Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 5 - Maggio 2024

Quanto ne sappiamo sulle coccole ai nostri piccoli?

babywearingForse è difficile da capire ma le sensazioni e le emozioni si vivono sin dalla nascita: il bambino di pochi mesi vive il contatto (carezza) della propria mamma come comunicazione del "ti voglio bene". Si capisce che non è la semplice carezza ma un gesto dal potere unico e infinito. Ogni gestante dovrebbe sapere che il bambino nella pancia per il suo sviluppo ha bisogno delle coccole, cose semplici come la voce dei genitori, il suono di un carillon o di una o più musiche particolari, le carezze e i baci al pancione.

Dopo il concepimento e già nei primi mesi di gravidanza i recettori del tatto, che regolano il trasporto della sensibilità cutanea, sono i primi ad entrare in attività e trasmettono al neonato le sensazioni di sfioramento e carezze, unica fonte di contatto che ha avuto nella vita intrauterina. Durante la vita intrauterina, la mamma muovendosi fa ondeggiare il liquido amniotico, esercitando una leggera pressione, un delicato e leggero massaggio liquido sull’intera superficie corporea del bambino e continuando quindi a stimolare la ricettività tattile delle cellule cutanee. La mamma comunica con il proprio bambino attraverso il tatto perché il bambino comprende le carezze, gli sfioramenti, i baci, il fatto di essere tenuto tra le braccia della mamma. Per il bambino è una forma di sicurezza che lo riporta alla sicurezza del grembo materno ciò significa felicità, serenità e benessere. Non a caso nei reparti di neonatologia, si cerca di sostenere il più possibile il contatto tra la mamma, il papà e i piccoli prematuri, perché per i neonati essere toccati è fonte di intenso benessere.
Infatti il contatto fisico tra madre e bambino dopo il parto è essenziale per entrambi: aiuta il bambino a superare lo stress della nascita, stimola l'allattamento nella donna aiuta a attivare i recettori che regolano la gestione dei glucocorticoidi, tra cui l’ormone dello stress (cortisolo).

Il primo abbraccio

«A meno di complicazioni, il bambino viene appoggiato sulla pancia della madre appena dopo il parto, sia naturale sia cesareo (fatto in anestesia spinale, lascia la donna vigile)»; «È un contatto essenziale per entrambi. Il cervello del neonato ha sviluppato per nove mesi la sicurezza della sopravvivenza in funzione della madre. Per questo la nascita può essere una fonte di stress da distacco fortissima, che può causare non solo un trauma psicologico ma anche alterazioni anatomofunzionali, per esempio a livello dell’apparato digerente». «Per la mamma i benefici sono soprattutto psicologici: abbracciare il figlio appena venuto al mondo le permette di prendere coscienza dell’esistenza reale di un bambino che fino a quel momento è stato solo immaginato» (dr.ssa Flavia Indrio; http://www.ok-salute.it).

Aggiungo che è una fonte di benessere, un pugno di emozioni improvvise e uniche che generano serenità e amore incondizionato. Il calore, l’odore, il contatto, quel piccolo corpicino indifeso crea un turbinio di sensazioni nuove e positive, un legame così forte e raro che nessuno riesce a ridimensionarlo o sostituirlo, ma la cosa meravigliosa è che una mamma riconoscerebbe il suo bambino ovunque e sempre e per i neonati succede la stessa cosa e nonostante le poche ore di vita sono già capaci di dimostrare il loro appagamento anche difronte ad una carezza.
Sembrerà strano ma è la realtà: neonati ricoverati in patologia neonatale che non possono godere delle braccia dei propri genitori, ogni volta che sentono la voce di questi si rilassano e a modo loro gioiscono, al contatto con le mani (seppur attraverso la culla termica) si evidenzia un netto cambiamento del bambino nei suoi micro movimenti e fantasticamente si potrebbe notare (con incredulità del personale medico) dei leggeri sorrisi di apprezzamento. Tutto ciò semplicemente per dirvi che sin dai i primissimi momenti di vita abbiamo bisogno di coccole tutti e indistintamente e di ciò ne beneficeremo per sempre.

Per lo sviluppo psicofisico del bambino, le coccole sono fondamentali perché sentendosi al centro dell’attenzione dei genitori oltre ai benefici sulla salute e al benessere immediato, acquisiscono sicurezza in se stessi, sviluppano un carattere equilibrato e sereno da adulto. Da alcune ricerche si è verificato che maggiore era la quantità di coccole ricevute da piccoli tanto più è diventata la loro capacità di resistenza allo stress da adulti, diventando adulti più forti e sicuri, con una significativa riduzione della tendenza ad ansia ed aggressività.

Parlando di coccole non possiamo evitare l’argomento “nanna”: per addormentare un bambino ci sono diversi modi cullandolo tra le braccia, posato sul vostro cuore, forse che ciuccia al seno. Ognuno al proprio modo si abbandona al sonno in modo sereno e felice. Quante volte sarà capitato che piange e siete andate da lui, avete sussurrato il suo nome, preso in braccio e visto che si tranquillizza: siete la sua forma di sicurezza, che lo fa sentire bene.


Il babywearing

Una tecnica che si cerca di diffondere e fortunatamente trova terreno fertile per spandere i suoi benefici e il “portare i bambini addosso” ovvero il Babywearing, che nasce come una pratica antica e da sempre usata in molte culture nel mondo per spostarsi insieme ai propri bambini in modo pratico e sicuro, ma oggi rivalutata come un proprio e vero metodo di cura basato sull’ “alto contatto”, così facendo il genitore si pone in atteggiamento di ascolto e disposizione rispetto ai bisogni primari del figlio, dall’altra parte il bambino, trova risposta immediata ai suoi bisogni di contatto, calore, nutrimento e affetto con risvolti positivi sul suo sviluppo psicofisico e relazionale.

Quando il bambino è vicino alla mamma segue il ritmo del suo battito cardiaco e del suo respiro, oltre ai suoi movimenti. Questa stimolazione aiuta il bambino a regolare le sue risposte fisiche e ad esercitare il sistema vestibolare, che controlla l'equilibrio. La fascia aiuta a creare un "utero di transizione" per il bambino, che non ha ancora imparato a controllare tutte le proprie funzioni vitali e i movimenti. (Cfr. "Current knowledge about skin-to-skin (kangaroo) care for pre-term infants". J Perinatol. 1991 Sep;11(3):216-26).

Attraverso il Babywearing, il neonato può sperimentare sensazioni molto simili a quelle vissute nel ventre materno: contenimento, calore, rumori familiari, movimento ritmico, nutrimento. Tutte sensazioni che contribuiscono al suo benessere e che lo predispongono ad un corretto e fisiologico sviluppo, inoltre, riceve stimolazioni visive, uditive, cinestesiche filtrate dalla vicinanza dell’adulto e ciò non è assolutamente da sottovalutare, soprattutto perché gli si permette di partecipare alla vita sociale e quotidiana ma nel rispetto delle esigenze e spazi.
Non dimentichiamo che questo è un ottimo modo per favorire il legame padre-bambino e madre-bambino, creando sicurezza e complicità in entrambi.
Avere il bambino in fascia ci permette non solo di avere le mani libere e quindi di poter dare una dose di coccole mentre ci occupiamo di altro ma anche di accarezzarlo e ammirare le sue espressioni in modo dettagliato e diretto senza farci sfuggire nessun dettaglio.

Parlando ancora di carezze non posso non sottolineare che esse sono una sorgente di piacere, il sistema nervoso grazie a questo contatto secerne endorfine, cioè ormoni naturali che servono per il benessere, che favoriscono il relax, il sonno e tutti i benefici che derivano al bambino dal buon riposo. Creando una situazione di tale benessere, il neonato cresce più sano perché produce una maggior quantità di cellule di difesa immunitaria, lo sviluppo cognitivo sarà più completo e precoce e le coliche gassose saranno più sotto controllo. Il dialogo con i genitori, fatto di abbracci, dolci sguardi, parole, baci, ... fa sì che il bambino abbia una maturazione affettiva più completa.
I bambini che hanno ricevuto molte coccole da parte dei genitori, da adulti saranno meno stressati e con meno problemi psicologici, secondo uno studio americano pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health e portato a termine da un team di psicologi della Duke University di Durham, nel North Carolina. Secondo alcuni studi dell’università di Philadelphia le coccole aiutano anche per lo sviluppo cognitivo.

Dalla mia esperienza che ho provato a descrivervi sembrerebbe tutto meraviglioso, sereno e senza ostacoli, ma come a tutti, o quasi, non è così...
Ma passano i giorni e i suoi attacchi di pianto si ripetono e arriva il dubbio: “lo vizio?” Per non parlare di qualcuno vicino a voi che inizia col dirvi che state sbagliando, che il vostro bambino ha preso “il vizio delle braccia”, che deve imparare ad addormentarsi da solo, che non dovete correre quando piange, che deve imparare ad aspettare, altrimenti... bla bla bla...
Alcune volte le voci degli altri riescono a persuadervi all’idea e mettete a rischio il vostro equilibrio creato tra voi e il vostro bambino, rovinate la gioia di mesi e dei primi anni di vita.
Ma un idea che ho sempre avuto e che seppur con difficoltà ho cercato di ricordare nei momenti di bisogno è questa: “tra qualche anno questa piccola batuffolina che ora mi stanca le braccia sarà completamente autonoma, non potrò tornare indietro per rivivere i suoi sguardi adorati e ammirare i suoi sorrisi, non mi cercherà più per mangiare o dormire con lei, per stringermi le braccia al collo o baciarmi, mi vorrà bene lo stesso solo che non lo dimostrerà e io... ormai avrò sprecato il mio tempo che avevo a disposizione con lei”.
Riflettete e decidete come reagire a tutti coloro che si permettono di chiamare “viziati” i vostri neonati e ricordate loro che la parola vizio non è da neonato!
Ricordate che prendersi cura di un bimbo è faticoso ed impegnativo, ma sono giorni indimenticabili, perchè questa dolcezza, questo amore così grande non lo avete mai provato, i vostri momenti più dolci sono la base per la sua serenità e fiducia.

 


SITOGRAFIA:

bambinizerotre.it
www.mammole.it
www.vitadamamma.com
www.ok-salute.it
www.greenme.it
www.tg2.rai.it - medicina33


 copyright © Educare.it - Anno XVII, N. 03, Marzo 2017

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