- Categoria: Racconti
- Scritto da Ilenia Bartolini
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Uniti nel silenzio
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“Fai attenzione a quei libri! Sono antichissimi! Risalgono ai primi del 900! Contengono preziose testimonianze e foto delle prime ferrovie sorte nel centro Italia!” sussurrò Franco alla signorina Anna, sua arcigna e austera segretaria. Franco Bronti era il direttore di una delle più grandi biblioteche di Firenze; era alto, magro, capelli brezzolati, sguardo autoritario e dei baffetti appena accennati. Viveva con la sua famiglia in una splendida villetta, stile vittoriano, appena fuori dalla città.
Carla Bronti, sua consorte, era una pittrice di successo, una splendida creatura sui trentacinque anni dall’aurea angelica, esile, minuta, dai capelli biondi e splendenti come le pagliuzze del grano e due occhi azzurri come il cielo d’estate. Aveva uno sguardo sempre triste: il secondo dei suoi due figli maschi, Amos, a motivo di un terribile incidente stradale, aveva perso l’uso delle gambe e da circa quattro anni si trovava in una sedia a rotelle. Carla si sentiva personalmente responsabile dell’accaduto.
Qualche anno prima, mentre guidava l’auto e recava insieme ai figli, il primogenito Mattia ed Amos nella casa di campagna di famiglia, un automobilista ubriaco, non rispettando il senso di precedenza, gli tagliò la strada e si scontrò con l’auto di Carla distruggendo la vettura; causò a lei una costola rotta, a Mattia la rottura del bacino e al piccolo Amos una brutta lesione alla colonna vertebrale con conseguente paralisi degli arti inferiori.
Il piccolo, di undici anni, ne aveva sette quando apprese al notizia; da allora si era chiuso in un totale mutismo, non parlava con nessuno, neanche con il fratello maggiore Mattia, al quale era sempre stato molto legato.
“Cosa ti andrebbe di fare Amos? Che ne dici di giocare con gli aereoplanini telecomandati? Ti va di aiutarmi a costruire un aquilone?” – chiedeva Mattia al fratellino ogni giorno.
Il piccolo Amos non rispondeva; non c’era niente che riuscisse a farlo uscire da quel silenzio dentro il quale si era trincerato. Franco e Carla erano molto preoccupati per la salute fisica ed psicologica del figlio e avevano consultato i migliori psichiatri della città allo scopo di aiutarlo a rielaborare emotivamente quanto accaduto e a reagire.