L’articolo descrive l’attività di formazione all’uso delle tecnologie TIC (75 ore, D.M. 30 settembre 2011) nell’ambito del Corso di Specializzazione al sostegno (VI Ciclo, a.a. 2020-2021 Università dell’Aquila), sulla quale è stata effettuata una ricerca al fine di avere indicazioni utili alla progettazione dei percorsi formativi TIC aderenti ai bisogni dei docenti in formazione.
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La pandemia Covid-19 ha messo in crisi la concezione tradizionale di scuola come ambiente di apprendimento caratterizzato da prossimità e da pratiche e routine consolidate. Questo contributo prende in esame un segmento dell’istruzione che, per le sue caratteristiche, è stato particolarmente messo alla prova dalla durante i mesi del lockdown nella primavera 2020: la scuola primaria. In particolare, sono prese in considerazione alcune scuole primarie della città di Torino. Attingendo a materiali qualitativi ricavati da focus groups e da interviste agli insegnanti di ventidue scuole, sono tratteggiati i principali elementi di criticità e le strategie di affrontamento della situazione emergenziale messe in campo.
The Covid-19 pandemic has undermined the traditional concept of school as a learning environment characterized by proximity and consolidated practices and routines. This contribution will examine a segment of education which, due to its characteristics, was particularly put to the test by primary school during the months of the lockdown in spring 2020. In particular, some primary schools in the city of Turin will be considered. Drawing from quality materials from focus groups and interviews with teachers of twenty-two schools, they will be outlined the main elements of critical issues and strategies of confrontation of the emergency situation that have been carried out.
Leggi tutto...L’articolo riporta le prime riflessioni emerse da un progetto di ricerca sul mind wandering in classe. Gli autori hanno realizzato un’analisi della letteratura scientifica, una serie di studi empirici e alcuni incontri-dibattito di restituzione con insegnanti ed alunni. Questo percorso ha prodotto alcune discussioni e riflessioni utili rispetto ai processi immaginativi e generativi ed al loro ruolo nell’apprendimento. I primi risultati del lavoro di ricerca sembrano richiedere un superamento della psicologia di senso comune sull’attenzione in classe e il mind wandering.
Le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità (MIUR, 4 agosto 2009) propongono il modello dell’ICF per la migliore integrazione degli alunni con disabilità. Negli anni scolastici compresi tra il 2007 e il 2009 vi era stata una sperimentazione sulla Classificazione ICF, promossa dal MIUR, con il «Progetto I CARE. Imparare Comunicare Agire in una rete educativa». Nel 2011 lo stesso Ministero, attraverso la Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione, ha finanziato l’iniziativa denominata «Progetto ICF. Dal modello ICF dell’OMS alla progettazione per l’inclusione» al fine di diffondere un approccio all’integrazione focalizzato sul ruolo determinante svolto dall’ambiente scolastico. Il Progetto ha coinvolto innumerevoli scuole del territorio nazionale, tra cui una rete di istituti con capofila l’I.C. “B. Lorenzi” di Fumane, in provincia di Verona. In questo articolo si riportano in sintesi gli elementi più rilevanti del percorso formativo e la sperimentazione che ha coinvolto insegnanti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di tale Istituto.
La ricerca che qui si riassume riguarda l’analisi dell’integrazione multietnica in una classe di scuola media inferiore di una località nelle vicinanze di Urbino. Si tratta di Fermignano, un paese di circa seimila abitanti nel quale, negli ultimi dieci anni, sono immigrati circa mille extracomunitari, in prevalenza di origine marocchina e slava.
In particolare la ricerca ha voluto indagare se le differenze interculturali costituiscono motivo di confronto ed approfondimento all’interno dell’attività didattica, come dal Ministero dell’Istruzione a partire dalla Circolare n.301 del 1989.
Lo stress è una condizione fisica o psicologica che insorge in una persona quando si trova ad affrontare situazioni che richiedono risorse interne o esterne superiori rispetto a quelle che ritiene di avere (Lazarus e Folkman, 1984). Selye (1983) utilizzò il termine per descrivere un set di risposte psicofisiologiche messe in atto dall’individuo in risposta a condizioni ambientali avverse. Egli ha definito lo stress come “sindrome generale di adattamento” (Selye, H., 1936, citato in Gabassi, 1995) ossia come “una risposta fisiologica generale e non-specifica a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente esterno” (Selye, 1983), che porta a reazioni ipotalamiche e adrenocorticali in grado di influenzare la risposta immunitaria del soggetto.
Fai login per leggere l'articolo completoGli studi di matrice etnografica sul mondo della scuola hanno avuto uno sviluppo particolarmente forte negli ultimi anni, seguendo le tracce di una disciplina, l’antropologia dell’educazione, che è andata assumendo una propria definizione anche a livello accademico.
In questo articolo si intende delineare alcune piste di ricerca a partire dalle posizioni di autori che hanno aperto significative connessioni tra antropologia e pedagogia.
Nel recente volume di Alessandro Simonicca, Antropologia dei mondi della scuola. Questioni di metodo ed esperienze etnografiche, sono presentati i risultati di una osservazione condotta negli anni 2004/2005 presso la Scuola Elementare “Gaetano Pieraccini” del comune di Poggibonsi (SI).
Fai login per leggere l'articolo completoStanislas Dehaene è uno dei neuroscienziati moderni che si interessano delle basi neurobiologiche della lettura, che ha indicato la necessità di creare un legame tra neuroscienze e attività didattica nell'insegnamento della letto-scrittura, quale garanzia di un'azione didattica funzionale e facilitante, perché basata sulle reali modalità di apprendimento a livello cerebrale, di tali elevate e complesse competenze cognitive (1).
Lo scopo del lavoro presentato in questo articolo è stato quello di trasformare le conoscenze in campo neuroscientifico sul funzionamento cerebrale e sulle basi neurobiologiche delle abilità cognitive relative alle abilità strumentali in scelte didattiche che dessero origine ad un metodo per l’insegnamento della letto-scrittura e del calcolo in grado di garantire a tutti i bambini l'apprendimento facilitato di tali complesse abilità cognitive nell'attività scolastica quotidiana.
Gli studi sui Disturbi dell’Apprendimento, sono ancora ad uno stadio di ricerca. Per questo, a tutt’oggi, varie e differenti, sono le ipotesi che intendono spiegare sia l’eziologia di tali disturbi, sia le eventuali conseguenze che da essi derivano. La dislessia evolutiva è il disturbo specifico dell’apprendimento, più studiato.
Fai login per leggere l'articolo completoPer abbandono scolastico o “dispersione scolastica” intendiamo l’anomalia dei processi di formazione che è determinata dall’effetto dei soggetti che abbandonano il percorso scolastico e dall’insufficiente capacità del sistema scolastico di rispondere con un’adeguata offerta ai bisogni della popolazione in formazione. La dispersione non si identifica unicamente con l’abbandono, ma riunisce in sé un insieme di fenomeni quali: irregolarità nelle frequenze, continui ritardi, mancate ammissioni agli anni successivi, ripetizioni ed interruzioni che possono sfociare nell’uscita anticipata dei ragazzi dal sistema scolastico.
Fai login per leggere l'articolo completoSe la Ragione (pedagogica) da sola non è sufficiente a dare conto della complessità umana, bisognerà chiamare in causa anche le ragioni del desiderio. I lumi dovranno rivolgersi alle ombre, e dirimere il problema, davvero fondante nella storia del pensiero, delle interrelazioni tra razionale ed irrazionale.
Il desiderio, come è noto, non è ospite gradito nelle officine dove si lavora l’uomo: scuole, conventi e caserme, così come oratori, famiglie e penitenziari, vedono aleggiare pericolosamente questo intruso che sembrerebbe riportare l’umano alla boscaglia primordiale. Si nomina, il desiderio, per prenderne le distanze, per renderlo neutro, per tracciare una netta separazione tra ciò che deve, al massimo, rientrare nel corredo dell’uomo privato e ciò che invece ha titolarità per concorrere alla formazione.
Un giovane Nanni Moretti si chiedeva, in Ecce Bombo, se si nota di più l’assenza o una presenza discreta. Lasciare il posto vuoto oppure sistemarsi a ridosso di un muro, accomunando le due opzioni nella stessa, ostinata, voglia di farsi notare distinguendosi, ricavando la propria identità pubblica, come fanno gli scultori, per sottrazione? È un moto di diniego verso il presenzialismo di massa che non può, agli occhi del pedagogista critico, che segnalare la persistenza di spazi di soggettività non ancora colonizzati. Nelle scuole superiori il fenomeno della presenza-assenza è di particolare interesse, perché vi convogliano diversi nodi cruciali. Innanzitutto si è di fronte a un tipico cono d’ombra: la pedagogia ufficiale, come una coperta corta, lascia scoperti lembi di processi formativi da cui è possibile intravedere un’altra realtà.
Fai login per leggere l'articolo completoLo sforzo di molti produce risultati migliori dell'impegno di uno solo
Omero