L’articolo presenta i risultati di una ricerca indirizzata ad esaminare nella donna gravida le emozioni, i vissuti, e i pensieri, le rappresentazioni mentali e il ruolo del supporto sociale. Sono state intervistate 20 donne al settimo mese di gravidanza con la procedura dell’IRMAG. Le interviste sono state sottoposte ad analisi del contenuto. Dai risultati è emerso che le donne in gravidanza vivono un cambiamento su più fronti - fisico, emotivo, sociale e psicologico.
We wanted to examine the pregnant woman emotions, feelings, and thoughts, mental representations and the role of social support. We were interviewed 20 women in her seventh month of pregnancy with the procedure of the IRMAG. The interviews were subjected to content analysis. The results showed that pregnant women live physical, emotional, social and psychological modifications.
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L'esperienza della genitorialità è talmemente ricca e complessa che si presta ad essere indagata da diversi punti di vista. In questo scritto si percorre la via dell'analisi semantica, tra il diritto e la letteratura, alla ricerca del senso più profondo dell'essere genitori, oltre le singolarità ed i vissuti personali.
GESTAZIONE e GESTIONE. I genitori amministrano i beni dei figli (art. 320 comma 1 cod. civ.) ma non la loro vita. Gestazione significa letteralmente "portare continuamente e assiduamente" e gestione "portare su di sé o in sé"; il concetto di portare è lo stesso contenuto negli obblighi previsti dall'art. 147 cod. civ.: "mantenere", portare per mano, "istruire", portare su, "educare", portare fuori. I genitori hanno l'obbligo di fornire tutti gli strumenti ai figli per portarli verso la loro vita. Fai login per leggere l'articolo completo
Gli anni Settanta hanno prodotto leggi che rappresentano ancora delle pietre miliari sotto il profilo giuridico, sociale e culturale. Tra queste la legge 6 dicembre 1971 n. 1044 "Piano quinquennale per l'istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato" che, seppure discussa allora e disattesa oggi, presenta aspetti costituzionali di un certo rilievo e ha anticipato alcuni elementi delle leggi successive, come la riforma del diritto di famiglia, ed anche della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia del 1989 (cosiddetta Convenzione di New York).
Fai login per leggere l'articolo completoEsplorare il concetto di genitorialità attraverso considerazioni etimologiche, psicopedagogiche e giuridiche può risultare un'operazione interessante per la riflessione sull'educazione. E' quanto si propone questo articolo, a partire dalla convinzione che la realizzazione di mamme e papà passi attraverso la vita e l'educazione dei loro figli.
Genialità (che ha la stessa origine etimologica di genitori, dal verbo latino “gignere”, far sorgere, generare, nascere), ovvero ingegnarsi ogni giorno nel divenire (in senso etimologico e filosofico) genitori, ma anche nell’avere figli “geni”.
Non come fraintendono alcuni oggi ritenendo i figli campioni o superiori agli altri ma aiutandoli ad essere se stessi. “Il genio nasce da un buon ambiente familiare, sociale e scolastico. In altre parole, per preparare un genio occorre intervenire fin dai primi anni per permettere al bambino di fare svariate esperienze in modo che possano emergere doti latenti ed eventuali predisposizioni in qualche settore. Non esiste il mito del genio! Geni non si nasce: si diventa! Chiunque può permettere al genio che porta in sé di esplodere! Basta che si rimbocchi le maniche” (il pedagogista Pino Pellegrino1). Questa genialità, questa capacità di inventare e reinventarsi, è anche capacità di gestione dei conflitti generazionali e intergenerazionali con decantazione narrativa e neutralità formativa (il pedagogista Daniele Novara2), cioè i genitori non devono intervenire nelle liti tra i bambini in maniera “giustizialista” alla ricerca del colpevole ma far raccontare la versione dei fatti e far interagire i figli stessi in modo tale che imparino a gestire autonomamente i conflitti e a cercare la “giustizia relazionale”. La coppia genitoriale (aggettivo più significativo rispetto alla locuzione “dei genitori”) caratterizzata da questa progettualità diventa “coppia generativa” (il sociologo Pierpaolo Donati). Tutto ciò rappresenta la traduzione psicopedagogica delle previsioni normative dei rapporti tra genitori e figli, in particolare degli artt. 147 e 155 cod. civ.
Equilibrio tra qualità della comunicazione intrafamiliare e controllo genitoriale (la docente di psicologia Ada Fonzi). È quella capacità chiamata autorevolezza che, oggi, ha lasciato il posto all’arrendevolezza.
Fai login per leggere l'articolo completoGli studi riguardanti il legame genitore-figlio sono di recente memoria poiché assai recente è la scoperta del bambino come essere attivo e pensante, lontano da quell’idea di “piccolo adulto” che fino al XIX secolo abitava l’immaginario della società borghese occidentale.
La comparsa dunque di quel sentimento dell’infanzia, di cui parla Ariés, dipese in gran parte dalla capacità psicologica e dalla maturità emotiva dei genitori di concepire il figlio come essere distinto da sé, riconoscendoli peculiarità e capacità uniche, una consapevolezza lenta che andò di pari passo con l’evoluzione delle Scienze Umane (1).
Tale evoluzione però non fu affatto di semplice metabolizzazione sociale: se con Darwin si riconobbero in parte le enormi peculiarità evolutive dell’infanzia rispetto al mondo adulto, dall’altro si dovettero accettare le sue umili origini: il bambino lungi dall’essere quel soggetto debole ed innocuo, quasi angelico, disegnato dalla società borghese ottocentesca, divenne “cucciolo d’uomo” alla stregua degli altri animali, un individuo che Freud non esitò a definire come “perverso e polimorfo” e la cui sopravivenza sarebbe dipesa unicamente dalla capacità della madre di plasmare quella natura animale dell’infante (2). Da qui andarono maturandosi gli albori di un interesse scientifico nuovo sul legame madre-bambino, basato però sulla natura biologica di un fanciullo debole e assolutamente incapace di sopravvivere se non coadiuvato dalla madre, unica responsabile dello sviluppo del bambino (3). Tale interpretazione evoluzionista condannò la madre a mero oggetto di gratificazione dei bisogni ed il bambino ad essere incapace, in violento contrasto con la realtà esterna.
Fai login per leggere l'articolo completoIl conflitto è una presenza costante nella nostra vita e riguarda la sfera relazionale e intrapsichica: quando si combatte per sostenere una posizione o per soddisfare le proprie necessità che si vedono minacciate dall’altro, quando si è combattuti rispetto ad una decisione, allora c’è un conflitto.
Per capire come nasce il conflitto in una coppia si può fare riferimento al modello di personalità che Benjamin ha proposto nel 1996 e che può spiegare le forme di normalità e di patologia del comportamento interpersonale. Questo è inquadrabile entro due dimensioni: quella dell’affiliazione e quella dell’interdipendenza.
Si parla tanto e a ragione di emergenza educativa: da tempo gli esperti, la letteratura di riferimento e l’opinione pubblica individuano nella mancanza di relazione tra genitore e figlio la responsabile privilegiata. Si definiscono le cause, si escogitano le soluzioni sia a livello accademico, sia popolare. È in questo secondo caso che la televisione rappresenta, infatti, il pulpito allestito hic et nunc dal quale si propongono elucubrazioni e metodologie di intervento che arrivano dritte alla coscienza di gran parte di pubblico. Proprio quel pubblico alle prese con un lavoro mal pagato, con i ritmi di un quotidiano ormai velocissimo e sofferente della mancanza di tempo per vivere la relazione con i propri figli tant’è che, a dir la verità, è meglio adottare quella ricetta istantanea indorata dalla tv piuttosto che stare lì a riflettere e mettersi in discussione.
Fai login per leggere l'articolo completoProsegue in questo articolo la riflessione sulle "fatiche supplementari" che molti genitori affrontano quando non sono abbastanza attenti ai momenti "critici" dello sviluppo dei figli. Dopo aver brevemente analizzato alcune difficoltà connesse all’ingresso nella scuola elementare e gli sconvolgimenti legati alla nascita del secondogenito, ci soffermiamo ora sull’età del grande sviluppo.
Fai login per leggere l'articolo completoDi fronte a qualcosa che non ci piace, che magari ci coglie di sorpresa e ci disturba, spesso la nostra normale reazione è il rifiuto, la chiusura. Ci sono situazioni nelle quali questo tipo di atteggiamento non provoca conseguenze troppo negative: in fondo si tratta di una forma di difesa e, come tale, ha un certo potere adattivo.
Fai login per leggere l'articolo completoCosa significa "autostima"? Nell’accezione più comune vuol dire avere un buon rapporto con se stessi, accettarsi. Il che comporta non farsi condizionare dai giudizi altrui, non essere alla costante ricerca di consenso, avere la sicurezza necessaria per muoversi secondo le proprie inclinazioni, saper fronteggiare un fallimento e poter così ripartire.
Il bombardamento di modelli culturali finalizzati alla perfezione, oltre a stressare gli adulti, inquina anche la vita dei più giovani: le statistiche denunciano un’incidenza in crescita di bambini già ossessionati dal voto a scuola, dalla loro immagine fisica, dall’ansia di prestazione in uno sport; nello stesso senso si parla con maggior frequenza di bambini depressi, demotivati, afflitti da emicranie o disturbi che tendono a cronicizzarsi.
E’ fondamentale che i genitori imparino a promuovere l’autostima dei figli fin da quando sono piccoli. Promuovere, non insegnare. Perché il seme radicato nel terreno psichico di ogni bambino non ha bisogno di suggerimenti per germogliare, lo sa da sé. A un genitore sta però il grande compito di vigilare su di esso, innaffiare il terreno, nutrirlo in modo adeguato, per aiutarlo a diventare, senza interferire, la "pianta" che è.
Fai login per leggere l'articolo completoLa famiglia, insieme alla scuola, è la principale agenzia di formazione e di socializzazione dell’individuo, uno dei perni su cui far leva per promuovere il benessere integrale (fisico, psicologico, relazionale) dei nostri ragazzi.
La famiglia per un bambino è il “luogo” più importante per la sua sicurezza, serenità, autonomia, il fondamento su cui va a costruirsi la sua personalità.
Nel romanzo “Le città invisibili” (1972) Italo Calvino scriveva, tra l’altro: “Questa è la base della città: una rete che serve da passaggio e da sostegno. […] Sanno che più di tanto la rete non regge”. La citazione per evidenziare quanto la nostra società si stia slabbrando, come una tela sempre più lisa e forata, mentre saltano i fili che ci legano gli uni gli altri.
Fai login per leggere l'articolo completoIn un periodo in cui tutto è in crisi (si spera in senso etimologico di giudizio e di scelta), la famiglia non ne è rimasta immune; per questo si parla sempre più spesso di sostegno alla genitorialità e si organizzano convegni e corsi sulla materia.
La genitorialità, intesa distintamente come maternità e paternità, è stata in ogni tempo oggetto di riflessione nella letteratura, soprattutto in termini negativi sin dalla mitologia greca (un esempio per tutti è il personaggio Medea, da cui si è ricavata l’espressione “sindrome di Medea”, usata in criminologia e psicologia criminale). Sarebbe, invece, interessante svolgere una lettura sinottica di opere di matrice culturale diversa per cogliere indicazioni costruttive anche sotto il profilo giuridico.
Celebre il brano de “Il Profeta” (1923) dello scrittore d'origine libanese Gibran Kahlil Gibran: “I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha in sé. Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro, e benché stiano con voi non vi appartengono.” Altrettanto esemplificativa l’immagine tratteggiata da don Antonio Mazzi prima: “I figli non sono piantine da tenere nei vasi in casa, ma alberi da piantare davanti casa.”
Essere genitori non deve significare avere dei figli come una proprietà (da cui parte anche la concezione sbagliata di diritto ad avere un figlio ad ogni costo in caso d'infertilità) tanto che si dovrebbe evitare di adoperare gli aggettivi possessivi (con un senso d'appartenenza; non a caso il nostro legislatore non usa aggettivi quando si riferisce al rapporto genitori-figli). Essere genitori significa dare la vita ai figli ed anche il codice della vita mediante l’educazione e l’istruzione, che sono e restano i compiti fondamentali della famiglia. E’ questo il nucleo della genitorialità (ormai vecchio neologismo) che indica proprio la relazione genitori - figli; è questo il vero significato di genitorialità che non s’identifica (o non solo) con geneticità o generatività ma con generosità (dal latino gens, complesso di più famiglie o popolo).
Il succitato brano di Gibran dovrebbe indurre, come già più volte auspicato, il nostro legislatore ad abbandonare il concetto e la categoria di potestà dei genitori, di memoria romanistica, per seguire l’esempio di altri ordinamenti europei e di quello comunitario in cui si parla di “responsabilità”.
La legge 19 maggio 1975 n.151 di riforma del diritto di famiglia ha convertito la patria potestà in potestà dei genitori, ma non ha abbandonato del tutto una prospettiva patriarcale. Per esempio si veda l’art. 316 comma 4 in cui ci si riferisce solo al padre; oppure negli artt. 348 e 350 compariva ancora la locuzione patria potestà, sostituita poi nel 1981 con potestà dei genitori. Si noti che nel codice civile ci si riferisce ai “diritti del minore” in senso ampio solo nel campo patrimoniale (art. 323). E comunque si parla ancora di patria potestà nel linguaggio comune e addirittura in alcune sentenze.
Nell'articolo precedente abbiamo iniziato una riflessione sulle "fatiche supplementari" che molti genitori affrontano quando non sono abbastanza attenti ai momenti "critici" dello sviluppo dei figli. Il primo articolo ha analizzato alcune difficoltà connesse all’ingresso nella scuola elementare: qui prenderemo in considerazione la nascita del secondogenito.
Fai login per leggere l'articolo completoLa sorte di molti genitori sembra essere comune. Presa la decisione, non sempre facile, di avere un figlio, si affronta di solito l’esperienza della maternità e della paternità con una certa consapevolezza della fatica cui si va incontro. Ed i primi anni, tra poppate e pannolini, coliche e dentini, richiedono effettivamente molte energie.
Fai login per leggere l'articolo completoLa mediazione familiare è un tipo di intervento volto alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla risoluzione o attenuazione dei conflitti in caso di separazione o di divorzio. Il percorso di mediazione rappresenta una valida alternativa alla tradizionale via giudiziaria: il suo scopo è quello di consentire ai coniugi che scelgono di porre fine al proprio vincolo matrimoniale di raggiungere, in prima persona, degli accordi di separazione e di essere artefici della riorganizzazione familiare che andrà a regolare la vita futura loro e dei loro figli.
Fai login per leggere l'articolo completoMettere al corrente i figli della propria decisione di separarsi è, forse, per i genitori, uno degli aspetti più spinosi e dolorosi del divorzio coniugale ed il compito più problematico a cui essi si trovano di fronte. Questo è uno dei motivi per cui, così ricorrentemente, i genitori preferiscono eludere la faccenda, magari rassicurati dalla convinzione, del resto insita nel senso comune, che "i bambini sono troppo piccoli e fragili per sopportare il peso di tali problemi" o che "le questioni fra mamma e papà riguardano soltanto loro".
Fai login per leggere l'articolo completoNell’ambito di attività professionali che portano ad incontrare e ascoltare i genitori, emerge prepotentemente il bisogno che essi hanno di essere aiutati nell’educazione dei propri figli.
Questo articolo si propone di delineare un orientamento metodologico per i percorsi di sostegno educativo ai genitori, ormai diffusi in tutto il Paese.
Ricerche in campo psicopedagogico e fatti di cronaca ci informano di un aumento della criminalità giovanile, dell’aggressività, della presenza, anche nelle scuole italiane, del fenomeno del bullismo, della necessità di una maggiore e soprattutto migliore comunicazione in ambito familiare.
Famiglie felici convinte di aver un buon rapporto con il proprio figlio frequentemente si trovano davanti a comportamenti inaspettati e indesiderati, affermano di “non riconoscerlo più” interrogandosi sulle cause di tali atteggiamenti.
Fai login per leggere l'articolo completo“C’è stato un ieri, ci sarà un domani” diceva il poeta e filosofo Kabil Gibran. E non è un caso che di questa frase sia stato fatto lo slogan che pubblicizza il Centro di mediazione familiare dell’Azienda sanitaria di Firenze. Il centro, che fa parte della Asl 10 della città, è ospitato presso il Consultorio dell’antico Ospedale degli Innocenti. Attivo dal 1997, è diretto da Benedetta Geddes da Filicaia - assistente sociale e giudice onorario presso il Tribunale dei minori.
Fai login per leggere l'articolo completoGaia ha due anni, un visetto simpatico, grandi occhioni scuri ed un sorriso accattivante; è una bimba vivace, che "si fa notare" e si fa valere. I suoi genitori sono innamorati di lei, per non parlare dei nonni che la adorano. La sua mamma aspetta un altro figlio (è ormai al sesto mese) e c'è da dire che ha l'aria un po' stanca: il pancione e Gaia sono i suoi principali "impegni"... e nessuno dei due si può mettere "in attesa".
Fai login per leggere l'articolo completoProporre e far rispettare le semplici e ineliminabili regole della vita quotidiana è senz’altro divenuto un compito difficile, complesso o, nella migliore delle ipotesi, faticoso anche per i genitori più motivati (Mastromarino, 1995). Eppure sappiamo quanto questo non evitabile esercizio genitoriale sia fondamentale nella costruzione di una personalità che sappia affrontare efficacemente gli ostacoli e le difficoltà che la vita immancabilmente presenta (Gottman, 1997).
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