Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 5 - Maggio 2024

Il ruolo e le manifestazioni del pensiero magico nella prima infanzia

gioco simbolicoL’articolo esplora le funzionalità evolutive del pensiero magico, modalità caratteristica della prima infanzia con cui il bambino si rappresenta e si spiega la realtà. In particolare, vengono analizzati i benefici evolutivi di tre modalità con cui facilmente si esprime il pensiero magico: il gioco simbolico, il disegno ed il racconto di fantasia.

Introduzione

La curiosità e il desiderio di esplorare la realtà circostante, cercando di comprenderne i meccanismi sottostanti e il loro funzionamento, sono attitudini che caratterizzano l’essere umano fin dalla nascita e stanno alla base dei processi di scoperta del mondo in tutte le fasi della vita. Il cucciolo d’uomo nasce con questa inclinazione: come un piccolo filosofo pone domande al mondo, senza dare nulla per scontato, insaziabile nella sua fame di conoscenza e, come piccolo un ricercatore, valuta criticamente ogni nuova informazione, sperimenta conseguenze ed ipotesi, usa il pensiero creativo e il ragionamento logico per tentare di risolvere i problemi che incontra (Bastone, 2021).

Nella prima infanzia il pensiero magico prevale su quello razionale ed è uno straordinario strumento con cui il bambino si cimenta a decifrare il mondo. Già Piaget aveva rilevato, nella sua teoria stadiale, la tendenza del bambino a ricorrere all’immaginario e alla simbolizzazione nelle sue prime fasi dello sviluppo cognitivo. A questo proposito, Piaget parla di animismo (attribuzione di vita e coscienza a molti elementi del mondo naturale) e il finalismo (interpretazione degli eventi naturali come spinti da causalità psicologica). Tuttavia, lo stesso Piaget ha considerato queste manifestazioni come passaggi verso altre tappe dello sviluppo, fino al raggiungimento del pensiero logico-razionale caratteristico della piena maturità.

Questa posizione adultocentrica prevale spesso ancora oggi e conduce ad una banalizzazione delle strategie cognitive utilizzate dal bambino per rappresentarsi e comprendere il mondo. Si pensi a questo proposito alla tendenza a definire “scarabocchi” i primi tracciati grafici del bambino, un termine che, nel linguaggio comune è generalmente utilizzato in maniera dispregiativa o comunque per indicare una produzione grafica di scarsa qualità; oppure a considerare come ingenuità gli elaborati giochi di finzione dei bambini e, più in generale, il ricorso alla fantasia del per spiegare eventi o gestire le proprie emozioni. Non è raro che l’adulto osservi e ascolti con sospetto e perplessità, o addirittura scoraggi il ricorso all’immaginario del bambino, come forma di irrazionalità da cui sarebbe bene uscire al più presto, per approdare velocemente alle forme serie e rassicuranti del pensiero logico e razionale.

Gli adulti sono spesso incapaci di riconoscere la raffinatezza dei metodi infantili di adattamento a realtà e sottovalutano il ruolo che l’immaginario svolge nella crescita, per esempio nella soluzione di diversi compiti cognitivi, affettivi e sociali. In molti casi il ricorso all’immaginario per il bambino è equivalente all’esperienza vissuta per gli adulti, cui essi si riferiscono per avere un orientamento sull’azione futura: il bambino ricorre a rappresentazioni mentali immaginarie che hanno lo scopo di anticipare il futuro, fornendo così un modello di riferimento all’azione.

Mondi immaginari entro cui crescere

Ciò che più sorprende nel bambino è la sua capacità di entrare e uscire a proprio piacimento da uno o più mondi di sua invenzione, all’interno dei quali crea contesti, situazioni, personaggi con cui interagisce con molta serietà. Nel bambino l’immaginario è un vero e proprio motore di crescita: integrare la realtà con la fantasia, immaginare opzioni possibili e magiche di scenari, azioni e comportamenti, gli fornisce una gamma inesauribile di sperimentazioni funzionali al suo sviluppo (Giani Gallino, 1990).

Nella prima infanzia, il pensiero magico convive naturalmente con le spiegazioni razionali. Il magico, infatti, non è un’interpretazione falsa, ma aggiunge con la fantasia qualcosa a cui il pensiero non può arrivare; può tornare utile anche quando l’adulto deve comunicare situazioni o esperienze difficili da capire per il bambino o emotivamente pesanti. In altre parole, il pensiero magico offre la possibilità di vedere il mondo da prospettive diverse, è funzionale ad esprimere e gestire le emozioni associate agli eventi e alle esperienze vissute (Bastone, Ravaglia, 2021).

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Autrice: Antonella Bastone, pedagogista, docente a contratto presso l’Università di Torino, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Genova.


copyright © Educare.it - Anno XXII, N. 1, Gennaio 2022