- Scritto da F. Berto, P. Scalari
- Categoria: Esperienze a scuola
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Come quasi ogni giorno da qualche tempo a questa parte, anche oggi Elir, un ragazzo albanese di tredici anni adottato da cinque da una famiglia italiana, torna a casa da scuola in preda ad una forte tensione, così nervoso e agitato da non riuscire ad acquietarsi in nessun modo. Risponde in malo modo a qualsiasi input gli giunga, scatta di nervi in ogni movimento, schizza la sua irritazione e insofferenza nei confronti di tutto ciò che, anche benevolmente, lo circonda, si mostra sprezzante e in atteggiamento di sfida verso tutti e tutto. Anche oggi deve aver ‘subito’ qualcosa che ora sta ‘vomitando fuori’ in questo modo. Dopo un po’ è lui stesso a volermelo raccontare. Gli comunico che ho tutto il desiderio e l’intenzione di ascoltarlo molto attentamente e seriamente, ma voglio evitare che questo si trasformi, come certe volte è accaduto, in un modo per alimentare in lui una ‘dinamica di vittimismo’ in cui al suo ruolo di vittima, corrisponde quello di chi lo ascolta guardandolo e inducendolo a sentirsi ancor più fortemente tale: voglio accogliere la sofferenza di Elir, ma la voglio pure ‘contenere’, non ‘amplificare’.
L'intelligenza emotiva comprende varie competenze relazionali, tra cui, ad esempio, l'empatia. Il filo conduttore? L'autoconsapevolezza: una persona "veramente" aperta è autoconsapevole, comprende l'aspetto emotivo nella ricezione di un messaggio, verbale e non, a parole e nei fatti, sa leggere i sentimenti propri e altrui.
Queste capacità entrano in gioco in tutti i campi della vita, privata, pubblica, sentimentale, lavorativa. Quando l'essere umano ne è privo, ecco che possono presentarsi comportamenti devianti dannosi per gli altri.
Fin dalla scuola dell'infanzia è necessario educare all'utilizzo di questo tipo di intelligenza. Per farlo, come in ogni progettazione, si parte dall'analisi della situazione iniziale, mediante l'uso di item di osservazione riferiti a situazioni con indubbio tono della voce, gestualità ed espressione del volto. Nel contesto quotidiano della vita di sezione è possibile mettere a fuoco le regole: non far male a te, agli altri, agli oggetti.
All’inizio dell’anno scolastico 2008-2009, la legge 169/2008 ha profondamente rinnovato il processo di valutazione degli apprendimenti e del comportamento degli alunni. La legge all’art. 4 non solo ha previsto che la certificazione va rilasciata al termine della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado, ma che va effettuata mediante l'attribuzione di voti espressi in decimi [1].
Con la circolare ministeriale n. 50 del 20 maggio 2009, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ha rimandato ad ogni singola istituzione scolastica il compito di elaborare un modello per la certificazione delle competenze ("le istituzioni scolastiche dispongono in modo autonomo forme e modalità della certificazione"). Nella circolare successiva (n. 51) a tal proposito si afferma che "le istituzioni scolastiche potranno procedere alla sperimentazione di propri modelli sulla base delle esperienze condotte negli anni precedenti". Ogni singola scuola, ormai alla fine dell’anno scolastico, ha dovuto pertanto attrezzarsi per definire e approvare in collegio dei docenti forme e modalità di certificazione.
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