positivo e soprattutto reale, che non sia frutto della sua fantasia. Le ho creato uno schema base da utilizzare per la sua scrittura giornaliera. Oltre al diario giornaliero, le ho detto di scrivere sempre subito la paura opportunistica che le è arrivata nella mente (anche se è a scuola) e scrivere subito a fianco un contropensiero che sia razionale. La ragazza è molto intelligente e capisce da sola che le deduzioni negative che la inducono al pianto sono irrazionali. Il suo problema è che è un po' pigra in questo senso, ma ora siamo d'accordo che questo lavoro di scrittura lo farà ogni giorno, oltre a poter parlare ovviamente con me, che sono sempre a sua totale disposizione, con tutto l'amore di cui posso.
Ultimo, ma non meno importante (last but not the least!), ha un padre che l'adora e un fratello di 13 anni con cui ha sempre giocato e fatto alleanza. La nostra è una famiglia serena, con nonni, cugini, zii amorevoli ecc. per cui credo che questa sua paura purtroppo sia innata. Ricordo che anche quando era piccola all'asilo la maestra diceva che a volte piangeva da sola senza motivo. Quando a casa le chiedevo il perchè mi rispondeva che aveva paura e voleva la mamma.
Premesso quanto sopra, chiedo conforto per questa strada che stiamo seguendo; chiedo di volermi indicare se sto sbagliando e se devo fare qualcosa di diverso. Io cerco di apparirle sempre serena, sicura di me, calma e con il sorriso, quando la consolo. Ma dentro di me si sta aprendo una voragine di disperazione perché ho paura che con questi pianti e queste paure mia figlia possa finire col perdere la serenità e la gioia di vivere che invece desidera tanto mantenere.

 

Cara signora
comprendo la sua preoccupazione e ansia nel vedere e sentire sua figlia che piange agitata e spaventata, e mi complimento con lei per l’attenzione che le sta portando, per l’impegno nel cercare soluzioni per alleviare il suo dolore, e per la disponibilità a mettersi in dubbio chiedendo a noi suggerimenti. Tutto ciò non è scontato. Per quanto sia importante tenere sempre le antenne bel alzate quando in casa arriva l’adolescenza con i suoi mille travestimenti, affinché segni di malessere non si trasformino nel tempo in sintomi di psicopatologia, la sua descrizione mi sembra evidenziare nella ragazza e in voi adulti la presenza di buone risorse e competenze per poter gestire questo momento difficile. Sua figlia appare essere una ragazza intelligente e molto sensibile; tali caratteristiche probabilmente accentuano alcune criticità solitamente presenti nella fase fisiologica adolescenziale. Le sue emozioni, sia quelle positive sia quelle negative, sembrano infatti presentarsi intense, a volte con difficoltà di gestione e contenimento (quelle più impegnative quali la paura e l’ansia). Per fortuna sua figlia è capace di chiedere a lei aiuto e non si ripiega su se stessa, come purtroppo a volte accade a questa età.

I cambiamenti di questo periodo delicato e vulnerabile non riguardano però solo il piano emotivo, ma anche quello fisico e cognitivo. È probabile che le trasformazioni di quest’ultimo, stiano dando l’opportunità a sua figlia di pensare anche in un modo diverso, sviluppando capacità di astrazione e di metacognizione, e di conseguenza anche quella di introspezione e consapevolezza. Probabilmente sua figlia sta percependo in modo più consapevole anche gli aspetti autonomi di se stessa rispetto alle figure genitoriali, sia di pensiero che legati all’emotività, e viene spaventata dalla consapevolezza della responsabilità verso se stessa, considerandosi ancora poco capace, e a ragione, in quanto ha solo 14 anni. In questa fase di crescita, infatti, alcuni aspetti evoluti (ad es. quelli cognitivi) si accostano spesso ad altri meno elaborati, di tipo ancora infantile (es. sviluppo emotivo), creando una disarmonia evolutiva, che a volte comporta l’insorgenza di disagi. A me sembra che sua figlia, come molte ragazzine e ragazzini di questa età, sia spaventata da tutto ciò che sta cambiando dentro e fuori di lei. Ora ha iniziato la scuola superiore, ha un nuovo gruppo classe, si confronta con nuovi coetanei. Ha lasciato suo fratello nella scuola media, ha scelto una scuola pensando al suo futuro. Ha paura di scegliere, di sbagliare, di crescere, timore di intraprendere strade e soluzioni sbagliate per se stessa, paura di deludervi, essendo stata per sua fortuna sempre una bambina adeguata, capace, e amata. Si stanno infatti modificando dentro di lei le coordinate di riferimento, che si definiranno nel tempo solo attraverso prove ed errori. Per questo è necessario che la famiglia sia presente, attenta a osservare la sperimentazione di autonomia all’esterno, in questo momento però appena iniziata. A questa età l’avvicinamento a ragazze simili a lei è un buon segno di crescita e di adattamento alla realtà esterna alla famiglia. Sua figlia sembra ancora bisognosa del piccolo gruppo o del rapporto uno a uno con le coetanee, piccoli contesti di confronto che le permettono di sperimentare la relazione fuori dalla famiglia ma anche di sentirsi al sicuro; il confronto con il grande gruppo è probabilmente per lei in questo momento troppo impegnativo. Ma è sulla strada buona, e ognuno ha il suo tempo.

Mi sembra pertanto molto importante e utile quello che lei già sta facendo per sua figlia, starle accanto e rassicurarla. Sottolineerei, se non lo ha o avete già fatto, che sarà amata anche se sbaglierà, anche se sceglierà in modo errato, che non sarà sola e nessuno è perfetto, che voi l’aiuterete a rialzarsi, la accompagnerete rimanendo al suo fianco lasciandola anche sbagliare.  Altro punto critico infatti per i genitori è trovare la giusta distanza/vicinanza nella relazione con il proprio figlio adolescente. Quanto proteggerlo e quanto lasciarlo sperimentare alla ricerca della propria autonomia? In questo caso è utile se non necessario fare attenzione a non far sì che l’ansia sua e degli altri familiari trasformi il sostegno in un’invasione dello spazio individuale e privato della ragazza.  Si potrebbe valutare per questo motivo anche l’opportunità di cercare uno spazio di ascolto psicologico per adolescenti, evidenziando la privacy e la neutralità di tale servizio, mantenendo comunque, quando la ragazza lo chiede, lo spazio di condivisione e sostegno con lei, in quanto, in questo momento, sembra essere prezioso sul piano affettivo e insostituibile. Quando ascolta le sue paure, però, non finga di essere serena se non lo è, le dica che le spiace vederla soffrire perché le vuole bene, ma che non è preoccupata di ciò che sta accadendo perché sa che è una crisi di crescita, anche se prima o poi passa, sa che quando c’è fa soffrire. È importante non negare le emozioni, condividere che sono a volte impegnative e faticose ma si possono sopportare, nominare, esprimere e sono soprattutto preziose perché ci permettono di conoscerci, capire cosa ci fa bene e cosa ci fa male. Per questo considero ottimo lo strumento del diario come contenitore, suggerisco che le parole vengano scritte liberamente, in forma il più possibile spontanea, senza troppa attenzione a sintassi e ortografia, al lessico adeguato o meno. Lì si può dire l’impossibile, anche l’inascoltabile, nessuno le leggerà se non sarà lei a mostrarle. Sono pensieri, emozioni e parole scritte su un foglio, non sono azioni. Hanno necessità di uscire ed esprimersi, ma hanno anche la possibilità di trasformarsi. Presumo che più sua figlia avrà feedback positivi delle esperienze esterne alla famiglia, e maggiore sarà la sua serenità verso il nuovo. Per questo suggerisco di offrirle opportunità di frequentazione di amiche con cui poter creare legami significativi.

Stia tranquilla, ce la farete. Mi chiedo però se lei riesce a coinvolgere suo marito in questa situazione perché così come lei racconta appare sola con un carico emotivo e di responsabilità molto elevato.  È importante che anche lei condivida con qualcuno i vissuti e i dubbi di questa fase, anche per evitare che l’alleanza madre figlia diventi esclusiva e precludi le altre relazioni. Lo evidenzio per lei ma anche per la ragazza, a volte infatti accade che non riusciamo a creare legami significativi “altri” per paura di tradire quello per eccellenza più significativo da quando siamo nati, solitamente quello con la figura materna. Paradossalmente quando la figlia diventa consapevole di non essere l’unico oggetto d’amore della propria madre, diventa per lei più facile allontanarsi e avere maggiore fiducia verso le nuove relazioni del futuro.

 


 copyright © Educare.it - Anno XIX, N. 10, Ottobre 2019

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