- Categoria: Educattiverie
- Scritto da Laura Alberico
In guerra non si vince
Il tam tam quotidiano delle notizie di guerra è diventato uno scenario consueto, la politica dei contrasti e schieramenti si snoda tra blocchi di potere ancorati a ferme convinzioni di diritto, equità, libertà. La guerra di resistenza partigiana è un ricordo lontano, pagine di storia ingiallite dal tempo, il bianco e nero di pellicole datate dove la morte conserva ancora il pudore e il silenzio di una giusta e necessaria sacralità.
La guerra dell'era mediatica si consuma alla ricerca di scenari cruenti offerti da diverse angolazioni e interpretazioni, paesaggi spettrali di macerie nei quali le case sembrano gusci vuoti di conchiglie spiaggiate, lacrime di intere famiglie costrette all'esodo o alla sopravvivenza in improvvisati cunicoli sotterranei. Questa guerra prende il suo tempo, maschera gli obiettivi, confonde le carte di poteri assoggettati alla diplomazia e alle rivendicazioni delle parti, il tutto documentato e fotografato per aumentare la divisione più che la condivisione degli spettatori. I giochi di potere più o meno manifesti dilatano il tempo, avanzamenti e retrocessioni di un gioco crudele che l'onda mediatica fa lievitare senza riserve. Ma la guerra è sempre tale, fredda o meno che sia, se semina distruzione, morte e cancella i diritti fondamentali di una società civile che fatica a trovare il suo riscatto e la sua necessaria espressione. In guerra non si vince mai perchè la vittoria è sempre l'affermazione di superiorità e potere sui più deboli. Come sosteneva A. Einstein: la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.
copyright © Educare.it - Anno XXII, N. 4, Aprile 2022