- Categoria: Intercultura e scuola
- Scritto da Bina Madeo
Insegnare in Camerun, un mosaico di ricchezze
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E' il 30 luglio del 2013. Il volo per Yaoundé, la capitale del Cameroun, parte da Bruxelles. I voli nel periodo estivo sono pieni di gente che torna a casa. Africani trapiantati in Europa per lo più, che sono diventati europei, ormai. Arrivati qui per un lavoro ma che tornano, ancora, a quella che per loro resta la casa. Anche loro, come me, con altrettante valigie piene di altrettante cose da lasciare lì.
Dopo otto ore di volo atterrata a Yaoundé, vengo accolta da Salvador, la guida che mi accompagnerà per tutto il soggiorno, e da Suor Michela e Suor Rosa, le Missionarie Soeurs Filles du Sacré – Coeur de Jésus che hanno dedicato la loro vita agli altri.
Aveva appena smesso di piovere e il cielo era rossastro e nero, con folte nuvole dai contorni ben delineati. Ero stanca per il viaggio ma molto felice di aver finalmente messo piede in Africa per la prima volta in vita mia. L’assalto di giovani ragazzi che si offrono per trasportare i bagagli in cambio di qualche franco è una delle prime cose che colpisce. Lo stipendio medio di un impiegato è di circa 26/28 mila franchi camerunensi, che equivalgono a più o meno 40 euro. Così, un euro guadagnato portando le valigie a qualche turista, missionario o uomo d'affari, è tanto per questi ragazzi. Fatico per cercare di evitare il loro assalto. Sono molto gentili. Un po' insistenti, però, e non demordono neanche quando faccio notare che ci sono delle persone che sono venute a prendermi.
Era da molto tempo che desideravo insegnare lingua italiana LS, vivendo un’esperienza concreta di volontariato nel mondo della cooperazione internazionale e in particolare in Africa, continente che ho sempre amato, una terra sognata, immaginata decine di volte e ora finalmente incontrata.
Sono, infatti, un docente specializzato nell’insegnamento/apprendimento della lingua italiana L2 e LS per stranieri e collaboro da diversi anni con un centro studi immigrazione - Cestim –con sede a Verona. In tutti questi anni ho avuto il privilegio di accogliere e di conoscere molti ragazzi e ragazze e le loro famiglie provenienti da paesi africani che hanno vissuto con forti difficoltà l’arrivo in Italia e solo con l’apprendimento della lingua hanno ri-trovato un equilibrio interiore più solido nel nostro paese.