Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIII, n. 12 - Dicembre 2023

  • Categoria: Dipendenze

L'Educatore al Ser.D. Un metodo di lavoro e una base di confronto fra operatori delle dipendenze - Terza parte

Per una valutazione dei risultati

Dar parola ai dati non è mai un’operazione semplice: entrano in gioco motivazioni ed aspettative differenti, interessi di natura professionale o conoscitiva accanto a ragioni di valenza più strategica, in merito all’organizzazione del Servizio, alle risorse umane ed economiche dedicate a questo progetto. Per queste ragioni le seguenti valutazioni non aspirano ad essere in alcun modo definitive ma semmai a chiarire alcuni risultati e ad aprire ulteriori piste di riflessione e di ricerca.

Una prima considerazione di carattere generale riguarda l’affluenza al Salotto, che è stato in grado di intercettare circa un terzo dell’utenza complessiva del Ser.D.: 90 persone con tossicodipendenza su 324 nel 2006 (27,7%), 117 su 374 nel 2007 (31,2%), 130 su 393 nel 2008 (33%). Il dato, che presenta un trend positivo, è ancor più significativo se si considera che il Salotto ha un’apertura settimanale di sole cinque ore e mezza mentre il Servizio per le Tossicodipendenze è aperto al pubblico per ben 54 ore.

Al di là di un indiscutibile gradimento dell’iniziativa, si possono indagare i dati per cercare evidenze di efficacia, sia sul piano prettamente educativo sia relativamente al mandato istituzionale del Servizio entro cui il progetto si colloca.
A questo riguardo il fattore continuità focalizzato con il primo obiettivo non è particolarmente significativo, anche se un’elevata percentuale di utenti ha avuto più di cinque accessi mensili al Salotto.

Il modello teorico dello sfondo ci ha permesso di chiarire in precedenza come gli obiettivi educativi non siano da intendersi sequenziali e propedeutici gli uni gli altri; in altre parole, non è la frequentazione stabile del Salotto ad offrire le condizioni per un cambiamento di atteggiamento o di comportamento verso le sostanze psicotrope. Sul piano pratico, abbiamo potuto osservare che la motivazione al cambiamento, per questi soggetti, può essere innescata anche da relazioni più occasionali con gli educatori, purché sempre improntate all’accoglienza positiva ed al rispetto della persona. Vediamo allora come il contesto educativo e relazionale del Salotto abbia sostenuto nel tempo l’espressione dei bisogni e delle richieste degli utenti in un crescendo molto rilevante, fino ad interessare nel 2008 ben 42 soggetti, pari al 32,3% degli utenti totali del Salotto: un dato che supera, in termini assoluti, anche il numero degli accessi continuativi registrati per il primo obiettivo. Le richieste più ricorrenti, nell’ordine, riguardano la formazione, la preparazione del curriculum, l’inserimento lavorativo, l’attività musicale (corsi strumentali e realizzazione di piccoli gruppi), la ricerca di impiego (che si differenzia dall’inserimento lavorativo perché vi è la sola finalità di trovare un posto di lavoro, non sussistendo quegli impedimenti di carattere personale che attraverso l’inserimento lavorativo vengono affrontati per poter poi accedere alla ricerca del lavoro), l’inserimento in Comunità Terapeutica, l’acquisizione della patente di guida, il conseguimento della licenza media.

Una valutazione analoga può essere effettuata sui dati relativi all’obiettivo "mettere in atto comportamenti funzionali alla soddisfazione dei bisogni", particolarmente difficile nei casi di inserimento lavorativo ed ancor più nella formazione professionale (dai tre ai sei mesi di frequenza per otto ore al giorno). Le percentuali registrate negli ultimi anni, superiori al 18% sul totale degli utenti, possono essere lette in termini molto positivi proprio in considerazione dell’impegno di tempo, fatica e tenuta connesso a questo obiettivo, tutti elementi significativi nel percorso trattamentale delle dipendenze patologiche.

Dalla tabella di sintesi, poi, non emerge un dato analitico che merita di essere evidenziato: tra i 21 utenti che hanno conseguito questo obiettivo nel 2007, solo 10 risultano essere tra i frequentatori costanti del Salotto; una analoga situazione è stata registrata nell’anno 2008. Questi dati, ancora una volta, sembrano confermare la non interdipendenza tra gli obiettivi propria del modello teorico che è stato assunto.

A corredo delle rilevazioni, è necessario fornire anche altri elementi utili a comprendere il trend positivo dei dati nel corso degli anni. In primo luogo occorre tenere in considerazione che il 2006, primo anno di vita del Salotto, è stato un periodo con poche risorse economiche a disposizione, che sono arrivate invece nel 2007 attraverso i finanziamenti previsti dal D.P.R. 309/90, unitamente ad una serie di interessanti offerte formative rivolte alle fasce deboli e finanziate dal Fondo Sociale Europeo. Proprio i finanziamenti hanno permesso, tra l’altro, la realizzazione di inserimenti lavorativi e laboratori musicali. Il forte incremento delle percentuali sull’obiettivo "esprimere bisogni/richieste all’educatore" può essere in parte spiegato con l’introduzione nel Salotto, a partire dal 2008, della possibilità di preparare un curriculum ai fini lavorativi (15 casi su 42), da inoltrare sulla base delle offerte settimanali del locale Centro per l’Impiego.
Talvolta si è utilizzato l’inserimento lavorativo per verificare con l’utente la sua incapacità di poter mantenere un’occupazione in modo costante e così poter rinforzare l’opportunità dell’invio in Comunità, quando questo era l’orientamento dell’équipe del Ser.D.

In merito al quarto obiettivo, occorre osservare che esso si centra su una parte ancora marginale della vita del Salotto, sottoposto a fattori di casualità o non continuità come l’interesse personale, la disponibilità di attività organizzate, le risorse esistenti. Per questo i dati registrati non hanno un andamento lineare; tuttavia rimane un obiettivo a cui guardare con maggiore interesse in futuro, qualora l’équipe del Ser.D. ritenga opportuno o necessario dar vita a piccole esperienze strutturate da proporre agli utenti.

In definitiva, ci sono diversi elementi che sostengono l’efficacia del lavoro compiuto dagli educatori attraverso il progetto Salotto. Se il tipo di metodologia utilizzata (la progettazione per sfondi) non consente una correlazione lineare dei risultati alle azioni compiute, è motivatamente opportuno domandarsi se senza il concorso di quelle azioni si sarebbero raggiunti gli stessi risultati. In questa sede ci si limita a sostenere che il Salotto, come contesto e strumento di intervento educativo, si è rivelato particolarmente fecondo e non ancora completamente esplorato nelle sue potenzialità. La chiave del successo, probabilmente, va ricercata nella sua possibilità di essere uno spazio, all’interno del Sert , a cui gli utenti possono rivolgersi per dare vita ad azioni che non siano guidate dall’istanza di curare la patologia, ma dall’intenzionalità pedagogica di promuovere e potenziare le risorse individuali.

Il Salotto come luogo dell’essere e del divenire è reso fertile dalla capacità degli operatori di stabilire relazioni di fiducia con gli utenti, una capacità che negli anni è cresciuta come i dati qui evidenziati vogliono dimostrare.

 


Note:

1. Cfr. OMS, ICF - Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e della disabilità, Erickson, 2001

2. Cfr. Azzali F., Cristanini D. (1995), Programmare oggi, Fabbri, Milano – capp. 5 e 6

3. Prochaska J.O., Norcross J.C., Diclemente C.C.(1994), Changing for good. Avon Books, New York.

4.Catella M., Zucca Alessandrelli C. (1999), La personalità dipendente. Percorsi di interpretazione e di cura dei fenomeni di dipendenza alla luce della tradizione psicoanalitica, Centro Ambrosiano, Milano. Si veda anche Barillaro A., Perrelli E., Rossi I., Galuppi O., Cibin M., Al Ser.D. gli SNuPI (Setting Nuovi Possibili Immaginabili)… ci presentiamo, in Sava V., La Rosa E. (a cura di)(2006), Lo spazio dei limiti, Franco Angeli, Milano.

5. Aa.Vv. (1995), La funzione paterna, Borla, Roma.

6. Zanelli P. (1986), Uno sfondo per integrare, Cappelli, Bologna. Si veda anche Azzali F., Cristanini D. (1995), Cit.

7. Pasqualotto L. (2005), I presupposti del lavoro educativo, in Ferrari F., Lascioli A. (a cura di), Operativamente educativi, Franco Angeli, Milano


Autori:

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Educatore Professionale Ser.D. Dolo Az. ULSS 13 Dolo
  • Cecilia Bernardi, Educatrice Professionale Ser.D. Dolo Az. ULSS 13 Dolo
  • Luciano Pasqualotto, Pedagogista, Formatore, Az. ULSS 22 Bussolengo
  • Mauro Cibin, Medico Psichiatra, Direttore Dipartimento Dipendenze Az. ULSS 13 Dolo

copyright © Educare.it - Anno IX, Numero 10, Settembre 2009

DOI: 10.4440/200909/PERRELLI-BERNARDI-PASQUALOTTO