Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

  • Categoria: Scuola e dintorni

Per una scuola che emozioni

apprendimento cooperativoNella pedagogia scolastica contemporanea le emozioni sembra non siano le benvenute, anzi sono spesso esiliate a discapito di un razionalismo pedagogico in cui ciò che sembra importante è leggere, studiare e far di conto. L’insegnamento dei contenuti scolastici viene proposto dal solo punto di vista cognitivo: a bambini e ragazzi viene presentato esclusivamente ciò che devono sapere. Le emozioni degli studenti e dello stesso insegnante vengono accuratamente chiuse fuori dall’aula se non fuori dalla scuola. 

La causa di questo esilio pedagogico delle emozioni sembra paradossalmente essere proprio un’emozione, la più arcaica e per certi versi la più potente: la paura. Paura di non sapere come gestire le emozioni degli studenti e le proprie in un’ottica non solo trasmissiva ma anche diaologica.

Per non rischiare di bruciarsi con questo "fuoco pedagogico" si è scelto di raffreddarlo fino a spegnerlo. Così, però, la lezione e tutto il processo di insegnamento-apprendimento perde però elementi vitali: energia, curiosità e creatività.

Ci ritroviamo così un’aula fredda in cui l’insegnante ha l’arduo compito di interessare gli studenti e la sua platea senza poterli (o volerli) emozionare. Un po’ come rinfrescarli senza acqua o riscaldarsi senza fuoco appunto. Un compito praticamente impossibile.

Il rischio reale è che le emozioni negate interferiscano con il processo di insegnamento e di apprendimento. Ecco, per esempio, la noia e la disattenzione, le cui manifestazioni variano dallo studente passivo, che finge di ascoltare ma pensa ad altro, agli studenti oppositivi e problematici, che per il fatto che non sono emotivamente coinvolti diventano iperattivi o oppositivi. 

Trasmettere contenuti non basta. Quanti dei nostri studenti studiano perché devono (motivazione estrinseca) e quanti studiano anche per il piacere di conoscere ed esplorare (motivazione intrinseca)? E’ troppo facile delegare questa responsabilità agli studenti. Non occorre essere insegnanti, cioè professionisti della didattica, per insegnare qualcosa semplicemente trasmettendo nozioni. Ogni persona, se ben documentata, sarebbe in grado di farlo. L’insegnante invece deve appassionare. Come? Arricchendo l'insegnamento con le proprie emozioni ed imparando a far leva positiva su quelle degli studenti.