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Latrano i mastini della guerra, aizzati dal rumore delle bombe e dall’odore penetrante dei soldi. Si chiede all’Italia il 2% del PIL in spese militari (quasi 40 miliardi di Euro all’anno) per sedare quelle paure di cui in buona parte sono responsabili proprio i Paesi che oggi corrono alle armi.
La memoria ci impone di ricordare il fallimento della dottrina preventiva che ha destabilizzato il Medio Oriente e che sta all’origine dei conflitti che oggi ci fanno inorridire.
Fin dai primi giorni di queste ostilità senza precedenti nella Striscia di Gaza, l'UNICEF è stato chiaro sulla necessità di un immediato cessate il fuoco umanitario, di far arrivare gli aiuti e di liberare i bambini rapiti. Come molti altri, abbiamo implorato la cessazione dell'uccisione dei bambini.
I nostri timori più gravi riguardo al numero di bambini uccisi, che sono diventati decine, poi centinaia e infine migliaia, si sono concretizzati in appena due settimane. I numeri sono spaventosi: si parla di più di 3.450 bambini uccisi; il numero aumenta in modo sconcertante ogni giorno.
Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini. Per tutti gli altri è un inferno.
Ma le minacce per i bambini vanno oltre le bombe e i mortai. Vorrei parlare brevemente dell'acqua e dei traumi.
Più di un milione di bambini a Gaza (ovvero tutti i bambini) vivono anche una crisi idrica. La capacità di produzione idrica di Gaza è pari ad appena il 5% della sua produzione giornaliera abituale. La morte dei bambini - in particolare di quelli con meno di un anno - per disidratazione è una minaccia crescente.
Questo è ciò che ha detto una mia collega dell'UNICEF, Nesma, che vive e lavora a Gaza. Ha due figlie, Talia di 4 anni e Zain di 7 anni: Mi spezza il cuore vedere bambini intorno a me che cercano una tazza d'acqua pulita e non riescono a trovarla. Zain continua a chiedere acqua normale. Intende acqua potabile sicura, non acqua salata che è l'unica opzione al momento e che sta facendo ammalare Zain, 7 anni, e molti altri bambini.
E poi c'è il trauma. Quando i combattimenti cesseranno, il costo per i bambini e le loro comunità sarà sostenuto dalle generazioni a venire. Prima di quest'ultima escalation, più di 800.000 bambini di Gaza - tre quarti dell'intera popolazione di bambini - avevano bisogno di assistenza psicosociale e per la salute mentale. Ciò prima di quest'ultimo incubo.
La stessa collega dell'UNICEF, Nesma, che ha parlato della sua bambina di 7 anni che chiedeva disperatamente acqua pulita, ha spiegato il trauma che sta vivendo la sua bambina di 4 anni. Talia, quattro anni, mostra gravi sintomi di stress e paura e ora soffre di comportamenti autolesionistici: si strappa i capelli e si gratta le cosce fino a farle sanguinare. Eppure, come spiega la madre: Non posso permettermi il lusso di pensare alla salute mentale delle mie figlie. Continuo a ripetermi: 'Nesma, tienile in vita'. E quando tutto questo finirà, fornirò loro supporto mentale e cure mediche.Perciò ribadiamo, a nome di Talia e Zain e degli altri 1,1 milioni di bambini di Gaza che vivono in un incubo: abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario immediato. E tutti i valichi di accesso a Gaza devono essere aperti per consentire l'accesso sicuro, prolungato e senza ostacoli degli aiuti umanitari, compresi acqua, cibo, forniture mediche e carburante.
E se non ci sarà il cessate il fuoco, l'acqua, le medicine e il rilascio dei bambini rapiti? Allora ci precipitiamo verso orrori ancora più grandi che affliggono bambini innocenti.
Dichiarazione del Portavoce dell'UNICEF James Elder alla conferenza stampa del 30/10/2023 al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
Fonte: Unicef.it
Il tam tam quotidiano delle notizie di guerra è diventato uno scenario consueto, la politica dei contrasti e schieramenti si snoda tra blocchi di potere ancorati a ferme convinzioni di diritto, equità, libertà. La guerra di resistenza partigiana è un ricordo lontano, pagine di storia ingiallite dal tempo, il bianco e nero di pellicole datate dove la morte conserva ancora il pudore e il silenzio di una giusta e necessaria sacralità.
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