- Categoria: Monografie
- Scritto da Laura Cassone
La responsabilità educativa tra fatalismo e libero arbitrio
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Le teorie che indagano l’influenza della fortuna sul destino umano non sono territorio di nuova frequentazioneper gli studiosi delle più disparate discipline. Recentemente c'è stato un grande interesse per tale concetto nella letteratura filosofica, ma sembra ancora ambiguo il significato che la fortuna riveste nel processo formativo dell’individuo.
In particolare si evidenziano le relazioni con la responsabilità individuale ed il ruolo dell’educazione nella vita umana. Se gli individui sono in completa balia della fortuna o se possono governare il fato tramite libero arbitrio costituisce un interessante dilemma educativo. Se, pedagogicamente parlando, le caratteristiche umane ci fossero date dal caso, senza possibilità di opporvisi, come potrebbe esistere speranza educativa? Al contrario l’educazione non finisce per costituire un limite e un controsenso al libero arbitrio?
Determinismo o indeterminismo?
Per districarsi tra tali interrogativi vediamo di riassumere le due principali posizioni sul tema. Il determinismo, nella sua espressione più generale, è la tesi secondo cui "ogni evento è determinato dal verificarsi di condizioni sufficienti per il suo accadere” (De Caro, 2014), quell’idea filosofica secondo la quale ogni evento o stato delle cose, inclusa ogni azione e decisione umana, è inevitabile, strettamente correlata all’idea della causalità. L’estremizzazione delle posizioni deterministiche implica la completa predicibilità degli eventi ed un unico possibile futuro. Anche il fatalismo, secondo il quale ogni evento accade indipendentemente dagli eventi che lo precedono ma sulla base di un disegno del fato o divino, è una forma particolare di determinismo. Queste posizioni sono accumunate dalla convinzione che il libero arbitrio dell’individuo sia una pura un’illusione.
Sul versante opposto si colloca la posizione di coloro che confutano il determinismo facendo leva sull’individuazione di anche un solo caso che sfugge a tale necessità (Bourget & Chalmers, 2013). Gli esponenti di tale pensiero ritengono gli eventi dipendenti dal caso e senza causa. Un mondo indeterministico ammette l’esistenza del libero arbitrio ma anche, contemporaneamente, l’impossibilità di raggiungere quella conoscenza certa, di tipo positivista, che si basa sull’individuazione dei nessi causali.
Vediamo brevemente le conseguenze di queste due posizioni filosofiche sull’educazione. Fondare la libertà umana sull'indeterminismo significa abbandonarsi al caso, rinunciare ai tipi di causalità previsti da qualsiasi forma di naturalismo e lasciare l'autodeterminazione delle azioni senza spiegazione. Questa posizione rende vano ogni dispositivo educativo, inutile l’intenzionalità verso un obiettivo formativo.
Viceversa, il determinismo priva il soggetto della possibilità di scelta e della capacità di creare il proprio futuro, con un’inevitabile restrizione della sua libertà e, di conseguenza, della sua responsabilità morale. E’ una prospettiva teorica che vanta una lunga storia che va dagli stoici a molti illuministi e positivisti.
De Caro (2013) chiarisce che, affinché si possa dire che una certa azione è compiuta in virtù del nostro libero arbitrio, devono darsi due condizioni: in primis all’agente si devono presentare due o più corsi d’azione alternativi e, in secondo luogo, deve essere proprio quell’agente (e non un altro e neppure il caso) a determinare, per mezzo di una deliberazione non imposta, quale di questi corsi d’azione alternativi si attualizzerà.
Secondo Strawson (1986) i neonati non hanno responsabilità per ciò che sono: essi non possono essere ritenuti in alcun modo responsabili per dei caratteri che sono stati trasmessi loro per via genetica e delle esperienze che capitano loro nell’ambiente in cui nascono. E nemmeno dello stesso fatto di essere venuti al mondo, si potrebbe puntualizzare. Nel seguito della loro vita, il modo in cui gli umani cambiano, è determinato da fattori ereditari, casuali o dalle esperienze vissute.
Ancora una volta l’essere umano sembrerebbe non poter essere ritenuto responsabile per ciò che diviene. Tale teoria comporta, in base alla sorte degli eventi, il divenire di un individuo irresponsabile per ciò che è e per come agisce.
La posizione compatibilista
Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, quando diveniamo responsabili di noi stessi? Se non siamo responsabili in quanto individui poiché determinati dagli eventi, seguendo Lèvinas (1961) proviamo a fondare una forma di responsabilità in relazione con l’Altro. Secondo il filosofo che io agisca in modo prosociale, antisociale o non agisca affatto, ciò non toglie che l’effetto sull’altro è causato dalla mia azione/non azione, e quindi mia responsabilità. In questo modo, l’individuo/evento sembra essere costretto in una posizione per la quale non può esimersi dalla propria responsabilità, neppure rifiutandosi di agire. Tale prospettiva apre importanti orizzonti educativi in chiave relazionale, tra cui quello particolarmente attuale della cura.
E’ utile ricordare che i comportamenti prosociali sono enfatizzati nelle persone che credono nel libero arbitrio, mentre le credenze relative al fato sembrano incrementare comportamenti antisociali quali, ad esempio, mentire, barare, rubare (Baumeister & Brewer, 2012).
Inoltre è stato dimostrato come l’accreditare il ruolo del libero arbitrio porti ad assumere un atteggiamento maggiormente punitivo nei confronti dell’individuo, secondo il principio della pena retributiva, senza prendere in considerazione le variabili che influenzano l’agire in modo antisociale.
Sembra quasi un paradosso se si considera che l’azione antisociale viene spesso messa in atto da individui provenienti da contesti di abusi, maltrattamenti dove hanno sperimentato vissuti di impotenza che radicano in essi la sensazione di non avere possibilità di scelta del proprio destino.
A questo proposito Pereboom (2001) propone una giustizia dove non ci sia spazio per una responsabilità intesa come biasimo morale ma con una maggiore attenzione verso la riabilitazione, proprio alla luce dei fattori deterministici che influenzano il comportamento umano. In altre parole: come possiamo essere puniti per un’azione se non siamo liberi nella volontà di compierla?
Insomma nel dilemma tra determinismo e indeterminismo è da ricercare una posizione di tipo compatibilista, ovvero un approccio che tenga conto sia l'effettiva possibilità della libertà umana sia l’influenza di fattori esterni al soggetto, un approccio che consideri allo stesso tempo l’individuo libero nell’azione ma non sempre nella volontà. Secondo il pensiero compatibilista, la volontà umana potrebbe considerarsi libera anche in presenza di un ordine causale. Ciò permetterebbe all’individuo di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, in quanto essere avente in sé la capacità di distinguere ciò che bene da ciò che male.
Quale educazione?
Secondo il senso comune educare implica una qualche sorta di influenza e controllo sullo sviluppo del carattere dell’educando. Evidentemente ciò può contrastare con la sua libertà; il fatto che l’educando accetti delle norme da parte dell’educatore potrebbe sembrare una forma di coercizione.
Evidentemente occorre dare un significato all’educare che sia differente da quello più diffuso.
Il sistema educativo di oggi tende a fornire una serie di “standard” (di sapere, di comportamento di valori etc.), rispetto ai quali i soggetti in educazione possono differire in quanto capaci di cogliere differenti aspetti non presenti all’educatore.
In questa chiave, l’educazione va intesa come apertura libera di un individuo che partecipa alla propria formazione, in modo attivo e non meramente manipolabile. Un individuo concepito come autonomo, libero e in grado, quindi, di assumersi la propria responsabilità morale.
Le obiezioni a tale tipo di impostazione tendono a concentrarsi sul fatto che i bambini non avrebbero la competenza adatta a deliberare coscientemente, ma il panorama teorico (Gieisinger, 2010) dimostra come il bambino, già dai due anni, è in grado di reagire in base a valori e credenze che gradualmente fa propri. In seguito egli diventa capace di agire scegliendo quella che gli sembrerà l’opzione migliore in base alle proprie valutazioni.
Alla luce di tali osservazioni, il compito dell’educatore diviene quello di fornire una chiave di lettura costruttiva degli eventi della vita, che solo in parte dipendono dalle azioni dell’educando. E’ questo l’ambito in cui per ciascuno è possibile esercitare la propria libertà, agendo responsabilmente in base alle determinazioni consapevoli della propria volontà.
Abstract
Through a cross-examination of the principal positions of philosophy about free will - determinism and indeterminism - this essay claims the need of a new concept of education related to a clear conception of what luck means in human life and its implication on moral responsibility. In addition to this philosophical reflection, this essay try to answer the practical question of how education should leads human being to a responsible freedom in answering to the unpredictable events of fate.
Bibliografia
- BAUMEISTER, R. F. & BREWER, L. E. (2012), Believing versus disbelieving in free will: Correlates and consequences. Social and Personality Psychology Compass, (Vol. 6, n. 10), pp 736 - 745.
- BOURGET D, & CHALMERS, D. J. (2013), What do philosophers believe? Philosophical Studies, (Vol. 170, n. 3), pp. 1 - 36.
- DE CARO, M. (2004), Il libero arbitrio, un'introduzione. Laterza, Bari, p. 11.
- DE CARO, M. (2013), Il problema filosofico della responsabilità, Codice edizioni, Torino , pp. 27 - 28.
- GIEISINGER, J. (2010), Free will and education. Journal of Philosophy of Education (Vol. 44, n. 4), pp. 3 - 12.
- LEVINAS E. (1961) Totalità e infinito: saggio sull’esteriorità, 2 ed. Jaca Book, Milano.
- MILANI, L. (2009), Educare in carcere, Minorigiustizia, Roma, pp. 79 - 89.
- PEREBOOM, D. (2001), Living without free will, Cambridge university Press, Cambridge.
- STRAWSON, G. J. (1986), Freedom and Belief, Clarendon Press, Oxford.
Autrice: Laura Cassone, Dottoressa in Scienze dell’educazione, attualmente membro del comitato scientifico del Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi sulle Donne e di Genere.
copyright © Educare.it - Anno XIV, N. 11, Novembre 2014