- Scritto da Manuele De Conti
- Categoria: La ricerca ed i suoi paradigmi
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La tradizione di ricerca positivistica
L’Europa, da metà Ottocento ai primi del Novecento, è interessata da una forte crescita demografica e da una riduzione del tasso di mortalità. Giocano un ruolo incisivo in questo fenomeno le grandi opere di miglioramento igienico delle città unite ai progressi delle scienze mediche, nonché le importanti invenzioni da parte di scienziati e inventori di professione che favoriscono la produzione industriale agevolando il benessere sociale.
In questo quadro, fortemente influenzato dalla ricerca scientifica e dai risultati dell’applicazione tecnologica, si consolida una concezione di conoscenza “positiva”, ossia fondata sui fatti, sulla sperimentazione e sulla matematizzazione del reale: il positivismo. Già in nuce almeno nel Seicento, come dimostrano celebri passaggi del Novum Organum di Francesco Bacone in cui alla conoscenza si perviene con l’osservazione e non mediante la dialettica, il positivismo si propone la conoscenza delle leggi che regolano i fenomeni tramite l’uso del ragionamento e dell’osservazione (Comte, trad. 1967). Mentre la visione teologica e quella metafisica considerano lo studio dell’uomo il fine principale della ricerca e lo studio del mondo esterno un obiettivo secondario, la filosofia positiva inverte gli elementi: la conoscenza delle leggi del mondo esterno è primaria mentre quella dell’uomo secondaria e spesso derivata dalla prima.