Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

Scuola: esperienze e progetti

  • Scritto da M. Perrone, B. Schettini
  • Categoria: Esperienze a scuola

Far disegnare i bambini in modo spontaneo

L'Uovo dell'Arcobaleno è stato deposto il 15 maggio del 2010 praticamente al termine dell'anno scolastico che vedeva la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Sepulveda, al centro del percorso educativo-didattico. Un anno, sin dall'inizio, attraversato da un uovo, quello di Kengah, mamma gabbiana morente, affidato alle cure del gatto Zorba a condizione di rispettare tre promesse: la prima di non mangiare l'uovo; la seconda di averne cura fino alla schiusa e la terza di insegnare al piccolo a volare.
Un po' sulla falsa riga del cappello non cappello de Il Piccolo Principe e di come la visione adulta banalizzi ciò che nei bambini e nelle bambine è invece espressione profonda di vissuti, Martina, 5 anni, ha rappresentato, con l'Uovo dell'Arcobaleno, l'esperienza corporea, relazionale, cognitiva e affettiva di ciò che ha dato vita ad una piena e autentica ricerca di senso.

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Un’esperienza di “philosophy for children” per un nuovo modo di fare scuola

La scuola insegna risposte spesso a domande che non ci siamo mai posti,
ma è la domanda e non la risposta il vero motore della ricerca e della costruzione del sapere.
Amiche della domanda sono sia la curiosità infantile sia la condotta filosofica.
E se l’infanzia genera l’interrogazione nella sua radicalità,
la filosofia insegna a mantenersi nell’interrogazione,
per non seppellire il cervello tra le opinioni diffuse,
che rispondono non tanto alle nostre domande,
quanto al desiderio di evitare il più possibile la fatica del pensiero.

Umberto Galimberti


I bambini pensano e si interrogano, forse più di quanto un adulto possa immaginare.
Essi si approcciano inconsapevolmente a discorsi e si pongono domande, che gli adulti definiscono filosofiche.

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Lo spazio scolastico: dinamiche e conflitti

Studiare l’organizzazione dello spazio in cui si dispiega l’accadere formativo significa anche volgersi a cogliere regole e norme che lo disciplinano. L’infrazione della norma e il conseguente riequilibrio dei poteri sono qui colti, secondo un approccio clinico e critico, quali momenti particolarmente rivelatori del dispositivo pedagogico sotteso alle pratiche in atto in un determinato contesto. Il danneggiamento degli arredi, in una scuola superiore, è occasione per rinegoziare la gestione degli spazi, ma anche l’ordine normativo e pedagogico.

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Scuola e territorio: la relazionalità possibile

Il termine "didattica" deriva dal greco didakticos e significa "relativo all'apprendimento", la didattica infatti è quell'area della pedagogia che si occupa dei metodi dell'insegnamento; quindi il primo problema da porsi è in che modo insegnare affinché si ottenga il raggiungimento degli obiettivi prefissati utilizzando strategie idonee ed efficaci, in che modo cioè favorire la formazione degli apprendimenti, in questo caso specifico di quegli apprendimenti che consentono un approccio cognitivo ed emozionale proficuo ai beni culturali.

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