Educare.it - Rivista open access sui temi dell'educazione - Anno XXIV, n. 9 - Settembre 2024

Scuola: esperienze e progetti

Le note dell’integrazione: esperienze di musicoterapia a scuola

In questo articolo viene descritto il progetto pedagogico-musicoterapico Le note dell’integrazione, realizzato presso le scuole del CTRH distretto di Noto (in provincia di Siracusa), nell’anno scolastico 2012-13, per “potenziare” l’inclusione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali. Nella prima parte ci si sofferma sui presupposti scientifici che hanno contribuito all’idea progettuale, nonché alla formulazione dell’ipotesi della validità della musicoterapia a scuola nei processi inclusivi. Nella seconda parte viene narrata - in forma esperienziale – l’implementazione didattica del suddetto progetto, che, dai risultati conseguiti, sembra abbia avuto esiti piuttosto positivi, caratterizzandosi così come un plausibile modello didattico efficace ed utile per le scuole, impegnate, ogni giorno, a confermare la propria vocazione inclusiva.

1. Premessa

La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012[i] e la Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013[ii] rappresentano, in Italia, due documenti di notevole rilevanza sul tema dell’inclusione scolastica. Con siffatti provvedimenti ministeriali vengono recepiti molti degli orientamenti da tempo presenti nell’Unione Europea[iii] e indicati, alle scuole, i principali dispositivi di intervento e le modalità organizzative anche sull’inclusione di quegli alunni che non siano certificabili né con disabilità, né con DSA, ma che manifestino difficoltà di apprendimento dovute a svantaggio personale, familiare, socio-ambientale e culturale. Tali alunni, con bisogni educativi speciali (BES), devono essere presi in carico da tutti gli insegnanti[iv].

Sono previste anche nuove misure che consentano la sinergia lavorativa tra i docenti - che chiedono di essere aiutati, sostenuti, orientati e formati per rispondere, con le dovute competenze, alla moltitudine dei BES degli alunni - e i professionisti che operano in realtà extrascolastiche e che, con competenze diverse rispetto a quelle degli insegnanti, concorrono alla realizzazione del progetto di inclusione. Si tratta, sostiene La Rocca, di «una sfida fisiologica del frangente storico che stiamo vivendo e - che - richiede anzitutto un rinnovamento dell’organizzazione della scuola in cui autonomia e ottica […] siano finalizzate alla lettura interdisciplinare […] delle situazioni complesse, all’uso di sistemi di reti capaci di porre in collaborazione sinergica gli attori della sinfonia educativa»[v].

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Un'esperienza di gruppi Balint nella scuola

L'applicazione della tecnica dei gruppi Balint, con approccio psico-pedagogico, e la rivisitazione e adattamento agli obiettivi ai contesti scolastici per un innovativo aggiornamento dei docenti, prende spunto dall'intento di Balint di realizzare l'auspicio di Freud manifestato nel Congresso di Budapest del 1918 (S. Freud "Vie della terapia analitica" in Bollati Boringhieri, 1989 voI. IX) circa la possibilità che in futuro la psicoanalisi potesse estendersi molto al di là della pratica clinica classica.

L'intento è stato raccolto, proposto e sperimentato già da qualche anno in alcuni Istituti Comprensivi di Vicenza e provincia, rendendo possibile la presa in carico di un numero maggiore di persone, che probabilmente non avrebbero avuto accesso a percorsi classici di terapia, mediante approcci e tecniche pscio-pedagogiche e di counseling.

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Educare alla salute: un'esperienza nelle scuola

Educare alla salute nelle scuole è un'impresa bellissima, ma per farlo al meglio richiede idee chiare, tanta passione e voglia di andare allo sbaraglio.
Innanzitutto idee chiare, ovvero grande partecipazione e dimestichezza con gli argomenti da trattare. Siamo parte di una società ad alto tasso di medicalizzazione, i consumi di antibiotici e antipiretici non accennano a diminuire da livelli altissimi (vedi rapporto OSMED 2011), le mamme e i papà ricorrono ai medicinali appena il bambino mostra qualche segno di "discostamento dalla media", i medici non si sottraggono a questo trend e la TV lo cavalca (pubblicità, informazione sponsorizzata e trasmissioni dedicate), proponendo un modello di benessere assoluto. Non possiamo pensare che i bambini subiscano questi "maltrattamenti" senza sviluppare essi stessi un atteggiamento di grande familiarità con le scatolette di farmaci, assunti già a 10-11 anni senza il confronto con i genitori. Disinnescare l'automatismo malattia+farmaco=salute sempre è un lavoro duro ma necessario, che va affrontato alle basi. Nel senso anagrafico, perché da piccoli è più facile cambiare idea; nel senso concettuale, perché è il rapporto tra salute e malattia che va ridisegnato.

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Dalle parole al cuore

Ritrovarmi in una classe di scalmanati, assolutamente ignari dell'esistenza di regole e buon senso, e niente affatto interessati ad alcun tipo di apprendimento, non lo avevo messo in conto nel partecipare a quella "selezione esperti" per un PON dal titolo "Dalla parola alle parole". Ho sempre fatto formazione con adulti ma ero stata attratta dall'idea di poter fare lezioni di italiano; mi piace molto, scrivere, leggere e tutto ciò che ha a che fare con la nostra meravigliosa lingua. L'idea era quella di un laboratorio di scrittura creativa e lettura espressiva. La mia idea ...

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