Fernando voleva bene al suo unico nipotino. Quand’era nato, dopo una gestazione della figlia molto difficoltosa, e due aborti spontanei, era stato colto da un’euforia indicibile. Gli aveva subito aperto un libretto bancario, su cui versava ogni mese un decimo della sua pensione, perché voleva garantire al piccolo erede un futuro almeno dignitoso. L’avevano chiamato Leo, nemmeno Leone o Leonardo: proprio Leo, così abbreviato per non appesantirlo oltre ai due cognomi ereditati dalla famiglia paterna, Rossi Bastianutti.
Tutto a un tratto all'improvviso vedo solo il mio sorriso un bel giorno mi son svegliato ed il mondo era cambiato una pallina brutta e appuntita ha cambiato la mia vita non capisco che succede questo virus non si vede siamo a casa, niente amici niente uscite, neanche in bici la mia scuola dove sta chiedo a mamma ed a papà ma nessuno mi sa dire quel che io voglio sentire qui son tutti preoccupati che ci siamo influenzati ma io sono intelligente guardo e ascolto attentamente penso a tutto con il cuore ad ogni cosa di un colore rossa è certo la mia rabbia che mi fa sentire in gabbia verde come la speranza che colora questa stanza giallo e penso alla paura di una notte buia e scura ed infine con il blu mi sento triste, non ci sei tu tu mio amico, tu maestra, e vi cerco alla finestra ma non vedo più nessuno dei miei amici neanche uno ma io so che prima o poi tornerò insieme a voi prima o poi succederà che la scuola riaprirà torneremo nel giardino a piantare un bel semino torneremo ad imparare, poi sbagliare e riprovare torneremo ad ascoltare tante storie da sognare ora è il tempo di aspettare con pazienza e non mollare un bel giorno io lo so tutti vi riabbraccerò
I bambini raccolgono frammenti di informazioni dagli adulti, colgono stati d'animo e si fanno delle fantasie su quello che sta succendendo. Ecco una filastrocca per aiutarli.
Coronavirus è un virus cattivone, che noi tutti vuole mangiare in un sol boccone! A scuola non possiamo andare, nessuno dobbiamo andare a trovare e neanche al parco possiamo stare. E allora cosa possiamo fare? Lavare bene le manine, cantando due canzoncine, starnutire nel fazzoletto, faresti bene a tenerne vicino a te un bel pacchetto! Tossire nell'avambraccio per evitare ogni accidentaccio! Pitturare, cucinare, cantare, disegnare e quanti altri giochi possiamo fare!? A casa bimbi e genitori dovete restare, solo così il virus potremmo cacciare, Forte, forte, ci riabbracceremo, se farete tutto con cuor sereno!
Quell’anno nel bosco Smeraldo, chiamato così dai Bipedi Occhialuti per la tonalità brillante dei suoi colori, era accaduto un fatto straordinario. Una giovane coppia di lupi aveva dato alla luce cinque cuccioli, dopo molti anni in cui le altre erano riuscite a generare appena un piccolo ciascuna. Per di più, la sopravvivenza di ogni nuovo nato era stata messa più volte in serio pericolo dalle sofisticate trappole, nascoste dappertutto, create dai temibili cacciatori che abitavano il villaggio costruito ai margini del bosco.
Tutti gli animali avevano imparato a difendersi dalle mortali armi di questi nuovi invasori che, per la loro singolare abitudine di portare al collo uno strano marchingegno a due tondi, con cui trascorrevano ore stando immobili e tenendolo premuto sul viso, erano stati ribattezzati, appunto, Bipedi Occhialuti.
Per sfuggire a questa nuova minaccia, che si aggiungeva alla già lunga lista di pericoli da evitare, che ogni specie del bosco aveva ricevuto alla nascita, ciascun nuovo nato veniva sottoposto ad un lungo, intenso e faticoso addestramento per la sopravvivenza. Così fu anche per i cinque cuccioli di lupo.