- Categoria: Difficoltà di apprendimento
- Scritto da Luciano Pasqualotto
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La scuola di fronte ai BES, tra luci ed ombre
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La nuova frontiera con cui la scuola italiana deve imparare a misurarsi sembra essere oggi rappresentata dai Bisogni Educativi Speciali (BES). Si tratta di una definizione che identifica le particolari necessità educativo-didattiche di una popolazione scolastica piuttosto eterogenea: gli alunni con disabilità, quelli con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e, recente novità sul piano normativo, coloro che presentano con svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.
Se le scuole del nostro Paese si sono misurate ormai da decenni con la prima tipologia di studenti e più recentemente con i DSA (cfr la legge n. 170/2010), mancava dai primi anni Novanta la possibilità di offrire un’attenzione differenziata a quella nutrita e diversificata schiera di alunni che comunque presenta difficoltà di apprendimento rispetto all’insegnamento “standard” offerto nelle nostre classi. Si ricorderà come negli anni Ottanta non fosse infrequente la certificazione ai fini del sostegno per condizioni di “svantaggio socio-culturale”: si andava incontro in questo modo alle necessità di personalizzare l’insegnamento a beneficio di bambini e ragazzi che non rientravano nei parametri clinici per una diagnosi di handicap ma che comunque necessitavano di sostegno durante il loro percorso scolastico. Con l’introduzione della Legge quadro sull’handicap, n. 104/1992 e successive disposizioni, tale possibilità è stata gradualmente preclusa ed ecco che gli alunni con funzionamento intellettivo limite, con instabilità comportamentale ed attentiva, difficoltà visuospaziali e/o della coordinazione motoria, fino alle vere e proprie situazioni di svantaggio ambientale sono rientrati nella “gestione ordinaria” della quotidianità scolastica.
Nel frattempo, però, nelle nostre scuole sono aumentati in modo esponenziale i migranti con scarsa o nulla conoscenza della lingua italiana e si sono diffusi i casi di fragilità emotivo-comportamentale, anche in conseguenza della disgregazione del tessuto familiare e sociale. Accanto ad essi continuavano ad essere presenti alunni con disabilità certificate ed altri con DSA o disturbi dell’iperattività e dell’attenzione (ADHD). «Personalizzate», si è detto per anni ai docenti, quando si sa che l’adattamento “su misura” dell’insegnamento richiede competenze pedagogico-didattiche che difficilmente si acquisiscono nei percorsi formativi di base e che, comunque sia, necessita di risorse ed organici di cui la scuola italiana è stata via via deprivata.
In questo contesto arriva il 27/12/2012 la Direttiva del MIUR relativa ai Bisogni educativi speciali, cui faranno seguito ben altri tre documenti[1] con lo scopo di chiarire e definire le modalità operative di intervento a favore di alunni con BES.